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Parigi 2024, Djokovic: “Il più grande traguardo della mia carriera”

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E, finalmente, anche questo cerchio è chiuso. A Novak Djokovic mancava un solo metallo per completare il palmares di una carriera che già gli vale il titolo di più grande tennista di sempre. Quel metallo, è arrivato: grazie alla vittoria su Carlos Alcaraz, Nole completa il Golden Slam, issandosi a sportivo più vincente di ogni tempo.

Gli infortuni, le sconfitte, la stagione deludente…il serbo non arrivava certo con le migliori sensazioni. Eppure, ancora una volta, ha dimostrato quanta forza sia in grado di darsi mentalmente, vincendo un’epica battaglia con l’ancora giovanissimo Carlos Alcaraz. Ecco le sue parole in conferenza stampa.

D. Hai vinto ogni titolo, come ci si sente?

Novak Djokovic: “E la sensazione più bella. Quando feci da porta bandiera alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra 2012 dissi che è l’emozione migliore. Lo pensavo, fino a oggi. Rappresentare la mia nazione è sempre stato un grandissimo onore, che si tratti di Olimpiadi, Coppa Davis, o altro…Nelle ultime tre/quattro olimpiadi non sono mai riuscito a superare l’ostacolo delle semifinali, e farlo ora, a 37 anni vincendo contro un ragazzo di 21 che è forse il miglior giocatore al mondo del momento, capace di vincere Roland Garros e Wimbledon uno dopo l’altro, che sta giocando un tennis fantastico, rende questo il miglior traguardo della mia carriera.

D. Come arrivavi a questo torneo?

Novak Djokovic: “È stato un anno difficile per me, senza mai vincere un titolo. Direi che gli slam e le Olimpiadi sono il traguardo più importante della stagione. Sapevo che questa sarebbe stata la mia ultima chance per provare a vincere una medaglia d’oro. Ho fatto di tutto per prepararmi al meglio al periodo di Roland Garros, Wimbledon e Olimpiadi. L’infortunio mi ha mandato un po’ fuori strada. Non mi aspettavo di fare finale a Londra, anche se poi sono stato dominato da Alcaraz. Ma arrivando a queste Olimpiadi mi sentivo un giocatore diverso rispetto a quello di Wimbledon, per come mi muovevo, giocavo, e per come mi sentivo. Wimbledon è stato fondamentale per me, per la fiducia nel ginocchio e nel mio gioco. Non avevo bisogno di altra motivazione, quella c’è di base nel rappresentare il mio paese ai giochi olimpici. Non c’è motivazione più grande di questa. Ero pronto per questo torneo, non ho perso un solo set. Sapevo fin dall’inizio che questa era la mia chance. Quando mi sono qualificato per la finale mi sono sentito sollevato perché era un ostacolo che le ultime volte non ero riuscito a superare. Ho festeggiato come avessi vinto l’oro. Sapevo che questa volta con Alcaraz sarebbe stato un match diverso. Abbiamo entrambi giocato ad altissimo livello: due set a cosi alto livello per più di due ore...Non mi era successo tante volte in carriera. Non posso neanche immaginare come sarebbe andato il terzo se avessi perso il secondo. Complimenti a lui per il grande torneo, è un ragazzo fantastico, e lo rispetto tantissimo. Io cercavo soltanto di concentrarmi su ogni punto, anche dopo le chance non sfruttate nei due set. Le emozioni che ho provato quando ho capito di aver vinto, non si possono spiegare. Non avevo mai provato qualcosa del genere

D. Hai passato momenti difficili, hai avuto dubbi sulle tue condizioni?

Novak Djokovic: “Certo che ho dubitato, i dubbi ci sono sempre. Ma la convinzione di potercela fare deve essere superiore ai dubbi. E pensare di farcela è meglio di pensare a quando accadrà. Le olimpiadi sono ogni quattro anni, quindi le opportunità di vincere per la propria nazione sono molto rare. So di avere 37 anni e non so quante occasioni ancora avrò. So tutto e devo lottarci internamente, cercando di silenziare tutto intorno a me e pensare solamente al campo, a vincere. Sono molto contento di esserci riuscito qui, per il modo in cui ci sono riuscito, per l’avversario...Tutto ciò che ho provato al momento della vittoria, supera il mio immaginario.

D. Senti che la tua carriera è completa?

Novak Djokovic: “Si e no. È completa con questa medaglia, ma io amo questo sport. Amo soprattutto vincere tornei. Amo l’allenamento, migliorarmi, competere… Questo sport mi ha dato tantissimo, e ho provato a dare qualcosa in cambio, con dedizione. Mi alleno più duramente di tutti, posso giurarlo. Queste vittorie non sono coincidenze, ma il risultato di tantissimo lavoro, da parte mia e di chi lavora con me. Non so nulla del mio futuro, onestamente, ora voglio godermi il momento: ho sacrificato tanto“.

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