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Wimbledon: partenza sicura per Iga Swiatek

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[1] I. Swiatek b. S. Kenin 6-3 6-4

La numero 1 del mondo Iga Swiatek comincia la sua campagna di Inghilterra, alla ricerca del primo titolo a Wimbledon, contro un’avversaria di difficile valutazione come Sofia Kenin. Il lignaggio di Kenin è sicuramente importante: uno Slam vinto in Australia nel 2020 e una finale Slam raggiunta a Parigi nello stesso anno (e persa proprio contro Swiatek per 6-4, 6-1); ma l’attuale classifica è meno scintillante: numero 38.

Insomma, se a distanza di tre anni e mezzo le due giocatrici invece che in una finale Slam si affrontano al primo turno, la “colpa” è tutta di Sofia, che ha attraversato una lunga crisi che fatica a superare completamente. Nota curiosa: Swiatek vs Kenin era stato il primo turno anche all’Australian Open 2024 (vittoria di Iga per 7-6, 6-2).

Primo set: tre break in apertura decidono il parziale

Viste le condizioni meteo, si gioca con il tetto chiuso: niente pioggia, ma anche niente vento. Primo game interessante: la palla viaggia ad alto ritmo, con Swiatek che pressa, ma Kenin regge bene, e spesso riesce a far sbagliare per prima Iga. Tanto che si arriva subito alla palla break. Ma qui Swiatek sfodera tre ottime prime, per altrettanti punti, conquistati senza che si entri mai nello scambio. 1-0 per Iga, grazie soprattutto al servizio.

Difficile prevederlo, ma proprio il primo game tenuto da Swiatek pesa sull’equilibrio di inizio partita, visto che i break si susseguono: uno per Iga (che sale così 2-0) uno per Sofia (che accorcia a 2-1) e un altro ancora per Swiatek (3-1). Non si può dire che le protagoniste servano poi così male, ma la loro capacità in risposta in questa fase è superiore.

Ma quando Iga tiene di nuovo con sicurezza la battuta (a 15), il divario si amplia: 4-1 Swiatek. Al terzo tentativo finalmente anche Kenin riesce a tenere il servizio, e così il set si assesta con un andamento più da erba: finiscono i break e il primo set si conclude sul 6-3 in 37 minuti. Buona parte degli scambi è stata davvero di alto livello, non solo per la velocità ma soprattutto per la profondità di palla.

Secondo set: un solo break fa la differenza

Dopo i tre break di inizio partita, si è tornati su un binario più normale: entrambe le contendenti tengono i loro turni di servizio con autorevolezza, senza palle break all’orizzonte, in attesa di un evento che rompa l’equilibrio. L’aspetto interessante è che sinora le due giocatrici hanno messo in campo una strategia differente al servizio: Kenin spinge meno la prima (stabile attorno alle 95 miglia) puntando su un’alta percentuale (circa il 75%). Swiatek invece raggiunge velocità molto più alte (anche oltre le 110 miglia), ma a prezzo di una percentuale di prime più bassa (poco sopra il 50%).

Nel settimo game, proprio quando Kenin mette meno prime, arriva il break: 4-3 per Swiatek e servizio. Per concludere l’opera a Iga ora basterebbe “semplicemente” tenere due volte la battuta. E’ quanto accade effettivamente, anche se nell’ottavo gioco deve salvare una pericolosa situazione sul 30-40. Molto più sicura e spedita, invece, nel game finale, tenuto a zero. Secondo set 6-4 in 42 minuti di gioco (79 minuti totali).

Giudizio complessivo su Swiatek? A me è piaciuta, anche se forse Kenin non era il tipo di giocatrice con le caratteristiche che possono mettere davvero in difficoltà Iga. Del resto nemmeno Sofia ha giocato male, il problema è che ha proposto un tennis simile a quello di Swiatek, solo di livello inferiore: scambi ad alto ritmo, cercando di non perdere mai campo e con i piedi sempre a ridosso della linea di fondo. Ma la qualità degli spostamenti di Swiatek è chiaramente superiore. Come testimonia il loro H2H: in carriera si sono affrontate tre volte con un parziale di 6 set a zero per Iga.

Queste le dichiarazioni di Swiatek in campo, a fine match:“E’ stato un avvio solido, contro un’avversaria che non potevo affrontare senza il massimo impegno. Sull’erba prima ancora che al risultato finale penso a interpretare bene la superficie. Non guardo il tabellone oltre il prossimo turno, e preferisco non sapere chi potrei affrontare più avanti”.

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