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Wimbledon: troppa pressione per Vondrousova, la campionessa 2023 eliminata all’esordio

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J. Bouzas Maneiro b. [6] M. Vondrousova 6-4 6-2

Cosa hanno in comune Jelena Ostapenko, Barbora Krejcikova e Marketa Vondrousova? Tutte e tre sono state protagoniste di successi inattesi in uno Slam, e poi nella edizione successiva, da defending champion, hanno perso all’esordio contro avversarie sulla carta più che abbordabili.

Ostapenko aveva vinto a Parigi nel 2017, senza essere testa di serie (il suo ranking di allora era numero 47) e lo aveva fatto sbaragliando le avversarie grazie a un tennis aggressivo e sfrontato (se non ricordo male, con 299 vincenti in sette partite). Una specie di macchina da guerra. Dodici mesi dopo però, nello stesso torneo era scesa in campo la sua versione dimessa, che aveva perso contro la numero 67 Katerina Baindl per 7-5, 6-3.

Krejcikova, anche lei campionessa a Parigi nel 2021, aveva ugualmente vinto il torneo senza essere testa di serie (ranking n. 33 in quel momento) superando giocatrici come Alexandrova, Svitolina, Gauff, Stephens, Sakkari e Pavlyuchenkova. Eppure l’anno dopo a estrometterla alla prima partita era stata la numero 97 Diane Parry, allora giovanissima (1-6, 6-2, 6-3).

Oggi a Vondrousova è accaduto esattamente la stessa cosa. Campionessa a Wimbledon 2023 senza essere testa di serie (numero 42 del ranking in quel momento) è caduta al primo ostacolo, sulla carta non altissimo, rappresentato dalla numero 83 Jessica Bouzas Maneiro, numero 83. È bastata poco più di un’ora di gioco (67 minuti per la precisione) per estromettere Marketa dal torneo: 6-4, 6-2.

Forse sbaglio io, e Bouzas si rivelerà in futuro una grande giocatrice (ha solo 22 anni ed è entrata per la prima volta in top 100, sminuirla oggi non avrebbe senso) ma sono portato a credere che in alcune situazioni si affrontano partite quasi impossibili da vincere, indipendentemente da chi si ha di fronte. Misurarsi con certe aspettative è estremamente difficile, in particolare per chi torna “sul luogo del delitto” dodici mesi dopo, e realizza in modo definitivo che non potrà più recitare la parte dell’underdog, perché il suo nome è scritto ovunque, a partire dal trofeo che viene attribuito alla vincitrice.

La leggerezza di chi scende in campo senza responsabilità è tutta dell’avversaria, mentre la campionessa uscente vive il sentimento opposto. Oggi per Vondrousova la partita si è messa subito male. Pronti via, e break subìto. Set di apertura in salita. Solo per una piccola frazione di partita Marketa è stata avanti: quando, grazie a un paio di vincenti di rovescio (un passante e una volèe) è riuscita a riequilibrare i break e a tenere il servizio sul 3-2. Ma poco dopo Bouzas le ha di nuovo tolto il servizio, acquisendo il vantaggio decisivo per chiudere il primo set.

Ancora più netto il secondo set, come conferma il punteggio (6-4, 6-2). A inizio secondo set, quando ho visto come stavano mettendosi le cose, sono andato sul Centre Court, per capire se Marketa sarebbe stata in grado di reagire. Ma non era evidentemente nella condizione di farlo. Poco brillante, troppo fallosa (28 errori non forzati a fine match, esattamente il doppio di Bouzas), e con il pubblico che ormai parteggiava chiaramente per la sua avversaria, per assistere all’upset.

Una situazione già scritta che non poteva finire altrimenti. Pochi minuti dopo la fine del match, Marketa si è presentata in conferenza stampa “nascosta” da un cappello con una grande visiera, e ha semplicemente ribadito quello che un po’ tutti si aspettavano: “La mia avversaria ha giocato bene, devo dare molti meriti a lei”. E poi: “Io avrei voluto fare meglio, ma non mi sentivo brillante come altre volte. Ero reduce da un problema fisico subito a Berlino, ma non è stato quello la causa della sconfitta. Oggi mi sentivo lenta, non ho servito al meglio ma in generale non ho giocato bene”. E per concludere: ”Tornare qui è stato bello, con il mio nome scritto ovunque, ma poi una volta in campo è stata dura.

Opposte le dichiarazioni a caldo di Bouzas a fine match: “Ero un po’ tesa prima della partita, ma poi una volta in campo mi sono resa conto che non avevo nulla da perdere e mi sono sentita come a casa. Giocare in questo campo di fronte a questo pubblico è stato fantastico. Uno dei giorni più belli della mia vita, della mia carriera sportiva”.

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