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Binaghi: “Baratterei la prossima Davis per un successo azzurro a Wimbledon. Che può arrivare con Jannik”

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Manca sempre meno a Wimbledon, neanche due giorni e andrà in scena il terzo Slam dell’anno. In cui solitamente eravamo spettatori ammirati, ma poco interessati. Quest’anno, grazie a Sinner e non solo, i prati londinesi potrebbero godere di ampie tinte d’azzurro, come ha sottolineato in alcune recenti dichiarazioni il presidente FITP Angelo Binaghi al vicedirettore del gruppo editoriale NEM – Nord Est Multimedia Fabrizio Brancoli.

Abbiamo la testa di serie n.1 con Jannik, Bolelli e Vavassori sono primi nella Race“, riflette il sardo, “Jasmine Paolini é n.7 al mondo, Musetti e Berrettini hanno fondate ambizioni. Lo dico onestamente: non siamo abituati a questa sensazione. Sono sincero, tutto ciò non lo avevo programmato. Un quadro del genere é superiore persino ai miei sogni, figuriamoci se posso definirlo un progetto“. Un movimento, al di là dell’attualità che fa concentrare sui Championships, in crescita costante e a tratti spropositata: “I volumi del nostro movimento sono diventati molto più impegnativi, è in corso un boom che non riguarda solo Sinner. Ed è questa la cosa più bella: un fenomeno può nascere ovunque, ma un gruppo di atleti vincenti non può che essere frutto di scelte e percorsi deliberati. In tutto il mondo studiano il fenomeno Italia“.

Una gestione che ha portato a vincere nuovamente la Coppa Davis 46 anni dopo la prima e unica volta, e che a quanto pare sul momento sembrerebbe bastare a Binaghi se raffrontata a un certo torneo: “Baratterei una vittoria azzurra a Wimbledon con la prossima Davis. I Championships sono la nostra cattedrale, niente può superare quella gloria. E lo stesso vale per una medaglia olimpica, con tutto il rispetto e la gioia che proverei per un successo ai Giochi. Non mi voglio impegnare annunciando un obiettivo per le Olimpiadi, ma nel doppio abbiamo il vantaggio che i nostri atleti sono abituati a giocare in coppia con i connazionali“.

E, oltre a offrire un interessante spunto come il momento di cambiamento del tennis italiano (“Pennetta e Vinci in finale allo US Open 2015“) e una divagazione sul poter cambiare qualcosa nel tennis (“mi piacerebbe che si continuasse a giocare quando il servizio colpisce la rete come nel volley“), il presidente non può non chiudere con una strizzatina d’occhio a un certo fenomeno dai capelli rossi. “Di Jannik mi piace che è una persona buona e seria“, specifica Binaghi, “sta smantellando uno stereotipo: quello secondo il quale un campione, soprattutto se italiano, deve essere un eccentrico, un carattere pirotecnico. Invece lui è un po’ fenomeno e un po’ normale. Un esempio per i nostri mini tennisti“. E, più probabilmente, un esempio per tutti i tennisti. Non solo mini, non solo nostri.

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