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Wimbledon: Berrettini, Struff e non solo. Le mine vaganti da evitare ai Championships

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Il bello di Wimbledon, oltre ai vestiti di un bianco immacolato, ai prati curati nel dettaglio fino all’ultimo filo e a quell’aura di sacralità estremamente inglese, è l’incertezza che aleggia attorno ai Championships. Ci sono i favoriti d’obbligo (Sinner, Alcaraz, Djokovic), le sorpresine appena dietro (Hurkacz, Dimitrov, De Minaur) e i vari big con cui comunque fare i conti (Zverev, Medvedev, Rublev, Tsitsipas), ma dei quattro Slam è quello che premia di più coloro che hanno la capacità di interpretare nel modo migliore la superficie, per un’arma specifica del proprio gioco o una determinata tattica.

Basti pensare che dal 2014 ad oggi ben 10 giocatori hanno centrato a Wimbledon la prima semifinale Slam, in 4 invece la prima finale. Numeri che testimoniano quanto i prati inglesi possano aiutare ad esprimere e valorizzare un certo tipo specifico di tennis anche contro i top player. Discorso che vale anche per coloro che non sono compresi tra le teste di serie, e che quindi sono da evitare già nei primi turni. Abbiamo individuato i 5 principali outsider, avversari che nessuno spererebbe di incontrare all’esordio. Ve li presentiamo in ordine decrescente.

Matteo Berrettini

Sarebbe impossibile, oltreché ingiusto, non partire dall’azzurro. Matteo tra coloro fuori dai primi 32, e con chance di reale competitività, è il nome più prestigioso. Finalista nel 2021 a Wimbledon, campione al Queen’s nel biennio 2021-22, in finale dopo 2 mesi di stop recentemente a Stoccarda, può essere un crack sui prati. Il suo servizio parla da solo, il dritto è un colpo risolutivo difficile da gestire per chiunque e che diventa uno schizzo giallo sull’erba. Ma soprattutto il rovescio, solitamente preso di mira quale lato debole, a Church Road giocato in slice prende le sembianze di un colpo d’attacco che spesso affonda nei ciuffi d’erba rendendosi velenoso e imprevedibile. La sola incognita è il fisico, ma se dovesse reggere la seconda settimana è un obiettivo assolutamente raggiungibile.

Jan -Lennard Struff

Nel suo primo torneo da n.1 Jannik Sinner ha realmente tremato in una sola occasione: nei quarti contro il tedesco. Giocatore spesso brillante, raramente concreto, a Wimbledon non è mai andato oltre il terzo turno. Ma due anni fa rischiò un clamoroso upset contro Alcaraz, ai tempi ancora acerbo sull’erba ma già in rampa di lancio. Struff è un classico istrionico, spesso si fa condizionare dall’umore ma è uno dei pochi rimasti capaci di articolare un gioco potente da fondo e incisivo al servizio con un tocco sotto rete sempre più merce rara. Saper combinare sciabola e fioretto è garanzia di pericolosità. Ha ottenuto sulla terra i migliori risultati (Madrid 2023) ma vanta una finale a Stoccarda e nei 4 precedenti contro top 10 ai Championships due volte su 4 ha vinto almeno un set, e in un’occasione ha spinto due parziali al tie-break. Solo Federer nel 2018 seppe batterlo nettamente. Biglietto da visita che porta a scongiuri più che auguri.

Jordan Thompson

L’australiano sta vivendo la miglior stagione della carriera, ha raggiunto il best ranking al n.32 e viene da una bella semifinale al Queen’s con scalpi importanti come Rune e Fritz. “Baffo”, giocatore di culto che sembra preso direttamente dalla covata del dottor Harry Hopman per lo stile vintage, ha una buonissima attinenza ai prati, come dimostrano le due finali disputate a ‘s-Hertogenbosch. Oltre alla vittoria più prestigiosa della carriera al Queen’s nel 2017 contro Murray, allora n.1. Ma al di là delle statistiche l’australiano ha un buonissimo servizio che si accoppia con una resa costante nei colpi al rimbalzo e una solidità estrema. Quasi mai fuori dai ranghi, spettacolo sempre nei limiti, ma sotto rete sa giostrarsi benissimo ed è uno con i nervi saldi. Un primo turno contro di lui, specie per i giocatori meno avvezzi al verde (inclusi top come Ruud) è tutto fuorché una grazia.

Arthur Fils

Chi l’avrebbe mai detto che l’ultimo enfant prodige sarebbe stato un buon erbivoro? Probabilmente neanche lui, ma i quarti ad Halle con tanto di lotta serrata con Zverev hanno fatto cambiare la prospettiva. Fils è giovanissimo, ha un fisico però solido e a tratti quasi mostruoso, che gli permette grandi recuperi e soprattutto capacità di tenere un alto ritmo partita. Serve bene, ha un dritto pesante e un rovescio che non fa esattamente le carezze, dunque nello scambio è un mastino non gestibilissimo, specie quando è lui in battuta. L’incognita è il gioco a rete, oltre ovviamente alla pressione da gestire. Però ha 20 anni, impara velocemente e assorbe un po’ come una spugna, oltre ad essere un gran lottatore. E arrivare da primo giocatore fuori dalle teste di serie dà spesso una spinta in più per guadagnarli più possibile quei pochi gradi mancanti. Terzo turno concretamente nel mirino, poi sarà tutto in divenire.

Marton Fucsovics

Un nome spesso dimenticato, oltremodo trascurato, ma si parla di uno che solo 3 anni fa ha raggiunto i quarti di finale sui verdi prati, arrendendosi a Djokovic, eliminando sul suo cammino anche Sinner e Rublev. Inoltre delle 3 vittorie ottenute in carriera contro top 10, due sono arrivate proprio sull’erba, dove il suo tennis, con colpi non sempre risolutivi da fondo ma un rovescio con tanto gioco di polso e soprattutto la qualità di tocco a rete, è stimolato al massimo. Certo, l’ungherese viene da un periodo non esattamente brillante e non ha giocato una partita su erba quest’anno. Ma l’esperienza e la qualità lo hanno temprato rendendolo un osso duro. Ed esordire contro Fucsovics su un’erba ancora poco consumata, dove la pallina affonda sugli slice e sulle volée giocate corte e vicino alle righe, potrebbe essere uno scoglio ostico per molti.

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