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Djokovic in campo la settimana prima dello Slam: Ginevra porterà bene come l’ultima volta? I precedenti-

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“7 giorni. 7 giorni“. No, non è il monito terrificante di Samara Morgan della serie di film horror The Ring ma, in ambito tennistico, può essere comunque motivo di preoccupazione. La settimana in questione su cui interrogarsi è quella che precede uno dei quattro tornei del Grande Slam. Il prossimo sull’agenda sarà il Roland Garros, dove tra amletici dubbi e incertezze dovrebbe essere presente il suo quattordici volte campione Rafael Nadal. Dici uno e risponde l’altro, allora ecco che spunta fuori anche Novak Djokovic che, con dinamiche completamente opposte, è chiamato insieme al rivale spagnolo a ribadire alle rampanti nuove generazioni che nel caso vogliano consacrarsi a Parigi, c’è da misurarsi con lui.

Il serbo deve riscattare un disastroso inizio di 2024, ha giocato pochi tornei e quelli in cui è andato in scena non gli hanno regalato grandi soddisfazioni. Le sconfitte con Nardi a Indian Wells e l’ultima con Tabilo a Roma sono dei preoccupanti campanelli d’allarme, ed ecco allora una sorpresa nella sua programmazione: ha accettato la wild card dell’ATP 250 di Ginevra, in programma una settimana prima del Major francese. È solo la quarta volta in cui Nole sceglie di andare in campo a distanza così ravvicinata da un appuntamento così importante, scelta che ha avuto fortune alterne.

La prima volta nel 2006: ATP 250 ‘s-Hertogenbosch e Wimbledon

Riavvolgendo il nastro, non quello del film “The Ring” sopracitato, per scovare la prima volta che il serbo ha scelto questa tabella di marcia in avvicinamento a un torneo del Grande Slam ci si ritrova all’anno 2006 con Djokovic più “verde” dell’erba dei tornei a cui decide di partecipare. Nole ha da poco compiuto diciannove anni ed è da un paio di anni che si è affacciato al circuito maggiore, con la seconda partecipazione a Wimbledon nel mirino. Una settimana prima si presenta ATP 250 ‘s-Hertogenbosch e viene battuto facilmente agli ottavi in due set dal Jan Hernych con il punteggio di 6-2 6-4, con il ceco che si fermerà in finale contro Mario Ancic, con il croato che ritornerà in seguito. Il giovane sembra non avere particolari chance a Londra ma le stigmate del campione ci sono e sull’erba di Sua Maestà, Nole non sfigura affatto.

Dopo essersi liberato agevolmente di Paul Goldstein in tre set con un netto 6-3 6-2 6-3, è tempo di uno scalpo importante con Djokovic che sorprende la testa di serie numero 11 del torneo e passa in tre set anche con Tommy Robredo, un 7-6 6-2 6-4 dopo aver rimontato da 4-0 nel tie break del primo set. Al terzo turno a farne le spese è Michail Juznyj che riesce a strappargli per lo meno un set, arrendendosi in quattro. La corsa fenomenale del serbo viene stoppata da quel Ancic che avevamo tenuto in sospeso, con Mario che rimonta Nole avanti 2-1 e la spunta al termine di cinque set lottati. Il ragazzo di Belgrado esce di scena ed è costretto ad ammirare il binomio Federer-Nadal che accende la propria rivalità, con lo svizzero che porta a casa il suo quarto titolo consecutivo a Londra. Ma sarà solo questione di tempo per essere il terzo incomodo.

La seconda volta nel 2017: prima Eastbourne e poi Wimbledon

Il Nole che ritroviamo a distanza di undici non è più una giovane promesse ma un campione affermato che fa incetta di Slam, con una penna sempre pronta a riscrivere la storia di questo sport. Nel 2017 Djokovic ha già trionfato tre volte a Wimbledon e per l’occasione sceglie di prepararsi al meglio andando in campo a Eastbourne. Il torneo è di fresca datazione, nato solo nel 2009, e il serbo pensa bene di iscrivere un nome importante come il suo nell’albo d’oro. Nel suo percorso non trova, a dire il vero, grandi specialisti della superficie. Nessuno tra Visek Popsil agli ottavi, Donald Young ai quarti, e Daniil Medvedev in semifinale è in grado di rubargli un set. Percorso immacolato anche in finale dove Gaelle Monfils non può nulla e si arrende 6-3 6-4.

Djokovic sembra sulla rampa di lancio e affila il coltello con il bersaglio grosso. Tre giorni dopo la finale nel Sussex è a giocare il primo turno a Londra, dove risparmia energie beneficiando del ritiro di Klizan nel secondo set. Una formalità anche il secondo turno dove Adam Pavlasek racimola solo cinque game al cospetto del totem serbo. Neanche giocatori di livello come il lettone Ernest Gulbis e Adrian Mannarino riescono ad impensierirlo, fatti fuori senza appello in tre set. Quando la tavola sembra apparecchiata al quarto successo londinese, la sorta volta la faccia al balcanico. Nel quarto di finale contro Thomas Berdych, già dal riscaldamento il nativo di Belgrado accusa dei fastidi all’avambraccio destro, ma prova a stringere i denti. Sotto di un set nel secondo parziale, il servizio e poco più di una carezza ed è costretto ad alzare bandiera bianca lasciando spazio al ceco. Ancora una volta, in sua assenza, il vincitore del torneo sarà Roger Federer.

La terza volta nel 2021: Belgrado ultima tappa prima del trionfo al Roland Garros

Dato il beffardo epilogo di quattro anni prima, c’è qualche perplessità sulla scelta di programmazione presa da Djokovic, ma al cuore non si comanda e c’è poco da discutere. Nole ha sempre tenuto tanto a giocare nella sua Belgrado e lo slittamento in calendario del Roland Garros ha favorito l’inserimento di questo torneo in calendario, ribattezzato Belgrado2. Lo Slam francese è il pezzo unico di una bacheca che non disdegna affatto i duplicati, e vincerlo per la seconda volta vorrebbe dire entrare a far parte dell’ennesimo circoletto di pochi nella storia del tennis. Tranne la semifinale con Andrey Martin che gli ha riservato qualche grattacapo, si può dire che Nole ha vinto la competizione in pantofole liquidando Mats Moraing, Federico Coria e sbarazzandosi in finale di Alex Molcan con un 6-4 6-3.

Il serbo che si presenta sui campi parigini è un uomo in missione, basta il pilota automatico per far fuori gli avversari dei primi turni, con Tennys Sandgren che lo tiene a battesimo arrendendosi 6-2 6-4 6-2. Poi è la volta di Pablo Cuevas, unico incontro di Nole non giocato sul Philippe Chatrier, che prendendosi una magra consolazione ruba un game in più alla vittima precedente. Incappa nel rullo compressore anche il lituano Berankis, fino ad arrivare agli ottavi di finale contro Lorenzo Musetti dove più di qualche brivido corre lungo la schiena del serbo. Il teenager toscano mostra tutto il repertorio del suo portentoso talento e spaventa il balcanico mettendo in cascina due tie break straordinari. Nole si aggrappa all’esperienza e viene fuori alla distanza minando le certezze del giovane, lo bullizza 6-1 6-0 nei seguenti parziali e lo costringe addirittura al ritiro per benzina esaurita. Ai quarti lo scoglio si chiama Matteo Berrettini, e neanche una buona prova del romano serve ad estromettere il vincitore del 2016 dal torneo.

La semifinale non è una semifinale, ma l’ennesimo scontro epico giunto al suo capitolo numero 9 e che ha il retrogusto poco celato dell’epilogo anticipato. Djokovic trova dall’altra parte della rete quel Rafael Nadal che gli ha sempre sbattuto in faccia un “No en mi casa” quando si affrontavano al Roland Garros, fino al 2015 quando il serbo aveva trovato la vita della vittoria dopo tante sconfitte in sequenza. La partita regala spettacolo come sempre, con lo spagnolo avanti nel primo set che sempre confermare il solito trend nella rivalità. Nole è un leone e chiude in quattro set, sorprendendo il maiorchino in poco più di 4 ore e approdando in finale. L’ultimo atto lo pone dinanzi a uno di quelli che vorrebbe prendere il suo posto nel ricambio generazionale: Stefanos Tsitsipas. Il greco per due set sparge magia sul Philippe Chatrier andando avanti 2-0, ma il 7-6 6-2 3-6 2-6 4-6 alla fine premia il giocatore che sembrava sulla graticola. Djokovic vince tutte le prova del Grande Slam almeno due volte ed è, ancora una volta, insieme ai grandi di questo sport.

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