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Da una barca ormeggiata alla cresta dell’onda: Tommy Paul e la serenità di un tennista spumeggiante-

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Quando non gioca a tennis ama rilassarsi in barca. Qualche birra e pochi ma ottimi amici. Colazioni con immancabili caffè e pancake, pranzi veloci con semplici ma gustosi panini e cene con una bella bistecca a cottura media. In totale relax. Questo è il Tommy Paul modalità vacanza. Quello che non deve pensare al tennis, sua immensa passione. Anche se, dalle sue entrate in scena nei grandi stadi del mondo con quella camminata balneare che sembrerebbe dire ‘Ora trovo il posto migliore per prendere il sole’, a guardarlo non arriva subito questa sua energia agonistica. Eppure, con questo suo fare tranquillo e a primo impatto quasi disinteressato, il numero tre degli Stati Uniti – da lunedì sarà sicuramente il secondo – zitto zitto si sta facendo strada da parecchi mesi nel tennis di primissima fascia.

Vittorie su Sascha Zverev, Andrey Rublev, Taylor Fritz, Casper Ruud, per non dire degli scalpi contro Carlos Alcaraz e ai danni anche di un certo Rafael Nadal. Solo per citarne alcuni. Mancano però, a dire il vero, gli ultimi due suoi successi contro top 10, rimediati nel Masters 1000 di Roma ancora in corso. Per la prima volta Tommy è riuscito a sconfiggerne due consecutivi, completando un back-to-back degno di nota che ha visto crollare prima il detentore del titolo Danil Medvedev (seconda testa di serie) e poi Hubert Hurkacz. Caduti, entrambi, sotto le variazioni del classe ’97 di Voorhees, New Jersey.

Variazioni, quelle dello statunitense, possibili grazie a un gioco da fondo solido che, appena può, tramuta in tennis insidioso di attacco. Si avventura a rete, l’avversario quasi non se ne accorge, e Tommy chiude con sicurezza il punto. In style, come si direbbe dalle sue parti. Non è di certo casuale questo suo modo di esprimere il tennis. In varie interviste Paul ha affermato di essersi studiato decine e decine di volte le soluzioni in serve and volley dei suoi predecessori. Con uno sguardo affascinato ma non rapito. Che potesse, quindi, essergli utile nel suo presente. Quello che sta rendendo sempre più colmo di successi e di consapevolezza.

Siamo, infatti, alla sua terza semifinale in un 1000 dopo quelle di Toronto dello scorso anno e di Indian Wells di questa stagione. Due titoli 250 – Dallas 2024 e Stoccolma 2021 –, altre due finali in tornei di questa portata e una finale al 500 di Acapulco 2023. Ciliegina sulla torta, la semifinale all’Australian Open della passata stagione che lo ha consacrato definitivamente tra i grandi contemporanei di questo sport. Anche se, sarà perché non è un personaggio come tanti altri o magari perché non è ancora stato in top 10 (best ranking al numero 12), molti non se la sentono di definirlo tale.

Quando però riesce a sprigionare il suo tennis champagne non commettendo troppi errori da…americano qual è, Tommy è proprio un bel vedere nel rettangolo da gioco. Agilità, solidità, imprevedibilità e una discreta mano che da stereotipo quasi non si addice a uno come lui. Uno statunitense. Che ha in Taylor Fritz, Francis Tiafoe e Reilly Opelka tre grandi amici d’infanzia. Ora anche colleghi che, passando per gli anni da junior – per Tommy titolo al Roland Garros 2015 e finale allo US open dello stesso anno; entrambe le finali contro Fritz – sino al debutto nel circuito maggiore, hanno condiviso e condividono tutt’ora esperienze nel tennis d’élite.

Quello a cui, tra i più fantasiosi sogni d’infanzia, speravano di arrivare in un futuro lontano. Ora, non si può certo dire che non ce l’abbiamo fatta tutti e quattro: top 20 nel ranking mondiale per ognuno di loro. Con la pressione di far tornare il tennis a stelle e strisce nell’Olimpo, questi risultati sono già un ottimo prologo per quello che potrebbe accadere nei prossimi anni se i risultati continueranno con questa tendenza positiva. Il futuro davanti a loro è lungo. Le soddisfazioni, quelle ancora più grandi, molto probabilmente non mancheranno.

Più pressione c’è, più mi diverto fa sapere il più placido tennista nel panorama ATP. Lì a Roma si ferma con i fan, scatta foto con loro e autografa bandiere della Lazio di cui è un grande sostenitore. Per buona pace dei tifosi della Roma che osservano le sue gesta dal pubblico. Ma, anche se il cuore calcisticamente parlando vira in direzioni opposte, come si fa ad arrabbiarsi con uno come Tommy?

Uno che, nonostante abbia subito infortuni al gomito o anche quello più recente alla caviglia, sbarca nel campo da gioco sempre sereno. Dentro di lui, però, il fuoco della competizione. “Penso di poter vincere ogni partita che gioco” le parole di Tommy, che nella giornata di venerdì 17 (nonostante porti sfortuna) avrà dinanzi a sé forse la più ghiotta occasione della sua carriera. Una sfida contro Nicolas Jarry per un posto in finale al Foro Italico. Sarebbe la prima a livello 1000 per entrambi. Tom e Jarry, l’ennesima grande litigata.

Alle 20:30 nel Campo Centrale del circolo capitolino. Tra l’altro, 17 maggio, compleanno del nostro pacifico statunitense. Non c’è quindi migliore occasione per dirgli…

Auguri!

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