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A Miami ancora semifinale per Sinner (Azzolini, Semeraro, Martucci, Cocchi, Rossi)-

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Sinner, Miami ti ama (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Siamo nella fase operaia della stagione di Sinner, e in fin dei conti è un bene. Serve a mettere a fuoco altre possibilità attivate, modellate, titillate nel corso dei mesi dedicati alla studio e alla riforma di sé stesso, quelli che l’hanno portato sin qui,
numero tre del mondo, a giocarsi la settima semifinale Masters 1000 in carriera, la terza a Miami (due a Indian Wells,
una a Montecarlo e una a Toronto, per essere giusti). In un torneo che s’avanza tra piogge improvvise e carichi di umidità che sembra di giocare dentro una sauna, tutto ciò che Sinner ha appreso in questi mesi serve a metterlo tranquillo sul fatto che tra le proprie riserve tecniche e tattiche oggi c’è anche una risposta alle situazioni più ingarbugliate […] Si cambia d’abito, indossa panni da lavoro, tuta e scarponi, e mette da parte i lustrini delle grandi occasioni, i colpi impossibili da visionario del tennis. Mani sporche e cuore in subbuglio. ll respiro affannato di chi ha percorso la strada più lunga, ma la concentrazione sempre presente sul manufatto. Che se non si lavora in un modo, forse vale la pena cambiare per poterlo lavorare in altro modo, fino a trovare la quadra. Cose che il Sinner giovanetto, quello che tre anni fa era già finalista a Miami, ancor non sapeva fare. E che invece il Sinner di oggi affronta con la stessa attenzione che presta ai momenti migliori […] Così, dopo Griekspoor O’Connell, anche Tomas Machac da Praga, il manufatto, si mostra restio a chinare rapidamente la testa e farsi da parte per consentire a Sinner un agevole sorpasso. Jannik gli scappa via nel primo game, ribaltando il copione che Io aveva costretto a remigare tosto contro O’Connell per riportare la propria imbarcazione al fianco di quella avversaria. Subito break a favore del nostro. E immediata la risposta furente di Machac, che sta al gioco e coglie punti insospettabili sulle spinte di Sinner sbattendo senza fasciarsi la testa anche i bolidi più perfidi e nefandi che il nostro riesca a confezionare […] In realtà è in queste fasi che Sinner organizza e pianifica il testo del match. Si dispone in modalità più aggressiva, evita di cedere ai cattivi pensieri,
e soprattutto di dedicarsi solo al gioco da fondo, perché questo non è il match in cui basta il fuoco dell’artiglieria pesante
per risolverlo a proprio favore. Tra l’altro la seconda di servizio non risponde a dovere, alla settima che gioca Sinner si ritrova
con due punti a favore e cinque consegnati a Machac. Così, Jannik aggira il problema, smette di cercare l’ace e rende sicura la prima, in modo da non essere costretto a ricorrere alla seconda. Mette il naso a rete sui colpi più angolati ed è il primo a costruire gioco. Risale la corrente infatti, e fa sentire a Machac – che regge fino al tre pari, salvando però due palle break – che l’essere riuscito a tenere fin lì il match in stallo è già un premio più alto di quanto potesse sperare […] Prese le misure, Sinner ritrova gli appoggi giusti e gli automatismi del campione. Nuovo cambio di vestiario, via scarponi da lavoro, via la penna appuntata dietro l’orecchio e la tuta blu con le tasche per metterci di tutto, compreso il panino con la cotoletta avvolto nella carta argentata. Jannik si rimette i panni del campione e domina. Ha due palle break sulla battuta di Machac, e finalmente straripa nel terzo game. Machac torna se stesso. Lo descrivevo l’altro ieri come un giocatore da sei fisso in pagella. ll suo primo set è stato ammirevole, l’ha giocato da sette pieno. Ma il secondo è stato da cinque, e la media torna sempre quella […]

Sinner non conosce ostacoli. A Miami è ancora in semifinale (Stefano Semeraro, La Stampa)

Non è (ancora) il Sinner in modalità australiana: sbaglicchia qualcosa, non domina da fondo campo come d’abitudine, fatica a scaldarsi a inizio match – lui, che d’abitudine è un microonde – e infatti il solitamente taciturno Darren Cahill, a Miami plenipotenziario tecnico in assenza (giustificata) di Simone Vagnozzi, da bordo campo sembra una radiolina. Fino ai
quarti anche un Sinner leggermente fuori fuoco e rallentato dall’umidità tropicale è comunque bastato […] Al primo turno l’amico Vavassori (qualificato e n. 148 Atp) poi Griekspoor (n.26), in ottavi O’Connell (n.66), ieri Tomas Machac (n.60) ennesimo modello sfornato dalla FCT (Fabbrica Ceca Tennisti), battuto 6-4 6-2 senza neppure bisogno di accendere il turbo. Machac, 23 anni, ha fama di giocatore solido […] : è bastato un Sinner all’80 per cento – fino ad ora la migliore versione del torneo – a mandarlo fuori giri. Jannik all’inizio ha però perso di nuovo il servizio, per la terza volta in tre match consecutivi come non gli capitava dallo scorso ottobre […] Il suo avversario in semifinale, la terza in carriera a Miami (due le finali), la settima in un Masters 1000, è uscito dal match giocato nella notte fra Medvedev e Jarry; stasera, negli ultimi due quarti, tocca a Zverev e Maroszan e soprattutto ad Alcaraz e Dimitrov. Per riuscire nel sorpasso fallito a Indian Wells e ascendere al ruolo di vice-Djokovic a Sinner non basta vincere il torneo, deve anche sperare che Carlitos non approdi alle semifinali. Forza Bulgaria, insomma, anche se la suggestione di rivedere l’uno contro l’altro in finale i Duellanti, sotto sotto, si fa sentire. «Questo per me è un torneo speciale, qui ho raggiunto la mia prima finale in un 1000». Per arrivare a tre servirà un Sinner Melbourne style.

Sinner non si ferma. A Miami è semifinale (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Sembra facile, ma non lo è. E anche se Jannik Sinner con la sua semplicità ripete la stessa tiritera urbi ed orbi da tempo, poiché
continua comunque a vincere, nessuno gli presta veramente attenzione. Né lo faranno ora che s’è qualificato anche per le semifinali di domani a Miami dove fronteggia il vincente di Medvedev-Jarry. Peccato, perché la lezione vera allo sport italiano e a certi antipatici stereotipi è proprio nel comportamento di questo stupendo 22enne altoatesino, nella sua serietà, nella umiltà con la quale si rimette a testa sotto al lavoro dopo aver inseguito una pallina o aver mancato un’occasione. Dopo aver rivinto la coppa Davis e anche uno Slam per l’Italia, dopo aver battuto persino re Djokovic e non una volta sola, Jannik è diventato la lepre che tutto il tennis insegue incattivito. Tutti l’hanno studiato, a cominciare dai rivali, tutti cercano cli strappare il suo scalpo
esaltando le proprie qualità e spingendosi al massimo alla ricerca dell’impresa […] E Jannik che fa? Non protesta, non si lamenta, si concede al massimo qualche smorfia, stenta, sembra trattenuto, concede qualcosa, gestisce la situazione, si adatta all’avversario, aspetta pazientemente l’occasione giusta, utilizza, insomma, le armi del nuovo status di top player che porta a casa la partita anche senza brillare. «Giocavo contro un giocatore incredibile, con un gran talento e anche fisico, non sapevo cosa aspettarmi e all’inizio l’ho studiato per capire che cosa funzionasse e cosa no». Poi, da vero camaleonte, quasi ascoltasse l’invito in tv di Paolo Bertolucci, “alza la voce”, cioè “livello ed intensità”, “trova profondità” e, dopo aver sprintato sul 4-3, scappa via imprendibile come i giorni scorsi fino al 6-4 6-2 […] Nell’Era Open solo cinque giocatori hanno vinto 19 partite come Sinner nei primi 20 match della stagione: Rafael Nadal nel 2022, Novak Djokovic nel 2011 e 2020, Ivan Lendl nel 1986, John McEnroe nel 1984 e Bjorn Borg nel 1980. Un’altra statistica impressionante che allinea già questo fantastico ragazzo fra i più grandi. Anche se la sua semplicità, la franchezza, la normalità dei comportamenti fanno sembrare normale prestazioni e risultati eccezionali. Come il 19-1 del suo bilancio stagionale.

Sinner classe vincente (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Sono 20. Jannik Sinner non si ferma nemmeno contro Tomas Machac, conquista la semifinale a Miami, la settima in carriera a
livello 1000, e centra la ventesima vittoria dall’inizio dell’anno. Numeri da grande, numeri da fenomeno, anzi. Considerando i
giocatori dal 2000 in poi solo i più grandi sono riusciti a raggiungere questo traguardo e tutti sono diventati numeri uno:
Hewitt, Agassi, Federer, Murray, Djokovic e Nadal. Inutile snocciolare a lui queste cifre, non ama troppo che gli si ricordi i record che continua inesorabilmente a ritoccare […] E dire che in questi giorni, sul cemento che lo ha già visto lottare per il titolo due volte, Jannik non sta giocando il suo tennis migliore. Una versione diesel, a due velocità, che lo vede spesso “faticare” un po’ di più nel primo set per poi dilagare nel secondo o, nel caso di Griekspoor, in quello decisivo. Un po’ di stanchezza forse, vista la lunga cavalcata da inizio anno, ma i dati dicono che Sinner ha perso il servizio per il terzo match di fila, cosa che non gli succedeva da ottobre del 2023 a Vienna contro Rublev e Medvedev, e a Parigi Bercy contro McDonald. Che contro il ceco non sarebbe stato un match in discesa si sapeva e ne era consapevole anche l’altoatesino, che lo teneva d’occhio da un po’: «Sapevo che il suo era un tennis aggressivo, io vedo molte partite e un pochino sapevo cosa aspettarmi, però quando sei in campo è tutto un po’ diverso, le sensazioni cambiano. Tomas è forte e sono contento per lui perché giocare i quarti di finale di un Masters
1000 è sempre un punto importante nella crescita
» […] Nella notte italiana Sinner saprà se a contendergli il posto in finale sarà Daniil Medvedev o Nicolas Jarry, il cileno autore di un ottimo torneo: «Se fosse Daniil sarebbe una sfida complessa. Io e lui ci siamo affrontati tante volte, e ogni volta abbiamo fatto degli aggiustamenti tattici per cercare di vincere la partita. Di sicuro non vedo l’ora che arrivi la prossima partita, mi piace cercare sempre nuove sfide, mi motivano» […] Cahill è l’uomo che accompagna in questi giorni Sinner, un momento di distacco da Vagnozzi convalescente ma sempre in contatto: «Con Simone ci sentiamo alla mattina, di solito. Io penso che lui sia tra i migliori allenatori del mondo. Non obbliga il giocatore a fare quello che decide lui, ma cerca di adattarsi, di trovare un punto di incontro per cambiare le cose. Ma è bello stare un po’ solo Darren, così posso apprendere anche da lui. Posso alternare i due metodi di allenamento ed è positivo non avere sempre lo stesso punto di vista». Intanto anche ieri, sulle tribune dell’Hard Rock Stadium erano tanti gli italiani, i tricolori sventolati e le magliette arancioni in onore dei suoi riccioli ramati. Una differenza notevole rispetto agli anni scorsi, quando il tifo per gli azzurri era un po’ più tiepido. Sinner si è accorto della differenza, l’ha toccata con mano in questi giorni, dove ovunque vada viene fermato per un saluto, un selfie […]

Il nuovo Sinner ora lotta e domina. A Miami arriva un’altra semifinale (Paolo Rossi, Repubblica)

Di lotta e di governo. Jannik Sinner approda alle semifinali del Masters 1000 di Miami, duplicando dunque quelle di Indian Wells del torneo precedente. II tennista azzurro ha la meglio sul collega ceco Tomas Machac in due set (6-4, 6-2 in un’ora e 31) ma
deve impegnarsi a tondo per prevalere su un ragazzo di 23 anni, categoria palestrato, t-shirt aderente per meglio mettere in mostra la sua esplosività muscolare, calzoncini tirati in su a mo’ di muratore di ottima fattura, un tennis tecnico i cui colpi somigliano tanto a dei ceffoni violenti. Certo, sarebbe riduttivo definire Machac così, perché l’intelligenza tattica c’è, ma resta il gioco basato squisitamente sul fisico. E, dunque, cosa ha fatto Jannik Sinner? Ha eseguito un copia e incolla dell’ottavo di finale contro l’australiano O’Connell […] Di lotta e di governo, ecco il Sinner di questi giorni. Un ragazzo stanco, non certo pimpante come a novembre (Torino-Malaga, do you remember?), o straripante come a Melbourne nel trionfale Slam, ma consapevole di se stesso. Eccola, la parola chiave: consapevolezza. Jannik Sinner ha davvero realizzato di essere assurto a un altro livello, e lo sta vivendo […] Lo hanno confermato Griekspoor, O’Connell e lo stesso Machac: non ci sono marce trionfali. Probabilmente non ci saranno più. Restano le vittorie, fortunatamente. Più sofferte. E quindi più vere. Perché le leggi del tennis sono poi simili a quelle di tutti gli sport, dunque: primo, non si può tenere sempre alto il proprio livello di forma, pena il rischio di superallenamento. Secondo: occorre tempo per trovare nuove soluzioni, piccole ideuzze tecnico-tattiche (Io conferma Djokovic che, alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo, ha licenziato dopo sei anni Ivanisevic). Per fortuna Sinner è un divoratore seriale di tennis […] Machac era un match inedito: dopo il primo set di lotta, il secondo è stato di dominio, avendone appreso meglio i ritmi, i rimbalzi, le angolazioni. Ora Sinner entra nel clou del Masters 1000, con la certezza di conservare comunque la posizione numero tre dall’attacco dell’incomodo Medvedev. Poi, certo, se arrivasse un regalino da parte del bulgaro Dimitrov, che oggi affronta Alcaraz: perdesse, lo spagnolo rimetterebbe sul tavolo la seconda seggiola della classifica. Ma a Jannik questi discorsi non interessano: lui vuole restare concentrato sul viaggio.

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