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Volandri sul movimento azzurro: “E’ un’Italia in continua evoluzione, si sta creando un circolo virtuoso”-

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Il movimento tennistico italiano è un’eccellenza a livello mondiale. Niente da invidiare a nessuno. La punta di diamante della corona è chiaramente Jannik Sinner, attuale numero 3 al mondo che negli ultimi mesi ha consolidato il suo posto tra i primi tennisti del globo ottenendo, settimana dopo settimana, risultati straordinari. Tra questi il titolo di Coppa Davis con la squadra azzurra, a prova del gigante salto di qualità che i tennisti italiani hanno compiuto e stanno continuando a compiere, sia insieme come squadra che da soli come tennisti nel circuito, settimana dopo settimana. Ottime prestazioni, talvolta titoli di un certo spessore. Sia in singolo che in doppio.

Tutto questo è nelle mani di Filippo Volandri, CT azzurro, protagonista insieme agli atleti del Bel Paese dell’impresa di Malaga, con l’Insalatiera riportata nella penisola italica dopo 47 anni dall’ultima volta. Con una squadra così, si spera possa anche rimanerci nel nostro territorio la storica coppa che trae le sue origini nei primi anni del secolo scorso. In un’intervista a Federica Cocchi per La Gazzetta dello Sport Volandri si è detto molto soddisfatto della prova degli azzurri in quel del Miami Open – lui si trova lì sul posto insieme al tecnico della nazionale Umberto Rianna – dove, per la prima volta, tre tennisti azzurri hanno raggiunto gli ottavi in un torneo di questa portata su cemento.

“E’ un’Italia in continua evoluzione– dice l’ex numero 25 al mondo – “con un’onda positiva che stimola sempre di più tutto il movimento. Spesso assistiamo nei tornei a delle ‘prime volte’ (Arnaldi agli ottavi in un Masters 1000 ad esempio, ndr) che regalano molto entusiasmo”. Poi qualche parola spesa per il numero 2 azzurro, Lorenzo Musetti, volato all’ultimo a Miami dopo la nascita del figlio Ludovico, ma capace di ottenere eccellenti vittorie con Safiullin e Shelton prima di cedere solo al numero 1 del seeding Carlos Alcaraz.

“Lorenzo ha giocato ottimi match, essere diventato padre gli sta dando una grande spinta. È giusto che la sfrutti questa energia trasferendola sul campo da gioco. Infatti, pur essendosi allenato di meno in questi giorni, quando è arrivato qui si è sentito bene sin da subito”. Un Musetti ritrovato quindi, ma non dobbiamo mettergli troppa pressione o pensare che vinca tutte le partite” dice il capitano azzurro, che chiosa sul carrarino affermando: “La serenità che gli sta dando la paternità dovrà andare di pari passo con la continuità in campo”.

Sui nostri ‘Matteo’, poi, Volandri è fiducioso per il proseguimento della stagione. Parlando di Arnaldi:“Ha giocato un ottimo torneo, è un ragazzo serio e professionale. Questo per lui dovrebbe essere l’anno del consolidamento (nel 2023 è entrato prima in top 100 e poi tra i primi 50, ndr), ma invece sta continuando a crescere con costanza.

Spazio anche per Berrettini che, nonostante abbia sofferto di un virus a Miami venendo sconfitto in tre set all’esordio dall’ancor sano Andy Murray, sta mostrando a sé stesso e al mondo che può ancora dire la sua nel tennis che conta. Merito anche del suo nuovo team con l’innesto di Francisco Roig. Sta completando la sua squadra e sta trovando armonia con tutto il suo gruppospiega il CT azzurro. Il cambio di allenatore gli ha dato una scossa (si è separato da Vincenzo Santopadre che ora allena Luca van Assche, ndr). Nel nostro paese dobbiamo imparare che servono più rapporti professionali che personali quando si parla di coach”.

Ovviamente non tralasciabile è la settimana da sogno di Luca Nardi a Indian Wells, con quella storica vittoria contro la leggenda Novak Djokovic, numero 1 al mondo di cui il pesarese ha un poster in camera da letto. Luca è molto dotato e talentuoso – afferma Volandri – “ma serve tempo. La maturazione richiede calma e pazienza. Ogni giocatore ha i propri tempi. Quello che però è già ora una realtà è che “i risultati di tutti fanno bene al movimento perché si crea un circolo virtuoso. Ogni settimana succede qualcosa di bello”.

È proprio vero. Ma ancora più bello è vedere in tutto ciò volti differenti, diverse personalità, stili di gioco unici di atleti tanto distanti sul piano tecnico quanto vicini su quello personale e lavorativo. Una squadra affiatata, che si sprona a vicenda e che ha come chiodo fisso il miglioramento. Quello del ‘giorno dopo giorno’. Quello che, prima o poi, regalerà a ognuno i frutti del proprio sacrificio.

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