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Numeri: quanto è difficile rimontare contro Novak Djokovic?-

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857-i giorni trascorsi dall’ultima volta che Djokovic era stato sconfitto dopo essere stato in vantaggio nel punteggio di un set e di un break.: al tennista serbo è accaduto nuovamente nel corso della semifinale olimpica persa lo scorso venerdì contro Alexander Zverev a Tokyo. La volta precedente in cui Nole aveva perso sprecando un vantaggio del genere risaliva al 26 marzo 2019: in quella data il serbo affrontava a Miami -in un incontro valido per gli ottavi di finale- Bautista Agut ed era autore di una partenza sprint che lo vedeva portarsi sul 6-1 1-0 e servizio, prima di cadere in una spirale che avrebbe permesso allo spagnolo di vincere l’incontro.

Il numero 1 al mondo è arrivato a sfidare Zverev ai Giochi Olimpici forte di una serie aperta di 22 partite vinte (durante le quali aveva perso nove set) e di un bilancio di sei scontri diretti vinti sugli otto disputati contro il tennista tedesco. Dopo la sconfitta patita in finale lo scorso maggio a Roma contro Nadal, il serbo aveva inanellato tre titoli: l’ATP 250 di Belgrado e, soprattutto, il Roland Garros e Wimbledon, successi questi ultimi che gli avevano permesso di appaiare Federer e Nadal a quota 20 Slam in bacheca. Quando durante la semifinale olimpica di Tokyo Djokovic ha strappato il servizio a Zverev nel corso del quinto gioco del secondo parziale, portandosi sul 6-1 3-2 e servizio, la partita è apparsa in sostanza ipotecata a suo favore. Una sensazione confortata anche dalla statistica che vedeva Nole aver vinto le ultime quaranta partite in cui aveva conquistato il primo set (sessantasei, considerando anche i match giocati al best of five): una serie iniziata dopo la partita di round robin delle ATP Finals 2019 persa contro Thiem al tie-break del terzo.Basta forse questo per comprendere la portata dell’impresa condotta da Zverev, bravo prima a non disunirsi una volta andato in netto svantaggio contro il vincitore dei primi tre Slam giocati nel 2021 e poi a essere implacabile nel sfruttare il calo del suo avversario. Così facendo Sasha ha guadagnato con merito la finale olimpica e poi, il giorno successivo, l’oro, grazie alla netta sconfitta inflitta a Khachanov. Per dare ulteriore valore all’impresa del nuovo campione dei Giochi Olimpici, abbiamo pensato di approfondire ulteriormente quanto statisticamente fosse improbabile la vittoria per il tennista nato ad Amburgo nell’aprile di 24 anni fa, nel momento in cui è andato al cambio campo sotto 1-6 2-3 e servizio per l’avversario.

Siamo andati a ritroso nel tempo cercando di capire quante volte sia capitato al numero 1 del mondo di perdere partite in cui era avanti non solo di un set, ma almeno di un break.Abbiamo così scoperto che da quando nel corso del secondo turno del Masters 1000 di Parigi Bercy giocato a inizio novembre del 2012 Djokovic -in quel periodo già certo di concludere l’annata al numero 1 del ranking e con la testa alle ATP Finals -perse da Querrey dopo essere stato in vantaggio 6-0 2-0, prima della scorsa settimana era accaduto solo in altre tre circostanze che il serbo perdesse dopo essere stato in vantaggio di un set e di un break. Per la precisione, Nole è incappato in questo tipo di debacle contro Berdych a Roma nel 2013 (curiosità: contro il collega ceco al Foro Italico si è verificata l’unica delle quattro rimonte subite negli ultimi otto anni e mezzo in cui Nole è stato effettivamente in vantaggio di due game, nelle altre tre si è invece subito fatto controbrekkare dopo aver strappato il servizio all’avversario) e contro Bautista nel 2019, prima a Doha e poi a Miami.

Dalle ATP Finals 2012 (che il serbo avrebbe poi vinto per la seconda delle cinque volte in cui sinora è stato campione del torneo una volta chiamato Masters) a prima della semifinale olimpica, Djokovic ha giocato match al best of 3 e contestualmente vinto il primo set in 284 occasioni, vincendo effettivamente la partita 273 volte ( ovvero il 96,1%). Un bilancio impressionante che avrebbe potuto essere ancora più netto, se si va a studiare la modalità delle undici rimonte subite dal serbo da fine 2012 a oggi: contro Cilic nella finale del Queens del 2018 Nole ha sprecato un match point, mentre contro Berdych a Roma otto anni fa, contro Karlovic in Qatar nel 2015, e affrontando Bautista Agut a Doha e Thiem alle ATP Finals nel 2019, è stato a soli due punti dal portare a casa il match.Abbiamo poi proseguito lo studio per provare ad avere un conteggio ancora più scrupoloso e volutamente non sono state da noi considerate le partite vinte da Nole strappando il servizio nel decimo o nel dodicesimo gioco o quelle raggiunte in seguito alla vittoria del tie-break del secondo parziale, nel caso che il serbo non si fosse in precedenza prodotto in un break all’avversario. Questo per seguire la ratio che se Djokovic non aveva mai strappato il servizio nel secondo set tranne che nel game finale del match, non era stato letteralmente in vantaggio di un set e di un break.

Sappiamo così che dopo la sconfitta patita a Bercy nel 2012 il campione serbo si è trovato effettivamente in vantaggio di un set e di un break in 241 occasioni, perdendo la partita tre volte (come detto, con Berdych a Roma 2013, e Bautista Agut a Doha e Miami 2019). In pratica, considerando gli ultimi otto anni e mezzo della carriera del serbo, dal punto di vista meramente statistico Zverev a Tokyo a metà del secondo set aveva lo 0,012 % di possibilità di ritrovarsi vincente. Un punto di vista interessante ma da prendere con le molle: è per forza di cose incompleto nell’analisi perchè -tra le numerosissime variabili incidenti in una partita di tennis che questo numero è incapace di considerare- non coglie ad esempio importanti fattori come il differente valore degli avversari affrontati e il momento di forma dei contendenti). 

I numeri relativi alla difficoltà di rimontare Djokovic una volta che il serbo incamera il primo set divengono ancora più impressionanti considerando anche i match al meglio del 3 su 5 giocati dal serbo con la vittoria a suo favore del primo parziale: Nole da novembre 2012 ne ha vinti 439 su 454 (96, 7%). Un particolare interessante è che nelle quattro sconfitte subite negli ultimi otto anni e mezzo dopo aver vinto il primo parziale, mai, oltre al set di vantaggio aveva anche un break in proprio favore. Di queste quattro partite perse ben tre volte l’avversario capace di rimontare il serbo è stato un Wawrinka in versione deluxe (e la quarta un certo Nadal, nel suo terreno di gioco preferito, che rimontò Nole nel corso della finale del Roland Garros del 2014). Davvero impressionante anche come Djokovic in carriera solo una volta nelle 249 circostanze in cui si è trovato in vantaggio di due set a zero, ha poi perso l’incontro (contro Melzer al Roland Garros nel 2010).

La sconfitta patita contro Zverev ha testimoniato una grossa stanchezza psicofisica a seguito del grandissimo sforzo compiuto in questi mesi (acuito magari dall’aver giocato anche il doppio misto nei giorni clou del torneo olimpico), poi confermata nella finale per il bronzo persa contro Carreno Busta e, soprattutto, dalle dichiarazioni alla stampa dopo le sconfitte giapponesi. In press conference il numero 1 del mondo ha insinuato un dubbio anche per la sua partecipazione alla campagna sul cemento nord americano, per lui particolarmente importante quest’anno (ha in palio la conquista del Grande Slam, che sarebbe raggiunto vincendo gli US Open). Staremo a vedere-

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