I commenti da Helsingborg dei cinque medagliati azzurri
Ai Campionati Europei Paralimpici nelle gare di singolare ci hanno regalato emozioni in quantità, conquistando una medaglia d’oro, tre d’argento e una di bronzo.
Il 22enne triestino Matteo Parenzan in classe 6 si è confermato campione due anni dopo l’edizione di Sheffield. Dal 2022, anno in cui ha trionfato ai Mondiali di Granada, è il padrone assoluto nelle grandi manifestazioni, perché nel 2024 è stato capace d’imporsi anche alle Paralimpiadi di Parigi. «È stato un Europeo non semplice - racconta - e mi ha anche aiutato la sconfitta subita nel torneo di Parigi un mese fa, che mi ha indotto a cambiare la mentalità e a essere più aggressivo. Il girone è stato abbastanza semplice e sono riuscito ad arrivare ai quarti di finale in buone condizioni. La vittoria contro il britannico Karabarbak è stata complicata e mi è servita moltissimo per combattere come ho fatto in finale. La semifinale è stata invece facile, sapevo che il greco Mouchthis non avrebbe avuto armi per battermi. Sono super felice per l’esito della finale, che, sapendo che Rosenmeier sarebbe con tutta probabilità stato il mio avversario, abbiamo preparato molto bene da tempo, in palestra con Marino Filipas e con le sorelle Martina e Vanja Milic, e qui a Helsingborg, parlando con Alessandro Arcigli e Massimo Pischiutti. Ho messo insieme i vari tasselli, per avere le idee chiare su ciò che avrei dovuto fare. Ero in svantaggio per 2-1 e nel quarto e nel quinto set ho prevalso per 11-2, 11-2, cambiando marcia in un modo davvero clamoroso. Gli ho messo pressione e gli ho fatto perdere sicurezza. Contro il danese ho giocato undici volte e ho vinto due, in occasione degli Europei. Questo risultato è lo stimolo per continuare a lavorare, ben sapendo che le prossime partite saranno durissime e dovrò farmi trovare pronto per rimanere al vertice. Sono stanco, perché è stata una manifestazione difficile, fisicamente e mentalmente, e sono riuscito a tirare fuori le energie che avevo nel momento più importante».
La 31enne zoppolana Giada Rossi in clsse 1-2 è arrivata a un punto dal terzo oro europeo consecutivo, lei che detiene anche i titoli mondiale e paralimpico: «Peccato, perché nel quarto set ero partita in svantaggio, ma ho rimontato e ho avuto un match-point sul 10-9, che non ho concretizzato. Anche nel quinto ero indietro sul 5-2 e sul 10-5 ho fronteggiato cinque palle match, annullando le prime quattro. Avevo già affrontato la francese Olivier nel girone e anche quel match, seppur finito sul 3-0 per me, non era stato semplice, perché un set era terminato ai punti di spareggio. Lei in finale non avendo nulla da perdere ha preso qualche rischio più di me e ha prevalso. Brava lei, è giovane e può ancora crescere. Ovviamente mi dispiace per la sconfitta, ma non c’è rammarico, perché ho comunque lottato fino alla fine. Ero venuta per vincere il titolo europeo, nello sport però queste cose accadono. Si può perder e bisogna continuare a lavorare per non trovarsi impreparati la volta successiva. Un argento europeo non è un brutto risultato, oltretutto è un metallo che mi mancava, finora ero abituata agli ori e ai bronzi (il suo primo podio è stato nel 2015, ndr)».
Il 31enne veronese Federico Falco in classe 1 era stato bronzo nel 2017 e nel 2023, poi l’anno scorso ai Giochi di Parigi è salito sul terzo gradino del podio ed è entrato in un’altra dimensione, che questo argento ha ribadito. «Sono molto soddisfatto - spiega - perché non venivo da un anno positivo in termini di risultati. Ho perso in finale contro il britannico Davies, che aveva vinto cinque degli ultimi sei Europei. Il campione in carica era l’ungherese Major. Qui a Helsingborg li ho battuti entrambi, Davies nel girone e Major in semifinale, peccato che contro l’inglese non sia riuscito a ripetermi. Nel match decisivo ho avuto due set-point per andare al quinto e non li ho sfruttati. Prima di scendere in campo sapevo che sarebbe stata una partita diversa rispetto al girone, perché una finale europea ha un peso diverso, però ero pronto a lottare fino all’ultima pallina. Purtroppo non è andata al massimo delle mie speranze. Questo è il mio miglior metallo in una grande manifestazione, anche se come valore il bronzo di Parigi non si batte. Ora dovrò cercare di proseguire, ritrovando la scia del 2024, che quest’anno avevo un po’ perso. Bisognerà essere più continui nei risultati, l’obiettivo ora, dopo aver ricaricato le batterie, sarà la qualificazione ai Mondiali del 2026, capitalizzando tutto il buono che sono riuscito a fare in questa gara».
La 24enne faentina Carlotta Ragazzini in classe 3 ha vissuto un altro grande momento nella sua carriera, dopo i bronzi continentale del 2023 e paralimpico del 2024: «Sono felice della medaglia e del torneo che ho disputato. Sono arrivata qui per fare il meglio possibile, due anni fa ero uscita in semifinale e quindi mi sarebbe piaciuto migliorarmi. La partite, però, non sono mai facili e scontate. L’obiettivo era alla mia portata ed è stato bello averlo raggiunto. In finale nel secondo set ero avanti per 9-3 e l’ho perso, ma lei gioca veramente bene e le sue palline sono sempre complicate e mettono pressione. L’anno scorso ha vinto le Paralimpiadi a Parigi e da allora ha molta più fiducia in se stessa. I risultati parlano per lei, da allora non ha mai perso e non lascia mai set per strada. Io quando ero avanti ho commesso qualche errore, ma la maggior parte dei punti li ha fatti lei e li ha fatti anche bene. Lei ha più esperienza di me, io ero alla prima finale in una grande manifestazione. In generale sono contenta di come è andata la partita e di come l’avevamo preparata. Muzinic mi cercava la puntinata, perché voleva subito tirare forte, e io stavolta ho utilizzato molto più la gomma liscia, che la metteva più in difficoltà, non arrivandole la pallina che si aspettava. Questo risultato è la dimostrazione che sto lavorando bene, c’è ancora molto da migliorare, ma sono giovane e il tempo è dalla mia parte».
Sempre in classe 3, la 51enne di Bussolengo Michela Brunelli, capitana azzurra e veterana di mille battaglie, ha compiuto un’altra impresa e, dopo gli argenti continentali del 2019 e del 2023, ha ritrovato il bronzo, che era già stato suo nel 2005: «Si spera sempre di ottenere dei buoni risultati in manifestazioni così importanti, a me questo posto porta fortuna. Agli Europei del 2019 qui a Helsingborg avevo battuto in semifinale la croata Muzinic e in finale avevo perso contro la svedese Ahlquist. Anche nell’edizione successiva, a Sheffield nel 2023, era andata molto bene. Avevo eliminato Carlotta Ragazzini, per poi cedere per il titolo a Muzinic. Dopo le Paralimpiadi di Parigi ho cambiato il materiale, sostituendo sul diritto la gomma d’attacco, con un puntino corto, con una di difesa, con un puntino lungo, e ho dovuto abituarmi a questa novità. Ho anche ridotto l’attività internazionale, perché non mi sentivo pronta e per esserlo dovevo allenarmi. Mi sono preparata sia al Centro Paralimpico di Lignano Sabbiadoro sia al Tennistavolo Castel Goffredo, la mia società. Qui in Svezia superare il girone come prima è stato importante. Avevo due avversarie ostiche come la croata Dretar Karic e la turca Altintas, che nelle ultime occasioni mi avevano battuto. Sono scesa in campo comunque fiduciosa e sono felice di essermi presa una doppia rivincita. Nei quarti c’è stata la sfida fra veterane con la slovacca Kanova e ho giocato bene. Mi sono piaciuta. Certo c’è ancora molto da lavorare per migliorare e sono determinata a farlo».

