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Matteo Parenzan regala all’Italia uno storico oro

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L’Italia ha conquistato una storica medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Parigi. Non accadeva da 52 anni, da quando cioè Rosa Sicari s'impose a Monaco di Baviera.  L’impresa è riuscita a Matteo Parenzan, n. 2 del seeding, che nella finale di classe 6 ha dominato per 3-0 (11-6, 11-6, 11-5) il thailandese Rungroj Thainiyom (n. 3).

L’azzurro è partito lanciato (5-1) e ha alimentato il suo vantaggio sul 7-2 e sul 9-4. Si è guadagnato quattro set-point (10-6) e al primo ha chiuso i conti. Nel secondo parziale Parenzan ha avuto un altro avvio ruggente (4-1), ha subìto il recupero (4-3) e dal 5-4 ha riallungato (7-4). Dall’8-5 è salito a cinque palle set (10-5) e la seconda gli ha dato ragione.

Nella terza frazione il 21enne triestino dal 2-3 si è portato al comando (5-3). Dal 5-4 ha preso il volo (8-4) e dall’8-5 è andato fino in fondo. Un trionfo, festeggiato davanti a tutti i tifosi presenti sugli spalti, che gli ha fruttato la chiusura della tripletta, dopo i successi ai Mondiali di Granada 2022 e agli Europei di Sheffield 2023. 

«Mi aspettavo una partita davvero difficile - commenta Parenzan - perché l’avevo sempre battuto in quattro occasioni, ma questo significava che sarebbe arrivato qui con grande rabbia e con grande voglia di cambiare qualcosa e di vincere. Ha cambiato qualcosa e io sono stato bravissimo a rispondere. Quando un avversario cambia dal gioco lungo al gioco corto viene in casa mia. Quando ho capito che voleva sfidarmi così, mi sono detto che sarebbe stato difficile per lui venirne fuori bene. Lui ha vinto a Londra e nelle ultime quattro edizioni, compreso oggi, è sempre arrivato a medaglia. Il palmares parla per lui e averlo potuto affrontare è un onore per me. Ha 37 anni e io 21, potrei quasi essere suo figlio. Essere campione paralimpico è un privilegio enorme, aggiudicarsi quattro partite tutte per voleva dire essere non solo bravo mentalmente, ma una roccia mentalmente. L’ho dimostrato, dopo la delusione enorme di Tokyo, sono tornato in palestra due giorni dopo il rientro a casa, perché volevo qualificarmi a Parigi e cercare di salire sul podio. Ho vinto e sono ancora più felice, è un risultato fenomenale. Vedere la mia famiglia e i miei amici sugli spalti è stato incredibile. Il presidente del CIP Luca Pancalli oggi era di nuovo qui, dopo ieri, e il ministro Andrea Abodi mi ha scritto un messaggio che sarebbe venuto in palestra. Sono degli attestati meravigliosi. Condivido questa medaglia anche con il mio allenatore Marino Filipas, che non è potuto venire ed è rimasto a Udine. Dopo Rio mi ha accolto, mi ha considerato come un figlio e mi ha portato fin qui. La condivido con Massimo Pischiutti, che era in panchina, è stato il mio compagno di camera fin da quando avevo 11 anni, dalle prime convocazioni.  Siamo come fratelli. Il direttore tecnico Alessandro Arcigli mentalmente mi ha dato consigli importanti. Ringrazio anche il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, che mi voluto all'interno della famiglia. La cosa principale è stato svegliarmi stamattina e sentirmi come un bambino che va a giocare al parco con gli amici. Non mi sono emozionato a giocare davanti a 5.000 persone ed è stato bellissimo».

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