Sci di fondo, Federico Pellegrino… Vai avanti! Perché l’orizzonte può essere Falun 2027
La Coppa del Mondo 2024-25 di sci di fondo si è chiusa il 23 marzo. Le Sfere di cristallo sono andate a Johannes Høsflot Klæbo nel settore maschile e a Jessica Diggins in quello femminile. Il norvegese ha anche dominato la scena ai Mondiali di Trondheim, dove, fra le donne, le grandi protagoniste sono state le svedesi (Ebba Andersson e Jonna Sundling su tutte).
Riguardo il più modesto orticello italiano, c’è poco da dire. È sempre Federico Pellegrino a produrre i frutti più succosi. L’argento nella sprint iridata è quanto di meglio sia arrivato nell’inverno appena conclusosi, nonché l’ennesima dimostrazione di come ci si trovi di fronte a un atleta dalla longevità agonistica eccezionale.
In verità, il 5° posto nello skiathlon dei Mondiali ha un peso specifico anche superiore alla piazza d’onore nella prova veloce. Non passerà agli annali, ma chi segue il fondo con assiduità sa quanto sia prezioso. Proprio per questo, a bocce ferme e in vista del futuro, si vuole oggi lanciare una “provoflessione” (neologismo appena coniato, che rappresenta la crasi fra provocazione e riflessione).
Sarebbe ridondante stare a fare analisi sul resto del movimento, ci troveremmo di fronte alla solita sequela di verbi coniugati al condizionale e di aggettivi carezzevoli indirizzati a quelle nuove leve capaci di acciuffare qualche buon risultato qua e là, nella speranza che non siano estemporanei, ma abbiano un seguito nel prossimo futuro. Dunque, si evita l’ennesimo inno alla speranza e si sparigliano le carte.
Il veterano valdostano ha già annunciato il ritiro dall’attività agonistica al termine dell’inverno 2025-26. Però, questo epilogo, non può proprio essere prorogato di un anno? Dopotutto, ai Mondiali di Falun 2027, la prediletta sprint sarà nuovamente a skating. Si tratta di un format in cui Chicco non manca il podio in una gara con medaglie in palio da Sochi 2014! Tutto è cominciato con l’oro a Lahti 2017, dopodiché sono arrivati i tre argenti di Seefeld 2019, Pechino 2022 e Trondheim 2025. Un decennio di medaglie, battuto sempre e solo alle dallo straripante Klæbo.
È vero, due inverni sono lunghi, soprattutto quando ci si avvicina alla soglia degli “anta”. Essere competitivi a 34 anni non garantisce di poterlo essere anche a 36. Però, Pellegrino appartiene alla categoria di chi ha il “pacchetto completo” per eccellere. Non ci si ferma alle doti fisiche, si hanno anche quelle intellettuali per gestirsi perfettamente, in maniera tale da prolungare la propria carriera e andare oltre la carta d’identità. È già eccezionale quanto compiuto sinora, beninteso. Proseguire sulla stessa falsariga sarebbe un plus ulteriore.
A proposito di “di più”, non è solo la sprint a skating a “chiamare”. C’è anche il collettivo. In staffetta, dove l’Italia si gioca le sue carte in ottica podio, il contributo di Federico può essere preziosissimo. Non necessariamente a chiudere, si parla eventualmente di affidargli una delle tre frazioni precedenti. La sua presenza, oltre a essere un valore aggiunto, farebbe da “scudo”, emotivo prima che mediatico, per il resto del quartetto.
Insomma, ci sono tante ragioni che spingono a mettere quantomeno una pulce nell’orecchio di Chicco. Fermarsi nel 2026 sarebbe il degno compimento “naturale” di una carriera maestosa. Però, l’ipotesi di vivere una scena dopo i titoli di coda, un tempo supplementare imprevisto – non solo per sé, ma anche per il resto della movimento – è uno scenario davvero da escludere? A lui, e solo a lui, trovare una risposta.
Lapalissianamente, non è solo una questione di fisico. Ci sono di mezzo soprattutto le motivazioni e la volontà di sacrificarsi un anno più del preventivato. Si parla di un padre di famiglia, che potrebbe quindi avere altre priorità oltre a quelle agonistiche. Sotto questo aspetto, saprà il diretto interessato e deciderà come muoversi, nella consapevolezza di come la sua scelta – qualunque essa sia – sarà la migliore in assoluto.