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Sci di fondo, Coppa del Mondo femminile 2020-21. Sarà duello generazionale? Therese Johaug parte da regina, ma le giovani…

Nel weekend si alzerà il sipario sulla XL edizione della Coppa del Mondo femminile di sci di fondo. Quella alle porte si annuncia come una stagione estremamente interessante, poiché non solo andrà in scena un nuovo duello tra Norvegia e Svezia, ma al tempo stesso potremmo assistere a un entusiasmante duello generazionale fra la trentaduenne Therese Johaug e un terzetto di giovani d’assalto che sogna di emularla negli anni a venire.

Lo scorso anno l’esperta norvegese ha dominato in maniera clamorosa, raccogliendo qualcosa come 20 vittorie complessive nell’arco dell’inverno, rivelandosi (quasi) imbattibile nelle gare di distanza e togliendosi persino la soddisfazione di arpionare un successo in una prova sprint, seppur sui generis come quella di Åre. Alla luce dell’assoluta supremazia messa in mostra durante il 2019-20, la scandinava è giocoforza la favorita per la conquista anche della Sfera di cristallo 2020-21. Cionondimeno, lo “scricciolo atomico” di Dalsbygda dovrà guardarsi le spalle da tre ragazzine terribili.

La prima, per la verità, è una giovane donna. Parliamo della svedese Ebba Andersson, classe 1997 che in più di un’occasione ha già dato filo da torcere alla regina indiscussa del fondo femminile. La ventitreenne di Solleteå sta assumendo i contorni della grandissima piazzata, poiché nonostante la bellezza di 15 podi è ancora alla caccia del primo successo della carriera. Infatti sinora è arrivata seconda in 7 occasioni e terza per 8 volte! D’accordo, come abbiamo appena spiegato battere Johaug non è affatto semplice, ma i numeri di Andersson sono una clamorosa anomalia statistica. L’impressione, quindi, è che la maiden victory sia solo questione di tempo e che possa arrivare da qui a fine marzo. La Svezia ha però un altro missile in rampa di lancio nel proprio arsenale, ovvero Frida Karlsson. Classe 1999 e figlia d’arte (mamma Ann-Marie gareggiò a inizio anni ’90), è già stata in grado di catalizzare l’attenzione più di una volta. In particolare si ricordano la 10 km dei Mondiali di Seefeld 2019, dove ha arpionato l’argento venendo battuta di un’incollatura da Johaug, e la 30 km di Oslo dello scorso anno, al termine della quale è clamorosamente riuscita a battere Therese sfruttando l’errore strategico di non cambiare gli sci commesso da tutte le norvegesi. Sono stati due autentici lampi, in quanto Karlsson deve ancora dimostrare di poter reggere un’intera stagione ad alto livello, ma l’età è dalla sua e i picchi di rendimento sono già impressionanti. Attenzione a lei, perché se nel lungo periodo potrebbe ancora pagare dazio, nella giornata buona sarà indubbiamente un’atleta difficile da battere.

Anche la Norvegia, però, si prepara a lanciare nella mischia una nuova leva di grandissime speranze. Parliamo di Helene Marie Fossesholm, classe 2001 di cui si chiacchiera da tempo. La diciannovenne del Buskerud ha dominato in lungo e in largo a livello giovanile, dimostrando inoltre di poter essere competitiva a livello assoluto. Qualcuno la indica come l’erede naturale di Johaug, la quale rappresenterà un autentico punto di riferimento. Peraltro il team norvegese ha un disperato bisogno di nuova linfa, poiché nel 2020-21 dovrà fare a meno di due delle proprie atlete di punta, a cominciare da Ingvild Flugstad Østberg, la quale ha inopinatamente deciso di prendersi un anno sabbatico per provare a risolvere una volta per tutte i problemi di salute che l’attanagliano da tempo. Inoltre l’esperta Astrid Jacobsen ha scelto di appendere gli sci al chiodo per dedicarsi definitivamente agli studi di medicina. Quantomeno il team norge potrà sempre contare su Heidi Weng, ovvero una delle più grandi piazzate di tutti i tempi (a oggi vanta la bellezza di 99 podi in gare di primo livello, ma con “sole” 11 vittorie, a fronte di 43 secondi e 45 terzi posti!). Al massimo della condizione atletica, la ventinovenne scandinava è una fondista solidissima, capace di raccogliere una pletora di risultati di peso. Il suo sogno nel cassetto sarà però quello di ottenere la tanto agognata medaglia d’oro iridata, scrollandosi di dosso la proverbiale idiosincrasia per i grandi appuntamenti. A proposito di atlete d’esperienza, il 2020-21 ci dirà se Charlotte Kalla ha ancora qualcosa da dire, oppure se ha definitivamente imboccato la parabola discendente. Di sicuro la trentatreenne svedese, due volte campionessa olimpica, comincerà la stagione in ritardo, in quanto ha contratto il Covid-19 nelle scorse settimane.

Sinora abbiamo citato solamente donne provenienti da Norvegia e Svezia, che stanno “duopolizzando” sempre di più la disciplina. Cionondimeno, ci sono due fondiste classe 1995 che vanno tenute d’occhio. La russa Natalia Nepryaeva, capace di concludere sul podio la classifica generale delle ultime due stagioni, è la principale (se non unica) alternativa alla dittatura scandinava. La venticinquenne del bassopiano sarmatico è un’atleta completa, essendo capace di lasciare il segno in entrambe le tecniche e in qualsiasi format di gara. Inoltre bisognerà seguire con interesse la slovena Anamarija Lampic, che potrebbe aver intrapreso un’interessante metamorfosi, evolvendo da specialista delle sprint a all-arounder in grado di essere competitiva anche sulle distanze più lunghe. Di sicuro la venticinquenne di Kranj mira a spezzare il monopolio scandinavo nelle prove veloci, dove la Svezia è diventata potenza egemone, al punto tale da poter ammortizzare la perdita di Stina Nilsson, passata al biathlon. La poderosa Linn Svahn e Jonna Sundling sono le capofila di una squadra impressionante. Sempre in tema di sprint, sarebbe ingiusto “rottamare” a priori Maiken Caspersen Falla, reduce da un inverno condizionato da tanti acciacchi fisici. La trentenne norvegese potrebbe aver perso l’esplosività per competere con le più giovani avversarie, ma ha già dimostrato più di essere dotata di una sagacia tattica con pochi eguali.

Riguardo l’Italia, c’è poco da dire, poiché il movimento azzurro sta vivendo uno dei periodi più oscuri della sua storia. C’è poca carne al fuoco e nessuna atleta riesce davvero a fare la differenza. L’augurio è che la ventitreenne Anna Comarella prosegua nel suo percorso di crescita e sia in grado di salire di livello, cominciando a frequentare i quartieri nobili delle classifiche delle gare distance, magari provando a far breccia di tanto in tanto nella top ten. Nelle prove sprint, invece, le eterne promesse Greta Laurent e Lucia Scardoni si stanno avvicinando ai trent’anni. Dunque, siamo ormai all’ora o mai più. Nel loro caso la speranza è che riescano a mettere a frutto quanto più spesso possibile il proprio potenziale, sinora ammirato solo occasionalmente. L’obiettivo è quello di moltiplicare i saltuari exploit di cui si sono rese protagoniste, palesando un talento ancora non completamente espresso. Se dovesse essere al top della condizione, la sempreverde Elisa Brocard (36 anni e non sentirli) potrebbe regalarsi qualche buon piazzamento nel corso della stagione. Si vedrà se, cammin facendo, qualche altra azzurra riuscirà a trovare un livello di competitività adeguato alla Coppa del Mondo, in maniera tale da dare nuova linfa a una squadra in sofferenza.

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