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La mamma ivoriana, l’atletica e lo skeleton nel destino: chi è Valentina Margaglio, a testa in giù sul ghiaccio alle Olimpiadi di Pechino

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Valentina Margaglio nasce da una storia d’amore da film. Un volontario in Africa guarda gli occhi di una donna meravigliosa e si innamora, decidendo di tornare in Italia e far nascere una famiglia con lei. La madre della nostra campionessa di skeleton infatti è originaria della Costa d’Avorio e quando ha saputo che la figlia avrebbe praticato uno sport sul ghiaccio le ha detto chiaramente: “Non verrò mai a vederti. Troppo freddo!”. Mamma Beatrice un bel giorno deciderà di andare perché sua figlia è davvero forte a scapicollarsi a testa in giù sul ghiaccio. E ora è arrivata proprio dove voleva, alle Olimpiadi.

Valentina non è mai stata troppo ferma da piccola né in casa né fuori. In casa con tre sorelle e un fratello tra giochi, marachelle e corse: per questa energia strabordante appena arriva a scuola viene fin da subito dirottata verso il campo d’atletica. Con quel fisico e quello spunto veloce, pensano i professori e i tecnici, può diventare una grande velocista. Inizia a correre in pista, per poi fare anche altro, tra cui il getto del peso e il lancio del giavellotto. Vuole trovare la disciplina che possa far avverare il suo sogno olimpico. È molto brava, tanto che partecipa ai Campionati italiani indoor del 2013, quando arriva sesta nei 60 metri vinti da un’altra ragazza con ascendenze ivoriane, Audrey Alloh.

Terminata la scuola, inizia a lavorare a tempo pieno come cameriera in un ristorante a Pontestura, il suo paese, e molla l’attività agonistica, continuando solo ad allenarsi tra Vigevano e Vercelli. Caso vuole che per i campi d’atletica del Piemonte girassero i tecnici dello skeleton, che fanno scouting proprio tra i velocisti perché la velocità di base per la spinta in partenza è fondamentale per fare bene in gara. Appena guardano correre la Margaglio, si rendono conto che potrebbe fare sfracelli nel budello ghiacciato, le fanno provare il bob e non se la cava male. Da frenatrice nel bob a due insieme a Mathilde Parodi si posiziona quinta ai Giochi olimpici giovanili di Innsbruck 2012.

Continua così senza una chiara meta tra l’inverno sul bob e l’estate in pista, ma senza forzare. Ci vuole tempo oltre che passione e possibilità per diventare una grande atleta. Il sogno però resta, le Olimpiadi non devono diventare un miraggio. E sarà per quel sogno, o per il destino che quando vuole sa essere perfetto, che nel 2016 Valentina viene invitata a provare lo skeleton. A vedere in lei la possibilità di essere performante in questo sport è Andrea Gallina, ottimo atleta e poi anche suo fidanzato e allenatore. Senza grandi aspettative Valentina va in Norvegia per una sorta di test e si butta con la testa in avanti per la prima volta nella vita. Ha dei capelli molto voluminosi e sceglie un casco molto grande, troppo grande. Per tenerlo su si graffia tutto il mento e deve farsi mettere anche tre punti di sutura. “Non è lo sport per me”, pensa Valentina. Ma i giorni da impegnare per quel test sono sette e una volta guarita dal taglio al mento c’era poco altro da fare. Decide così di riprovare, magari con un casco di una taglia più piccola.

La seconda volta va molto meglio in tutti i sensi: lei è veloce e soprattutto quella discesa da pazzi le piace molto. E allora sia quella strana slitta l’attrezzo con cui inseguire il sogno. Dal 2015 in poi è solo un crescendo per Valentina Margaglio, capace di stabilire tante prime volte nella storia dello skeleton azzurro. Diventa la prima a conquistare un podio in Coppa del Mondo con il terzo posto nella gara di Innsbruck, poi migliorato da un secondo posto ad Altenberg. La cosa più interessante è che entrambi i podi li conquista proprio quest’anno, quello che porta a Pechino. Con Mattia Gaspari nel 2020 è riuscita anche a ottenere una medaglia mondiale nella gara a squadre. Questo risultato è il secondo miglior risultato tra Olimpiadi e Mondiali di uno skeletonista azzurro.

Prima di loro due, la Storia con la S maiuscola, ovvero la prima medaglia d’oro italiana alle Olimpiadi invernali, la ottenne il mitologico Nino Bibbia proprio nello skeleton a St. Moritz 1948. Valentina Margaglio avrà quindi sulle spalle il peso della tradizione, ma anche la leggerezza di quel sogno ormai raggiunto. Quando venerdì 11 febbraio, a partire dalle 2.30 ora italiana, si lancerà per la prima volta nel budello di Yanqing, quel peso e quella leggerezza le serviranno per correre veloce e scivolare senza tensioni. Sarà un sogno che si avvera e una speranza che cresce, con l’intero Paese che si lancerà con lei sopra la sua slitta.

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