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“Federica Brignone, dopo i primati nazionali, mira ad allargare l’orizzonte al resto del mondo” ‘Ambesi Winter Corner’

La settimana appena andata in archivio ha regalato molti spunti e motivi di discussione. Dunque, nella quattordicesima puntata di Ambesi Winter Corner, rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con la storica voce di Eurosport Massimiliano Ambesi, non mancano gli argomenti.

Si parla soprattutto di biathlon, sci alpino femminile, slittino, bob e skeleton, senza dimenticare le polemiche generate da quanto accaduto nelle gare disputatesi in Germania, tra Oberhof e Dresda.

Massimiliano, cominciamo dall’IMPRESA DELLA SETTIMANA. Qual è stato secondo te l’evento maggiormente degno di nota?
“La vittoria di Kaisa Makarainen nella mass start di Oberhof. La biathleta finlandese è tornata al successo in Coppa del Mondo dopo oltre tredici mesi diventando la seconda atleta nella storia a imporsi a 37 anni suonati. Tuttavia, per strappare alla svedese Anna Carin Olofsson il primato di biathleta più anziana a essere salita sul gradino più alto del podio, sarà necessario vincere una gara in qualsiasi occasione della prossima stagione. L’affermazione ottenuta in Turingia è significativa non tanto perché arrivata un giorno dopo il compleanno, ma per la solida prestazione al poligono in una gara condizionata dai tanti errori dell’intera concorrenza. Makarainen, non certo una specialista del tiro in piedi, è stata l’unica a non sbagliare negli ultimi due poligoni a differenza delle avversarie che hanno mancato come minimo due bersagli a testa. Per evitare errori, ha sì completato le sessioni di tiro con tempi biblici, ma la strategia è risultata vincente.
A questo punto, le mancano solamente due podi per eguagliare il record di 87 in possesso della svedese Magdalena Forsberg, ma la possibilità di spingersi oltre appare concreta”.  

Invece, a chi assegni la palma di ATLETA DELLA SETTIMANA?
“Risultati alla mano, la scelta ricade su Martin Fourcade, assoluto dominatore di entrambi gli eventi individuali che si sono tenuti a Oberhof. Il fuoriclasse francese, che non vinceva due gare consecutive dal lontano marzo 2018, è tornato in testa alla classifica generale di Coppa del Mondo approfittando dell’assenza di Johannes Bø. In contumacia del rivale norvegese, Fourcade ha affrontato le gare con l’approccio vincente del passato senza forzare i tempi di rilascio colpi al poligono, strategia che, in ottica vittoria della classifica generale, potrebbe anche rivelarsi decisiva visto e considerato che l’assenza del più giovane dei fratelli Bø, ancora alle prese con la nascita del primogenito, si prolungherà almeno per un’altra tappa. In tal senso, sarà fondamentale fare il pieno anche nelle due gare di Ruhpolding in maniera tale da guadagnare più terreno possibile prima del ritorno del rivale. Sulla carta, la situazione appare favorevole perché la località della Baviera è già stata teatro di 10 successi griffati Fourcade, a oggi capace di vincere più gare solamente a Ostersund (14). Peraltro, gli manca una sola vittoria per arrivare a quota 80, cifra raggiunta nella storia delle discipline olimpiche invernali da soli sette atleti”.

Visto che sinora stiamo parlando solo di biathlon, approfondiamo l’argomento. Oberhof ha sollevato moltissime perplessità. Vuoi per le ormai croniche condizioni meteo pessime, vuoi per evidenti lacune di carattere organizzativo. Qual è la tua opinione in merito?
“La tappa di Oberhof, come sovente avvenuto nel passato, è stata condizionata dal meteo. Alla mancanza di precipitazioni nevose, che hanno obbligato gli organizzatori a effettuare autentici salti mortali per allestire un tracciato di 2,5 km., si sono aggiunti vento, pioggia e nebbia. Ne sono venute fuori gare oltremodo selettive caratterizzate da numerosi errori al poligono. In campo femminile è stato addirittura battuto il record di bersagli mancati in una prova con partenza in linea passando dal precedente 179 a ben 200.
Inoltre, gli abituali format di sprint e partenza in linea maschili sono stati stravolti perché non c’era neve sufficienza per allestire un tracciato di lunghezza superiore ai 2,5 km.
Le condizioni della neve al limite del praticabile hanno fatto sì che numerosi atleti distruggessero gli sci, fatto non banale perché è sempre difficile trovare un paio competitivo per quel tipo di cristallo, sempre che tale possa essere definito. Inoltre, non sono mancate cadute in punti assai pericolosi della pista e altre situazioni che hanno generato timore.
Alla luce di quanto avvenuto, credo sia arrivato il momento di ragionare seriamente circa l’opportunità di continuare a gareggiare a Oberhof. Dispiace per il pubblico sempre numeroso anche in presenza di meteo avverso, ma l’incolumità degli atleti viene prima di tutto e, in seconda battuta, al di là di chi abbia vinto in questa occasione, c’è da salvaguardare la regolarità delle competizioni.
La località tedesca è già stata designata per ospitare i Mondiali del 2023, che si terranno nel mese di febbraio. Se proprio si vuole continuare a gareggiare in Turingia, è probabilmente arrivato il momento di disconoscere la storia provando a spostare la tappa da inizio gennaio a metà febbraio. Ormai da troppo tempo a questa parte, è diventato pressochè impossibile gareggiare in questo periodo dell’anno”.

Concludiamo l’argomento biathlon con una domanda su Dorothea Wierer. Qual è la tua analisi sulla sua stagione e quali possono essere le prospettive nelle prossime tappe?
“Dorothea Wierer ha disputato due gare di elevato profilo, specie la partenza in linea in cui ha tenuto un passo sugli sci da primissima della classe. Il bilancio di Oberhof è senza dubbio positivo, ma non tanto per la leadership della classifica generale ben difesa quanto per l’impressione complessiva destata. Se proprio si vuole trovare il pelo nell’uovo, resta il cruccio per quello zero che, nei format di gara individuali, manca all’appello dai primi giorni di dicembre del 2018.
La volta buona potrebbe però essere la prossima. Si gareggerà, infatti, a Ruholding dove nel lontano gennaio del 2011 un’allora ventenne Wierer riuscì a concludere la prima gara di Coppa del Mondo della carriera senza commettere errori. Peraltro, la località della Baviera resta quella in cui ha disputato il maggiore numero di gare senza mancare bersagli, ben cinque.
Almeno sulla carta, passato indenne l’ostacolo di Oberhof, il calendario dovrebbe essere in discesa con tre appuntamenti favorevoli. Non solo Ruhpolding, ma anche Pokljuka, dove nel 2014 conquistò il primo podio della carriera, e Anterselva, tracciato di casa e sede degli imminenti Campionati mondiali.
Rispetto alla trionfale stagione passata, Wierer dopo 9 gare disputate ha ottenuto solamente 8 punti in meno. Il passo è perciò sostanzialmente il medesimo”.

Cambiamo argomento. A chi assegni il titolo di AZZURRO DELLA SETTIMANA?
“Questa volta è il turno di Federica Brignone, che, imponendosi nella combinata di Altenmarkt, è diventata in solitudine l’atleta azzurra in attività con più successi nelle gare di Coppa del Mondo delle discipline olimpiche invernali.
In particolare, per la quinta stagione consecutiva è stata capace di vincere in due occasioni, fatto che non ha precedenti per lo sci alpino italiano, uomini o donne non fa differenza.
La ventinovenne di scuola valdostana sta dimostrando un’indiscutibile costanza di rendimento, come testimoniato dal fatto che abbia ottenuto piazzamenti nelle prime 17 posizioni in tutte e sei le specialità su piazza.
L’aspetto che però va rimarcato con attenzione resta quello della finora inappuntabile pianificazione. Brignone, di concerto con lo staff tecnico, sta selezionando al meglio gli eventi cui prendere parte disertando di tanto in tanto slalom e discese libere per portare avanti al meglio il piano di allenamento. Questa strategia simil Shiffrin sta pienamente pagando i dividendi e nulla esclude che l’attuale terzo posto nella classifica generale di Coppa del Mondo possa essere difeso fino al termine della stagione e magari diventare anche un secondo. Il risultato sarebbe storico perché nella storia dello sci alpino femminile italiano, solamente Karen Putzer è riuscita a piazzarsi in seconda posizione, senza dimenticare il fresco terzo posto di Sofia Goggia, datato 2017.
Tra le date da segnare sul calendario c’è di sicuro il 23 febbraio, giorno in cui si disputerà la combinata di Crans Montana. In passato, la sola croata Janica Kostelic è stata capace di vincere per quattro volte di fila nella specialità, ma Brignone, grazie al successo di Altenmarkt, si è messa nelle condizioni per pareggiare i conti approfittando di un contesto di gara amico che l’ha già vista trionfare per ben tre volte nel recente passato”.

Però Massimiliano, l’argomento Brignone ci permette di aprire un discorso più ampio. L’impressione è che lo sci alpino femminile italiano stia attraversando un momento di grande salute. Tu cosa ne pensi?
“Marta Bassino e Nicol Delago sono ormai qualcosa in più di una realtà in quanto tra le atlete nate dopo la premiata ditta Shiffrin/Vlhova, rimasta però senza punti nel fine-settimana, sono le due che vantano più podi in Coppa del Mondo.
Bassino, per la verità, è sempre più vicina alla doppia cifra e con il terzo posto ottenuto nella combinata di Altenmarkt ha già eguagliato il primato personale di tre podi stagionali.
Non va, inoltre, lasciata in secondo piano Francesca Marsaglia, che a 29 anni nel giro di poco più di un mese ha archiviato i due migliori risultati della carriera in Coppa del Mondo.
Dal canto suo, Sofia Goggia è stata quarta con qualche motivo di rammarico nella discesa di Altenmarkt, ma tra Bansko e le finali di Cortina avrà a disposizione altri dieci tentativi per andare a caccia di podi e vittorie in discesa libera e supergigante con un occhio di riguardo alle classifiche di specialità.
Seppure silenziosamente, importanti segnali di vita stanno arrivando anche tra i pali stretti con sempre più qualificazioni alla seconda manche e un numero crescente di presenze nelle prime 15 posizioni. Peraltro, nella prossima gara sarà possibile schierare ben otto atlete.
La morale della favola è che ci sono tutti i presupposti per raggiungere i 20 podi di squadra con il sogno di andare a caccia del record di 25 stabilito nel 2016-2107. Il calendario prevede, infatti, ancora 18 gare con concrete possibilità di ambire al successo.
Ciò premesso, per la terza volta nella storia, la squadra femminile italiana è riuscita a piazzare due atlete sul podio in tre gare della stessa stagione, ma, a differenza del passato, il risultato è in questo caso più significativo in quanto ottenuto in tre specialità diverse.
Valutando la situazione, potrebbe anche apparire difficile spingersi oltre, ma il fatto che non manchino i motivi di recriminazione la dice lunga sul potenziale del gruppo”.

Abbandoniamo la neve e spostiamoci sullo slittino. Nel weekend sono arrivati risultati davvero pesanti per il movimento italiano, passati purtroppo quasi in sordina sui media generalisti. Tu ci puoi dire qualcosa in più?
“Nell’ultimo fine settimana, solamente lo slittino ha saputo tenere il passo dello sci alpino femminile, motivo di grande orgoglio per una squadra in chiara crescita.
Il budello di Altenberg è stato teatro di tre podi per la compagine azzurra che ha portato il bottino complessivo a quota sette, con quella doppia cifra che rappresentava l’obiettivo stagionale ormai dietro l’angolo.
Dominik Fischnaller ha confermato una volta di più di avere ormai trovato quella costanza di rendimento inseguita per anni venendo battuto solamente dal campione olimpico David Gleirscher, mai vincitore in Coppa del Mondo prima di sabato.
Per il ventiseienne altoatesino si è trattato del quarto podio stagionale in sei gare, che sarebbero stati cinque senza la squalifica nella prova sprint di Whistler Mountain. Proprio l’incidente di percorso occorso in Canada potrebbe complicare l’inseguimento alla sfera di cristallo, obiettivo non impossibile per quanto si è visto finora sul campo. Fischnaller occupa la terza posizione in classifica con 116 punti di distacco dal russo Repilov, rimasto attardato ad Altenberg, ma, al netto della squalifica il gap sarebbe stato di sole 16 lunghezze.
Una mano importante potrebbe arrivare dal calendario visto che nel fine settimana il circus dello slittino si trasferirà a Lillehammer, budello preferito di Fischnaller, finora capace di conquistare in Norvegia due vittorie e quattro podi complessivi in altrettante competizioni.
Tornando ad Altenberg è finalmente arrivato il primo podio della carriera per la ventiquattrenne altoatesina Andrea Vötter, che si è arresa solamente alla tedesca Taubitz e alla russa Ivanova, principali pretendenti alla sfera di cristallo separate da soli due punti nella classifica generale.
Dulcis in fundo, i ragazzi azzurri si sono piazzati al terzo posto nella prova a squadre difendendo il primato nella classifica di specialità. Nell’occasione, i rodati Fischnaller e Vötter sono stati egregiamente coadiuvati dal doppio composto da Emanuel Rieder e Simon Kainzwaldner, reduce da due quinti posti nelle ultime due gare disputate e per la prima volta in assoluto sul podio in Coppa del Mondo”.

Rimaniamo sul budello, ma affrontiamo l’argomento bob. A La Plagne si sono registrati dei risultati che meritano un approfondimento.
“A La Plagne è salito in cattedra Francesco Friedrich vincitore di entrambe le gare con tanto di miglior tempo in tre delle quattro discese effettuate.
Il dominatore dell’ultimo lustro ha consolidato la sua leadership nelle tre classifiche di Coppa del Mondo, ma soprattutto si è portato a una sola affermazione di distacco dal canadese Pierre Lueders, secondo all-time per successi in Coppa del Mondo alle spalle del tedesco Andre Lange.
L’impressione è che la tavola sia apparecchiata per il sorpasso in quanto nel prossimo fine settimana si gareggerà a Igls, dove Freidrich nel bob a due è imbattuto da cinque anni, mondiali compresi, ed ha vinto anche nel bob a quattro nella passata stagione.
Una vittoria nel bob a quattro gli consentirebbe tra le altre cose di diventare il quinto pilota nella storia a raggiungere la doppia cifra di successi in tutte e due le specialità maschili.
Con il ruolino di marcia dell’ultimo anno e mezzo, il ventinovenne sassone, attualmente a quota 33 successi in Coppa del Mondo, potrebbe diventare a breve il primo uomo a raggiungere quella quota 50 solamente sfiorata non solo da Lange, ma anche da Sandra Kiriasis in campo femminile.
Attualmente, Friedrich è senza dubbio l’atleta più completo in circolazione in grado di eccellere sia in spinta che nella guida. A La Plagne, tanto per intenderci, ha posto le basi per il successo nel bob a due grazie alla guida, mentre nel bob a quattro ha fatto la differenza nella spinta.
La Germania ha dettato legge anche in campo femminile, ma il successo non è andato alle quotate Schneider e Jamanka, rispettivamente seconda e quinta, ma alla ventunenne Laura Nolte, che ha impiegato due gare per conquistare la prima affermazione.
Il rendimento finora tenuto dalle ragazze tedesche al debutto in Coppa del Mondo è stato sensazionale. Laura Nolte e Kim Kalicki, che si sono date il cambio nei primi quattro appuntamenti della stagione, non sono mai scese dal podio battendo spesso e volentieri le più navigate connazionali”.

A questo punto, chiudiamo il capitolo budello parlando anche di skeleton. A ragion veduta, perché La Plagne ha lanciato temi interessantissimi.
“In effetti, lo skeleton maschile ha offerto spettacolo e spunti a volontà.
A La Plagne le prime tre posizioni sono state occupate dal russo Alexander Tretiakov, dal lettone Martins Dukurs e dal coreano Sun Yungbin, al secolo i tre atleti che vantano più podi e vittorie nel circuito di Coppa del Mondo, nonché i tre principali pretendenti alla sfera di cristallo con buona pace per il tedesco Axel Jungk, in questo momento terzo nella classifica generale.
La vera notizia è però rappresentata dal terzo posto ex-aequo conquistato dal cinese Geng Wenqiang. Il risultato è storico perché non era mai accaduto in qualsiasi disciplina del budello che il continente asiatico ottenesse due piazzamenti sul podio nella stessa gara, ma soprattutto la Cina non vantava podi se non nel neonato circuito di monobob femminile, dove ha vinto in questa stagione.
Considerando i trascorsi storici dello skeleton, la crescita del movimento cinese, comunque al momento subalterno a quello coreano, è significativa. Non si deve, infatti, dimenticare che le ultime tre edizioni dei Giochi Olimpici sono state vinte da atleti di casa, capaci di ribaltare il pronostico della vigilia sfruttando il budello amico. Per la verità, da quando lo skeleton nel 2002 è tornato a fare capolino nel programma olimpico, l’unico Paese ospitante a non avere vinto la medaglia d’oro in campo maschile resta l’Italia. Vedremo se anche per la Cina le tradizioni verranno rispettate. Di certo da qui alle Olimpiadi di Pechino Geng Wengqiang, ottimo alla guida, ma non eccezionale in spinta, avrà tempo e modo per crescere.” 

Guardiamo allo sci di fondo. Dresda, più che una sprint, è apparsa un rodeo. Contatti a volontà che hanno coinvolto atleti di primissimo piano e tante polemiche. Non sarebbe ora di riflettere su come è stato impostato il format?
“Io partirei dal presupposto che un tracciato come quello di Dresda con due curve che impongono l’inversione di marcia non può avere diritto di cittadinanza nel circuito di Coppa del Mondo. Se proprio si vogliono organizzare sprint cittadine, senza dubbio appetibili per pubblico e cornice, è opportuno allestire tracciati degni di questo nome e non gimkane da Giochi senza frontiere.
Per il resto, la carambola generata dal recidivo francese Jouve, che ha coinvolto l’incolpevole Federico Pellegrino, deve essere motivo di riflessione.
Il regolamento attuale delle sprint è esilarante e non all’altezza del torneo della parrocchia figuriamoci di uno sport olimpico. Inoltre, se si pensa che con il passare del tempo è stato modificato in peggio, sorgono seri dubbi sull’adeguatezza delle persone preposte a gestire lo sci di fondo. E’ arrivato il momento di redigere delle norme inoppugnabili che diano credibilità alla specialità. In primis, il fatto di consentire a tutti gli atleti di scegliere il pettorale è a tutti gli effetti una delle più grandi barzellette dello sport moderno. L’ideatore di questa genialata di cui non voglio conoscere il nome andrebbe allontanato da qui all’eternità dalle stanze dei bottoni.
Passi la facoltà di decidere la collocazione nei quarti di finale per i migliori cinque tempi, obbligati però a scegliere batterie diverse, ma non è possibile che tutti abbiano facoltà di scelta. Chiaramente, sfruttando questa opzione, le Nazioni che hanno a disposizione un numero cospicuo di atleti potrebbero condizionare l’esito delle gare mettendo scientificamente alle corde i principali rivali. A maggiore ragione, in una specialità che di fatto non sanziona contatti e irregolarità se non nella parte conclusiva del rettilineo finale.
Non è ammissibile che il danneggiamento subito da un atleta in posizione di qualificazione al turno seguente, per colpa o dolo non fa differenza, non venga sanzionato in alcun modo e non esista una possibilità di ripescaggio come avviene in altre discipline dove i contatti sono sempre dietro l’angolo, vedi il meglio organizzato e ben regolamentato short-track.
Proprio nello short track, disciplina che condivide tanti aspetti con le sprint dello sci di fondo, oltre ai danneggiamenti agli avversari, viene sanzionato anche il cosiddetto gioco di squadra in cui determinati atleti eccellono. A tal proposito, è sufficiente analizzare quanto avvenuto nella sprint di Planica con Jouve e Chanavat principali protagonisti.
Per quanto riguarda,  invece, l’aspetto agonistico, il francese Chanavat, che finora non ha mai toccato palla con Klaebo e mai ci è andato vicino, ha dimostrato di essere superiore agli altri atleti sfidati ad armi pari con l’eccezione di Federico Pellegrino, brutalmente escluso dalla gara per via della condotta del goffo Jouve, non nuovo a imprese poco edificanti. Peraltro, Jouve si è ripetuto a distanza di ventiquattro ore nella team sprint senza che nessun giudice battesse ciglio. Ironia della sorte, anche in questa occasione, le vittime dell’incidente sono state italiane.
A questo punto mi domando se esista qualche figura italiana che si faccia sentire nelle sedi opportune, sempre che la missione non sia quella di andare in viaggio premio qua e là per il mondo. Ai posteri l’ardua sentenza”. 

Chiudiamo con lo snowboard, visto che proprio ieri sera per l’Italia è arrivato un risultato clamoroso.
“A Bad Gastein, uno degli storici templi della tavola, i ragazzi azzurri si sono superati andando vicini a monopolizzare il podio, fatto per il settore maschile avvenuto in una sola occasione nella storia. Nell’atto finale dello slalom in parallelo si sono sfidati Daniele Bagozza e Maurizio Bormolini, due degli atleti emergenti del movimento. La vittoria è andata al ventiquattrenne altoatesino, ma il livignasco si è consolato con la prima posizione nella classifica della specialità. Peraltro, non va dimenticato il quarto posto dell’eterno Roland Fischnaller, che è nettamente in testa alla classifica di Coppa del Mondo delle specialità alpine, oltre a essere leader nella graduatoria del gigante in parallelo.
Il ruolino di marcia della squadra azzurra è stato finora entusiasmante. Contando anche lo snowboardcross, sono già arrivate cinque vittorie e tredici podi con ben dieci atleti differenti coinvolti. Avanti di questo passo potrebbe anche essere possibile avvicinare le dodici vittorie stagionali e i ventinove podi complessivi ottenuti nelle gare di Coppa del Mondo della stagione olimpica, ma, siccome l’appetito vien mangiando, la vera impresa diventa quella di riuscire a vincere cinque delle otto classifiche individuali tra snowboardcross e specialità alpine.
Per il resto, gli aggettivi per descrivere il lavoro dello staff diretto da Cesare Pisoni sono esauriti da tempo.
A margine, merita però una menzione  la tedesca Ramona Theresia Hofmeister, che a Bad Gastein ha infilato il quarto successo consecutivo surclassando nell’occasione Ester Ledecka, al debutto stagionale con la tavola. La campionessa olimpica ceca avrà però a breve altre occasioni per provare a diventare la prima atleta capace di imporsi nella stessa stagione sia nella Coppa del Mondo di sci alpino che in quella di snowboard”.

 

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Foto: Massimiliano Ambesi

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