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Troppe armi custodite in casa, il presidente del Tiro a Segno di Padova fa ricorso al Tar e vince

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Troppe armi custodite in casa, il presidente del Tiro a Segno di Padova fa ricorso al Tar e vince

PADOVA. Marco Piovan ha sessant’anni e da nove è presidente del Tiro a Segno di Padova. È consulente balistico del Tribunale padovano e da tempo addestra al tiro gli agenti della Questura, praticamente a titolo gratuito. In casa ha 202 armi comuni da sparo, molte delle quali utilizzate per lo svolgimento della professione. Regolarmente detenute e perfettamente custodite.

Lo scorso 2 marzo a Piovan è stato notificato un provvedimento del questore Isabella Fusiello: 202 armi sono troppe, obbligo di disfarsene e di mantenerne non più di 100. Tempo sei mesi per provvedere alla «scrupolosa osservanza ed esecuzione» di quanto prescritto.

Perché? Innanzitutto per il rischio di furto delle stesse: «Il trend di furti in abitazione, con illecito asporto di armi rinvenute dai ladri, costituisce di per sé un fattore di allarme», spiega l’ufficio della Questura, e a maggior ragione se quelle armi sono così tante.

Non solo, per la Questura «la presenza in uno stesso immobile di un elevato quantitativo di armi costituisce un elemento di rischio, non a priori definibile, ma di certo non escludibile», anche per l’ipotesi di «comportamenti non legittimi da parte dello stesso titolare delle armi, come le cronache hanno purtroppo evidenziato».

E infine, viene avanzato il rischio che il luogo in cui sono detenute tutte quelle armi «sia trasformato in un bunker inviolabile e inattaccabile».

«Sono sincero, quando è stata messa in dubbio la mia affidabilità ho provato fastidio», è il commento di Piovan, perito balistico e dal 1996 nel consiglio del Tiro a Segno di Padova, ente che presiede da quasi un decennio. L’affidabilità del professionista è confermata da un curriculum di tutto rispetto: «Tra le varie cose, da anni sono impegnato nell’addestramento degli agenti della Questura».

Piovan ha inevitabilmente fatto ricorso al Tar: tra le motivazioni dell’opposizione un dato di fatto, ossia che da dati Istat il trend di furti in abitazione della provincia di Padova è andato dal 2015 al 2019 in diminuzione. Non ci sarebbe dunque una casistica tale da far pensare a un aumento del rischio.

Disfarsi di quelle armi, poi, e mettere in circolazione tutto quel materiale in così poco tempo «renderebbe più probabile che le stesse finiscano in mano a soggetti a rischio rispetto alla situazione di attenta custodia in cui ora si trovano», sottolinea Piovan, che nel suo ricorso si è affidato agli avvocati Stefano Bigolaro, Clara Silvano e Fabrizio De Zanet di Padova.

E poi la motivazione più concreta: il provvedimento comprometterebbe la possibilità del ricorrente di svolgere la sua attività di perito balistico per conto dell’autorità giudiziaria. «Alcune armi sono difficilmente reperibili, e per il mio lavoro ho necessità di avere libero accesso a tutto il materiale che detengo. Io sono un raccoglitore di armi, non un collezionista».

Piovan – che sottolinea di non essere cacciatore e detiene anche numerose armi sportive in quanto esperto praticante – ricorda inoltre che tutte le armi sono state acquistate previa autorizzazione della stessa Questura, realizzando anche gli interventi richiesti in materia di sistemi di sicurezza.

Il Tar del Veneto ha accolto il ricorso di Piovan, ritenendo il provvedimento «un illegittimo spossessamento forzoso delle armi» e annullando la prescrizione della Questura.

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