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Volley femminile, la principale missione di Velasco: far coesistere Egonu e Antropova senza invidie

La Nazionale italiana di volley femminile può vantare un tesoro tecnico che nessun’altra selezione al mondo ha: due opposte di livello mondiale come Paola Egonu ed Ekaterina Antropova. Un lusso assoluto per il CT Julio Velasco, ma anche un potenziale nodo da sciogliere nella costruzione dell’equilibrio tattico e gerarchico della squadra.

Da un lato, Paola Egonu, indiscussa titolare designata: reduce da un’altra stagione ad altissimo rendimento con Milano e forte di uno strapotere fisico senza eguali. La sua capacità di decidere le partite nei momenti cruciali, il suo impatto offensivo devastante e l’esperienza internazionale ne fanno, secondo lo stesso Velasco, “una delle più forti al mondo nel ruolo”, al pari di Haak, Boskovic e Vargas. Dall’altro, Ekaterina Antropova, 21 anni appena, protagonista assoluta della cavalcata di Scandicci fino alla finale di Champions. Tecnica, potenza e margini di crescita enormi: Kate ha dimostrato di essere già oggi una protagonista assoluta del ruolo. Eppure, per ora, il suo posto in Nazionale sarà quello della “riserva di lusso”, come ha dichiarato con estrema chiarezza lo stesso Velasco: “Egonu è titolare, Antropova la riserva”.

Nonostante il dualismo sia inevitabile e inevitabilmente enfatizzato da media e tifosi, le dirette interessate hanno mostrato grande maturità. Antropova ha ribadito che la “sfida personale” con Egonu non esiste: “Il nostro è uno sport di squadra e le rivalità personali lasciano il tempo che trovano”. La sua disponibilità è massima, tanto da dichiararsi pronta anche a un cambio di ruolo in posto 4, pur di aiutare il gruppo.

Parole che denotano intelligenza sportiva e senso di appartenenza, ma che si scontrano con i limiti tecnici e tattici dell’operazione: Antropova non ha esperienza in ricezione e l’adattamento in posto 4 a livello internazionale richiederebbe tempi lunghi che non sembrano compatibili con l’immediato. Velasco stesso ha chiuso (almeno per ora) la porta all’ipotesi: “Non ci sono i tempi per trasformarla in schiacciatrice. Egonu è titolare, Antropova farà la sua parte quando servirà”. La possibilità di vedere entrambe in campo contemporaneamente è quindi oggi più un’ipotesi teorica che una reale opzione tecnica, almeno nel breve periodo.

La vera sfida per lo staff tecnico azzurro sarà quella di costruire un sistema di gioco non Egonu-dipendente, capace di valorizzare tutte le interpreti. Velasco lo ha ribadito con una metafora calcistica: “Non è vero che Maradona vinse da solo il Mondiale dell’86, come Messi non ha vinto da solo l’ultimo”. Il riferimento è chiaro: anche la miglior individualità non può bastare senza un collettivo efficiente.

E se il presente parla ancora la lingua di Paola Egonu, il futuro potrebbe avere l’accento russo-toscano di Antropova. Avere entrambe è un’opportunità irripetibile: nessuna altra Nazionale al mondo può permettersi due opposte di questo calibro. Per l’Italia, si tratta di un capitale tecnico da saper gestire con intelligenza, evitando inutili contrapposizioni e capitalizzando ogni energia possibile in vista dei grandi obiettivi: la VNL, i Mondiali in Thailandia e il ciclo post-Parigi che potrebbe portare proprio Antropova al centro del progetto. La vera sfida non è scegliere tra Egonu e Antropova. La vera sfida è sfruttarle entrambe, nel modo giusto, al momento giusto e il primo punto, pesantissimo, in questo senso, lo ha messo a segno Julio Velasco nella passata stagione 

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