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L’esilio forzato degli atleti: la squadra ucraina di Optimist accolta dal mondo triestino della vela

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TRIESTE. Un gesto di fair play tra sportivi e un atto di solidarietà nei confronti di chi sta sperimentando da vicino l’orrore della guerra. Il mondo della vela di Trieste ha offerto aiuto concreto alla squadra nazionale ucraina di Optimist. Una decina di ragazzi tra i dieci e quindici anni accompagnati da due allenatori sono stati infatti ospitati in città grazie all’interessamento della giudice di regata, e oggi allenatrice della nazionale Optimist dell’Azerbaijan, Burcu Algon, cittadina turca di origine, ma triestina d’adozione. A Trieste infatto vive da decenni dopo il matrimonio con Massimo Giorgianni, anche lui allenatore della medesima classe.

Tre settimane fa, prima dell’aggressione russa, il team ucraino si trovava a Palamos, in Spagna, per partecipare ad alcune regate. Poi lo scoppio della guerra e la scoperta di non poter più rientrare a casa. È iniziato così un peregrinare attraverso l’Europa dei ragazzi con i loro allenatori, che hanno l’unico obiettivo di far vivere questo drammatico periodo nella maniera più sicura e tranquilla possibile per quanto le notizie che arrivano dall’Ucraina siano drammatiche.

Anche i contatti dei giovanissimi con le loro famiglie sono abbastanza difficili, visto che alcuni familiari sono asserragliati nei bunker mentre padri e fratelli sono stati richiamati nell’esercito. Doloroso immaginare il loro stato d’animo, specie alla luce del fatto che buona parte di questi atleti arrivano dalle città della costa, attualmente le più martoriate dai combattimenti. Proprio durante il soggiorno a Trieste, tra l’altro, uno dei ragazzi ha visto dalle immagini in tv la devastazione della strada nella quale abita.

Dopo i primi giorni di esilio, hanno iniziato a farsi sentire con forza anche le difficoltà materiali. «Quando ci trovavamo a Palamos le carte di credito dei ragazzi funzionavano - ricorda Burcu Algon - e non si è subito messo in evidenza il problema dei pagamenti. Ma nel giro di un paio di giorni la squadra si è ritrovata senza contanti ed è scattata la solidarietà spontanea della federazione mondiale e degli amici».

Tra i primi a farsi avanti è stata Gintare Volungeviciute, olimpionica lituana del Laser, moglie del super campione brasiliano Robert Scheidt con il quale vive sul lago di Garda. È stata lei a proporre al gruppo di raggiungere l’Italia per partecipare a una regata prima di approdare in Turchia, a Bodrum, dove si terrà il prossimo impegno internazionale a fine marzo. Sempre Gintare ha organizzato una raccolta fondi per supportare il team in questo periodo di incertezza. «Vista la conoscenza di lunga data con l’allenatore ucraino - continua Algon - ho proposto di sostare a Trieste, trovando il supporto di un hotel del centro che ha ospitato tutti per un paio di notti e si è accollato anche la spesa di una cena».

La Società Velica di Barcola e Grignano ha aperto le sue porte per un pranzo e ha riempito i ragazzi di gadget e aiuti materiali. «L’aspetto più difficile da gestire è stato il passaggio di un pulmino, un carrello con le barche e uno con il gommone verso la Turchia - ricorda ancora Burcu Algon -. All’inizio avevamo pensato di fare il viaggio via terra, ma l’aumento del gasolio e i tanti passaggi confinari ci hanno fatto cambiare rotta.

Grazie all’interessamento di una grandissima azienda della logistica turca non solo i mezzi sono stati imbarcati verso Çesme, ma questa azienda ha deciso di offrire i voli aerei da Venezia a Istanbul per l’intera squadra e un allenatore. Un’allenatrice invece è partita con un altro pulmino verso la Romania, dove raccoglierà altri giovani velisti ucraini, e poi si dirigerà a Çesme per recuperare l’attrezzatura e concludere il viaggio a Bodrum, dove spero di incontrarli tutti a breve». —

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