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Aniene, è scontro sul circolo di Roma vietato alle donne: interrogazione in Parlamento. Federica Pellegrini: “Si guarda pelo nell’uovo”

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Aniene, è scontro sul circolo di Roma vietato alle donne: interrogazione in Parlamento. Federica Pellegrini: “Si guarda pelo nell’uovo”

È scontro sullo Statuto del circolo Canottieri Aniene di Roma e la polemica arriva fino in Parlamento. Trenta deputate dell’intergruppo donne alla Camera hanno infatti chiesto di fare luce sulle regole “discriminatorie e anacronistiche” che escludono le donne dalla possibilità di essere “soci effettivi”. L’interrogazione al premier Mario Draghi e alla ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti (prima firmataria Laura Boldrini) chiede al governo “quali iniziative urgenti” si intendano “adottare per promuovere le pari opportunità in tutti i circoli affiliati alle Federazioni sportive nazionali”. E sulla polemica interviene anche Federica Pellegrini che invita le deputate a “non guardare il pelo nell’uovo”: “Non è vero che è vietato alle donne. Per meriti sportivi o per meriti speciali una donna può entrare”.

Le parlamentari, che si sono mobilitate dopo che La Repubblica ha sollevato il caso, ricordano che attualmente le socie “onorarie” del circolo attualmente sono solo cinque: Federica Pellegrini, appunto, Flavia Pennetta, Josefa Idem e le neo-nominate Caterina Banti (oro a Tokyo per la vela) e Simona Quadarella (bronzo a Tokyo per il nuoto). Ma si tratta di ruoli conquistati, appunto, solo per meriti sportivi, mentre, fanno notare le parlamentari, il “Canottieri Aniene è affiliato alla Federazione Italiana Canottaggio e alla Federazione Italiana Nuoto” e “il Coni, a cui queste federazioni fanno riferimento, ‘detta principi contro l’esclusione, le diseguaglianze, il razzismo e contro le discriminazioni”.

La difesa di Federica Pellegrini ha però provocato al risposta dell’Associazione Nazionale Atlete che, in una nota della presidente Luisa Rizzitelli, dichiarano: “Siamo certe della buona fede di Federica Pellegrini, ma questa volta ha commesso davvero un brutto errore definendo ‘pelo nell’uovo’ la richiesta di modifica dello Statuto del Circolo Aniene che impedisce alle donne di diventare socie. Lei gode di un privilegio e cioè di una ‘deroga’ per meriti ‘speciali’, ma la parità e l’articolo 3 della Costituzione, a dirla tutta, dicono che non deve funzionare così”.

Nello scontro interviene anche il presidente del circolo, Massimo Fabbricini, e spiega perché gli associati non si sentano in colpa: “Nel nostro statuto abbiamo una nota che prevede che il corpo sociale sia composto esclusivamente da uomini, i soci paganti. L’Aniene è apertissimo al mondo femminile”, ma “certe cose non si possono risolvere, abbiamo delle rigidità strutturali, nella sede in cui stiamo gli spazi non ci permetterebbero di dare le stesse condizioni dei vecchi soci se i nuovi soci fossero donne. Avremmo, ad esempio, problemi per gli spogliatoi e le saune”.

Il Canottieri Aniene non rappresenta però un unicum in Italia. La tradizione è antica e affonda le proprie radici in quei “club per gentiluomini” diffusi nel Regno Unito e che ancora oggi fanno parlare di sé anche in altre parti del mondo (la scorsa estate The Guardian, tra gli altri, ha puntato i riflettori sul prestigioso Australian Club di Sydney, i cui membri hanno votato contro il permesso alle donne di unirsi ai loro ranghi). Nel nostro Paese le situazioni sono molto differenti l’una dall’altra: ci sono i circoli sportivi, quelli ricreativi, quelli super-esclusivi. Come il Circolo della Caccia di Roma, che interpellato risponde che “non vi sono veti” per le donne, o il Circolo degli Scacchi dove confermano che i soci attuali sono solo uomini. Nel resto d’Italia, annoverate tra i “club per gentiluomini” ci sono numerose realtà. Tra queste anche il Clubino di Milano e la Società Del Whist Accademia Filarmonica di Torino.

Per Rizzitelli, però, “in un circolo sportivo, affiliato alle Federazioni e che gode peraltro di concessioni comunali, non può esistere alcuna barriera tra generi per potersi associare ed è molto grave che le donne, messe nei ruoli apicali proprio nell’era Malagò, non abbiano il coraggio di dirlo. Suggerire al presidente del Coni di rimediare a questa situazione grottesca sarebbe peraltro non solo un bel gesto di affetto nei suoi confronti, ma un dovere morale per il ruolo che si ricopre. È per questo che mi aspetto una rettifica da parte della Pellegrini, componente del Cio in quota atleti e delle dichiarazioni pubbliche delle due vicepresidenti del Coni, Silvia Salis e Claudia Giordani, così come dalle donne che sono presenti in Giunta Coni. Il loro silenzio sarebbe davvero imbarazzante e un pessimo segnale per l’Italia che crede nei valori dello Sport”.

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