Addio a Marco Grandi, il “Dottore dello sport”
Per tutti era semplicemente il “Dottore dello sport”, la sua vera grande passione: Marco Grandi, uno degli uomini magici della Panini “Anni Ottanta e per un ventennio simbolo del Modena Calcio, dove lo aveva chiamato Francesco Farina, se ne è andato nella notte tra domenica e lunedì. Avrebbe compiuto 72 anni il 22 dicembre: una scomparsa improvvisa e inimmaginabile che ha davvero colpito tutti, a Modena, dove era nato, nel 1948, ma anche a Formigine e Sassuolo dove è sempre stato apprezzatissimo. Liceo San Carlo e Università di Modena-Reggio Emilia, dove si era laureato, le tappe del suo percorso di studi, poi medico internista al Policlinico, endocrinologo, da tre anni in pensione, uno status che proprio non amava, e che, con la solita eleganza e il consueto altruismo, aveva bypassato con stile trasformandosi in “volontario a tempo pieno”.
Leo Novi, 82 anni, storico dirigente della Panini, compagno di mille imprese e battaglie lo ricorda quasi in lacrime: «Sono profondamente scosso, non posso ancora credere che Marco non ci sia più, lui c’era sempre, per tutti. Pensate che quando arrivò l’ora della pensione stupì tutti decidendo di continuare a lavorare “gratis” all’Ospedale di Sassuolo, lui era fatto così. Rimase a casa solo quando arrivò il Covid per non diventare un rischio per l’ospedale».
E poi altri ricordi sull’amico di una vita.
«Sapete come arrivò alla Panini? Noi eravamo seguiti all’epoca da medici-dentisti e uno di questi , Gigi Cappi, nostro giocatore, mi disse “Vai al Policlinico c’è una persona adatta al ruolo”. Un ottimo consiglio, io ingaggiai Marco presentandomi con una borsa e una tuta della Panini».
Bellissimi anche i due flash con cui Novi vuole dare una idea della grandezza del personaggio.
«Da quando non frequentava più Sassuolo Marco era solito passare un po’ di tempo alla Polisportiva San Faustino, l’ “Ora dell’anziano”, l’aveva ribattezzata. Tra gli amici Fabio Bonci e tanti altri nomi illustri del mondo del calcio, perché lui amava il football tantissimo. Aveva un sogno, vedere il suo adorato nipotino Mattia, giovanissimo portiere della “Polisportiva”, diventare un calciatore vero, mi diceva sempre “Leo, Ha i mezzi, credimi”. A San Faustino, visto che portava Mattia agli allenamenti, gli chiesero di fare il medico sociale e lui accettò subito con il consueto entusiasmo».
Lo scudetto del 1986, il primo dell’Era Velasco, resta indimenticabile.
«Marco era in panchina a Bologna in quella notte magica, durante il match dovetti andare a chiamarlo perché vista la tensione Pietro Peja non si sentì benissimo. Lui intervenne, poi tornò in tempo per l’ultimo punto, quello del tricolore più desiderato e sofferto di sempre».
L’amore per la pallavolo di Marco Grandi si trasformò anche in una avventura splendida con la Nazionale Veterans, di cui fu medico prima di diventarne anche allenatore, come racconta Giancarlo Dametto, uno dei grandissimi di sempre con la maglia di Robe di Kappa Torino e Panini-
«A Modena io arrivai nel 1984, Marco era già il “Dottore”, in quei due anni che trascorsi nella Panini si sviluppò un rapporto di amicizia tanto speciale che è durato per sempre. Quando decisi di promuovere l’attività dei Master lui disse immediatamente “sì”. Insieme vincemmo la medaglia d’oro ad Europei e Mondiali, ma quello che più conta e che abbiamo vissuto qualcosa di speciale, esperienze irripetibili in giro per il mondo con la stessa gioia dei ragazzini di una volta. E lui era lì in prima fila, sempre con noi».[/FIRMA&TESTA]
Giorgio Goldoni, colonna dei tempi Panini: «Ci sarebbero mille aneddoti di quei tempi, fu lui a chiamarmi per primo “Gorgino”, un Nick che mi ha accompagnato per tutta la carriera sportiva».
Lamberto Padovani, un altro dei legionari Panini: «L’ho incontrato al Portico del Collegio un paio di giorni fa e voglio ricordarlo col sorriso con cui mi disse: “Tutto bene, non potrebbe andare meglio” di così». —