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Lo skipper carrarese che in 4 anni ha fatto il giro del mondo su una barca a vela

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Lo skipper carrarese che in 4 anni ha fatto il giro del mondo su una barca a vela

CARRARA. Con l’arrivo, venerdì, al Club Nautico Marina di Carrara di Thodet (acronimo di “T’ho desiderato tanto”) - uno sloop tipo Hunter di 44 piedi (circa 13 metri e mezzo), costruito in America - si conclude, dopo aver percorso 28mila miglia (51mila chilometri...), il giro del mondo a vela dello skipper Aldo Di Lupo. Il viaggio, a tappe, era iniziato quattro anni fa, il 3 di luglio ’16 sempre partendo dal Club marinello di cui il navigatore, nato a Pisa nel ’55, è socio. Perito aeronautico, agente di commercio in articoli sportivi, maestro di sci, sposato con l’insegnante Cristina Provvisionato di Massa, padre di Silvia (oggi trentenne) Aldo ha realizzato, col giro del mondo a vela, il sogno di una vita.

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«Quando comprai la barca, nel 2012, cominciai ad intravvedere la possibilità di realizzare la mia aspirazione ed allora ho iniziato a pianificare l’impresa; l’organizzazione preventiva si è rivelata la parte forse più impegnativa». E aggiunge: «Ho dovuto estraniarmi dal lavoro e dalla famiglia trovando la comprensione di moglie e figlia, ho dovuto selezionare tappe e tempi che risultassero i più favorevoli alla navigazione nei “Sette mari”; cinque se si escludono l’Artico e il Golfo del Messico, appena sfiorato. Ed infine ho dovuto studiare le capacità della barca per gli approvvigionamenti, mettere a punto l’attrezzatura elettronica, velica e motoristica del 50 cv imbarcato».

Aldo ricorda tutte le tappe e le fermate, con il ritorno a casa ed il cambio equipaggi, formato generalmente, al massimo da 4 amici e così riassume: «Sono partito il 3 luglio da Marina con moglie figlia e ci siamo fermati a Gibilterra. Poi con altri ho proseguito per le Canarie, isole Capo Verde e cogli Alisei siamo arrivati alla Martinica, nei Caraibi, dove abbiamo fatto cabotaggio fra le isole. Poi dalla Martinica siamo giunti a Panama ed è arrivato il 2017, con Venezuela e Colombia».

E rammenta: «Abbiamo attraversato il canale di Panama, ai primi di marzo del ’18, indi abbiamo fatto rotta per le Galapagos e giù per la Polinesia, diciotto giorni di cielo e mare: tremila miglia. Eravamo tre, soli nel Pacifico, ed abbiamo avuto una settimana di tempo cattivo, con le vele ridotte e il vento di bolina larga, quando arrivava l’onda oceanica ti sdraiava la barca. Abbiamo dovuto “appuggiare di rilascio” e poi rimettere in rotta. Siamo arrivati alle isole Polinesiane in maggio. A luglio-settembre, con diverso equipaggio, abbiamo toccato le Tonga. Nel marzo ’19 è stata la volta delle Figi e infine rotta per la Papua Nuova Guinea».

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A questo punto ricordo ad Aldo che mio zio Cesare, emigrato in Australia, ci andava a caccia di coccodrilli negli anni ’50 e c’erano i “Cacciatori di Teste”.

Lo skipper mi interrompe e dice: «Anche adesso non è completamente sicura: mentre ero nella capitale, Port Moresby, un tedesco è stato divorato da un coccodrillo addirittura in mare. Non solo, se devi spostarti, la “Sicurezza” non ti fa uscire fino all’arrivo di un taxi. Hanno uno Yacht Club che sembra una reggia».

Dopo la parentesi, diciamo così di colore, Aldo riprende il racconto del viaggio: « Arriviamo ad agosto 2019 e saliamo di parallelo (ricordiamo che le latitudini a Sud dell’Equatore sono da considerarsi negative) fino a Bali. In questa traversata ero solo con Cristina ed abbiamo preso tre giorni di tempo molto cattivo, che ci ha costretti alla solita “Appuggiata di rilascio” (una manovra per allontanare la prua dalla direzione del vento, ndc)». «Quindi abbiamo proseguito in sequenza per: Indonesia, Malesia Tailandia fino a dicembre. A gennaio ‘20 abbiamo toccato lo Sri Lanka, poi il corno d’Africa, Gibuti, l’Eritrea, e il Sudan fino all’Egitto nel Mar Rosso e qui abbiamo dovuta lasciare la barca e tornare a casa causa pandemia. Eravamo a marzo, siamo tornati a luglio, abbiamo attraversato il Canale di Suez e siamo stati in Grecia e ad agosto rotta per l’Italia a Crotone, indi a Porto S. Stefano ed infine a Castiglioncello ed ora (il 9 ottobre, ndc), siamo di nuovo al Club Nautico, a Marina, da dove siamo partiti quattro anni fa».

Così sintetizza Di Lupo: «È stato senza dubbio un viaggio che vale una vita, il viaggio della vita. Ringrazio mia moglie e mia figlia e gli amici del Club Nautico». Ad attendere e festeggiare Aldo Di Lupo c’era il Presidente del Club dott. Emilio Cucurnia, una piccola folla di amici, la figlia Silvia e la moglie Cristina che lo seguivano con sguardo affettuoso. Perché dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna; in questo caso le donne sono due!

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