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Rugby, dai ragazzini ai massimi campionati: «Promuoviamo valori, regole e disciplina»

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IVREA. Nel panorama sportivo globale il rugby emerge come un fenomeno anomalo, quasi controcorrente. Non è solo una disciplina, è filosofia di vita, inno all'aggregazione, alla concretezza e a quei valori antichi che talvolta sembrano smarriti. In questo tessuto di passione e appartenenza, trovano la loro massima espressione realtà come l'Ivrea rugby club, custodi di valori antichi.

Franco Rosso, ex dirigente d’azienda ora in pensione, rappresenta l'anima di questa associazione. «La mia è una passione giovanile, dato che ho praticato il rugby fino a 15/16 anni nell'Ivrea pionieristica all'inizio degli anni Settanta – racconta – poi i miei figli si sono appassionati a questo sport, e questa è stata l'occasione per riavvicinarmi». La squadra di rugby eporediese fu fondata nel 1968 su iniziativa di un gruppo di dipendenti Olivetti provenienti da ogni parte d'Italia e persino da nazioni con una solida tradizione rugbistica, come l'Inghilterra, che avevano avuto esperienze precedenti e provarono a creare una formazione a Ivrea. Una lunga tradizione culminata con la conquista della serie B.

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IL SEGRETO

«Il segreto del rugby risiede nei principi che veicola – prosegue Rosso – come per esempio il fatto che sia uno sport di gruppo e che il risultato si ottenga sempre grazie al lavoro di squadra. La nostra società ha inoltre posto al centro alcuni elementi aggiuntivi, quali l'accoglienza, intesa come partecipazione di tutti, creando così uno spazio collettivo e promuovendo concetti di regole e disciplina sportiva». I motti dell'Ivrea rugby club includono anche il supporto, che, da termine tecnico di una fase di gioco, si trasforma in un valore universale, tenuto insieme da familiarità e convivialità.

SPAZIO APERTO

«L’ impianto di viale Biella è uno spazio aperto a tutti, dove i genitori, ad esempio, socializzano e instaurano relazioni – continua Rosso – da queste situazioni nasce poi il diverso livello di impegno all'interno del club, tra chi segue e porta avanti determinati compiti e coloro che, come volontari, in occasione di certi eventi, vengono a dare una mano». Cristina Beata, coordinatrice dei volontari, sottolinea: «È importante soprattutto la condivisione nel prendere le decisioni, dove i genitori dei ragazzi che giocano hanno un ruolo fondamentale, perché sono il cuore della società». Lo spirito di squadra si estende ben oltre i minuti di gioco. Il "terzo tempo", rito sacro e inconfondibile del rugby, ne è la prova lampante. Avversari fino a pochi istanti prima, i giocatori si ritrovano a condividere cibo e bevande, a costruire ponti di rispetto e amicizia che trascendono il risultato. È qui che il rugby rivela la sua più grande forza: la capacità di unire, di creare comunità, di insegnare che il rispetto per l'altro è la base di ogni relazione umana, sportiva e non.

LE SQUADRE

Il settore tecnico è guidato da Chris De Meyer. La rosa che milita nella serie B del campionato nazionale è composta da 30 giocatori, a cui nel campionato appena concluso si sono uniti due atleti italo-argentini e due ragazzi sudafricani che hanno partecipato a uno scambio sportivo-culturale. Molti bambini prendono parte a queste attività: circa sessanta nella categoria Under 12, mentre le categorie Under 16 e Under 18 fanno parte di un progetto condiviso con la squadra di Aosta. Importanti i numeri dall’Under 6 all’Under 12. Ma la vera pietra preziosa è una compagine femminile che milita in Serie A. «Negli ultimi anni, insieme ad altre società della provincia di Torino e di Aosta, ci siamo accordati ed è stata costituita una squadra che milita nella massima serie del campionato italiano – spiega Beata –. Si chiamano Le Fenici». Per l’estate sono previste numerose attività per i più giovani. «Abbiamo organizzato un centro estivo, insieme alla società Atletica Ivrea, con varie attività – aggiunge Franco Rosso – in cui ci sarà anche un momento dedicato all'atletica e al rugby, che è iniziato lunedì scorso». E non mancano i momenti di divertimento e di sport con chi ha superato i trenta. «È stata lanciata quest'anno la cosiddetta attività Old, riservata dai 35 anni in su - prosegue - e abbiamo coinvolto i genitori dei ragazzi. Tutti i mercoledì si svolge questa attività che ha come obiettivo la partecipazione a tornei nel prossimo mese di giugno. Ci siamo ritrovati con un gruppo di quaranta persone, comprese le mamme dei ragazzi che giocano con la palla ovale con delle regole particolari». L'ambizione di Rosso è quella di aprire a tutto il quartiere San Giovanni gli spazi dedicati al rugby. «Per me questi potrebbero essere spazi aperti – conclude – abbiamo l'ambizione di riuscire a farlo. Stiamo allestendo un campo da beach volley che diventerà uno spazio fruibile da tutto il quartiere».

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