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Under 16: intervista a coach Roberto Facchetti

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Aspettando la ripresa del campionato, abbiamo fatto una chiacchierata con Roberto Facchetti allenatore della nostra Under 16.
Roberto, sabato la tua squadra va a Gossolengo per disputare la quarta giornata di campionato contro Piacenza. Come hai impostato il lavoro in queste settimane di sosta?
“I miei colleghi Dario Rocco e Federico Bertaglio hanno impostato il programma incentrandolo prettamente sul piano fisico, in modo da recuperare la forma dopo la pausa natalizia. Per preparare la sfida contro Piacenza facciamo allenamenti dedicati alle tattiche di gioco e in particolare sulla difesa che dall’inizio della stagione è un po’ il nostro punto debole che dobbiamo migliorare”.
La rosa che hai a disposizione è piuttosto corta. Tuttavia, questo non ti ha limitato dallo svolgere un lavoro ottimo affidandoti ai tuoi mezzi. Cosa pensi debba fare oggi un buon allenatore per far crescere nel migliore dei modi i suoi ragazzi?
“Di necessità si fa virtù. Nonostante il numero sia appunto risicato, sono contento per la motivazione e la voglia dei miei ragazzi che sono sempre molto partecipi ed entusiasti agli allenamenti. Inoltre, nelle scorse settimane abbiamo accolto in gruppo due nuovi atleti e questo mi fa davvero piacere. Quando alleni un gruppo di ragazzi così giovani cerchi naturalmente di fare da confidente e aiutarli a crescere in un periodo non facile. Io spero di aver instaurato un buon rapporto sia con loro che con i genitori. Per di più, sono convinto che un allenatore debba cercare di trasmettere negli adolescenti i valori del nostro gioco e far capire ai ragazzi che questi valori li ritroveranno nel corso della propria vita e ne avranno sicuramente dei benefici da apprezzare”.
In carriera hai giocato ad un buon livello, ci parli delle emozioni che si provano ad essere passato dal campo alla panchina…
“Io mi sono approcciato al rugby da adolescente proprio a Botticino. Dopo di che, negli anni successivi all’università ho incontrato dei ragazzi che avevano studiato all’istituto Tartaglia e mi hanno consigliato di giocare a Chiari. Nella città clarense ho trovato un bellissimo ambiente guidato da Silvio Basso che mi ha dato la base necessaria per poi essere notato da una squadra di Serie A come il Brescia. Nel 2002 mi sono poi spostato a Botticino sempre nella Seniores e in seguito ho contribuito a fondare il Cus Brescia riscoprendo un po’ le mie origini. Sei anni fa, ho cominciato ad allenare le giovanili del Botticino grazie al mio caro amico e compagno di squadra Carlo “Gamber” Marchina. Il ruolo di allenatore per me è stata una piacevole e stimolante sorpresa. Sono convinto che i ragazzi abbiano bisogno di essere stimolati e motivati, tante volte per esempio pianifichiamo un allenamento ma quando arriviamo al campo dobbiamo fare i conti con una serie di imprevisti e ciò conduce me, Federico e Dario a stravolgere il programma. Questo è importante perché bisogna al tempo stesso essere in grado di improvvisare un allenamento che faccia partecipare attivamente i ragazzi”.
Molti dei ragazzi che hai allenato in passato oggi giocano stabilmente in prima squadra. Secondo te quanto è importante il concetto di linea verde all’interno di un club?
“Ritengo sia fondamentale. E a mio parere sarebbe altrettanto importante che ci fosse la possibilità di avere una squadra di categoria inferiore alla Serie B per poter far ingranare i giocatori più giovani che per la prima volta si approcciano ai campionati degli adulti. Questo permetterebbe di poter far giocare anche atleti non al meglio della condizione. Penso sia un aspetto da tenere in considerazione nel prossimo futuro”.

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