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Poliziotto morto in servizio, i funerali sul campo da rugby. La madre: ho la sua foto sul cuore

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«Doveva tornare a casa tra un mese, invece non lo rivedrò più. Voleva rendermi fiero di lui, era la colonna portante della nostra famiglia».

Un dolore immenso, una ferita che non si rimarginerà mai. Vesna Cisic, madre dell'agente di polizia 32enne Amar Kudin deceduto in un tragico incidente stradale a Roma, parla in lacrime con la foto del figlio stretta al petto, all’altezza del cuore, sotto il pigiama.

Giovedì 21 e venerdì 22 mattina, potrebbe esserci la camera ardente nella capitale. E sabato mattina, alle 10, la famiglia d’intesa con il Rugby Paese ha organizzato il rito civile di addio a Kudin, nel “suo”campo da rugby, lo stadio “Visentin” di Paese. Ma manca ancora l’ufficialità.

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Lunedì mattina alle 5, il terribile incidente tra due auto della polizia a Roma ha causato la morte di Amar, in servizio al distretto di Primavalle. Nato in Croazia, da madre bosniaca di Mostar e orfano di padre, Kudin è cresciuto e ha vissuto per anni a Paese prima di trasferirsi a Roma. La vita di Kudin era profondamente legata al rugby.

Cresciuto nelle giovanili di Paese e poi passato al Benetton Under 18, si era trasferito in prima squadra a San Donà, dove è arrivata anche la chiamata della nazionale Under 20. Poi l’approdo con i Leoni, con cui ha giocato 6 match (4 di Coppa campioni e 2 di Pro 14). Successivamente, è entrato , alle Fiamme Oro di Roma, la squadra cremisi della Polizia, fino alla scorsa stagione. Kudin ha quindi continuato la carriera al Civitavecchia sempre in parallelo al ruolo di agente scelto.

Passato ai servizi operativi in estate, aveva deciso di rimanere a Primavalle, dove prestava servizio nel quarto turno volanti.

La notizia della sua tragica scomparsa ha raggiunto Paese come un fulmine a ciel sereno. Vesna, lunedì, quando ha appreso la notizia, ha accusato un malore ed è stata portata in ospedale. Ora è tornata a casa in via Monsignor Berto a Paese, assistita dalla figlia Tajma, dal compagno di quest’ultima, Marco Dal Zilio, da amici e vicini. E martedì, dalla Bosnia, sono arrivati i parenti.

«Siamo fuggiti dalla guerra, Amar aveva solo un anno quando è arrivato in Italia. L'ho cresciuto da sola, con tutte le mie forze, assieme a sua sorella Tajma. Ora ho perso anche lui, dopo mio marito: so che da qualche parte, ora, sono di nuovo insieme», così racconta Vesna Cisic, indicando la foto del coniuge appesa in soggiorno.

Amar Kudin, un ragazzo solare, appassionato di rugby, un atleta che aveva raggiunto la nazionale Under 20, era un riferimento per tutti. «Amar mi diceva sempre: “Mamma, vedrai che sarai fiera di me”», continua la madre Vesna che, nonostante le lacrime, non si ferma e vuole omaggiare il figlio, «Ha fatto tutto da solo, andava ad allenarsi al campo di rugby tutti i giorni ed ha raggiunto anche la nazionale giovanile. Tutti gli volevano bene e non aveva nessun nemico, solo amici: lui era veneto perché è cresciuto qui».

I progetti di vita di Amar Kudin erano tanti, la vita davanti a sé: quello in cima alla lista era tornare vicino alla madre e alla sorella, andare a lavorare alla Questura di Treviso ed iniziare a convivere con Anna Soldà, fidanzata di lunga data. «Doveva tornare qui a giugno, doveva venire a lavorare a Treviso ma ha preferito rimanere a Roma. Mi aveva detto: “Mamma, voglio imparare bene a fare il mio lavoro e proteggere le persone dai criminali”».

Vesna ricorda con grande dolore, riguardando il figlio in foto, un amico che la tiene stretta per confortarla - «Doveva tornare a casa tra un mese, a dicembre, e andare a convivere con Anna. Invece non sono riuscito a vederlo».

Un giovane poliziotto, un figlio amorevole che lascia un vuoto incolmabile. «Non so come andremo avanti, lui era quello forte in famiglia, la nostra colonna visto che non c’era più il padre», sospira infine la madre Vesna e ripete ancora . «Non so come farò ad andare avanti».

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