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Mamme, lavoratrici e studentesse, ecco le rugbiste triestine: «Non siamo maschiacci»

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Mamme, lavoratrici e studentesse, ecco le rugbiste triestine: «Non siamo maschiacci»

TRIESTE «Dobbiamo sdoganare l’immaginario della rugbista che si palesa come una donna grossa, brutta, che beve birra senza freni. No, siamo ragazze semplici, anche mingherline, che sprigionano un’energia pazzesca praticando uno sport che nella mente di tutti, in modo errato, viene considerato tipicamente maschile».

Martina Clean, ex giavellottista di fama internazionale, oggi 28enne capitana del Forum Iulii, la neonata squadra di rugby a 15 giocatrici che riunisce dentro sé le migliori atlete del Friuli Venezia Giulia, si erge subito a scudo della proprie compagne, un gruppo eterogeneo formato da atlete dai 16 ai 38 anni.

LE TERRIBILI RUGBISTE

Alessia Babini fa la project manager navale, Lucia Castellan lavora nello studio di un commercialista, Martina Clean è insegnante di scuola guida, Sharon Vigini è mamma e fa la massaggiatrice, Miriam Bresolin è un’aspirante consulente del lavoro, Margherita Blaskovic e Valentina Decarli vanno ancora alle scuole superiori, Francesca Stefani è responsabile operativa di navi container nonché mamma, Sara Poropat fa l’educatrice, Carlotta Benussi discuterà a breve la tesi per laurearsi in Scienze Internazionali e Diplomatiche con tesi sull’evoluzione della condizione della donna in Polonia nella fase di transizione dal Comunismo alla Democrazia.

Eccole le “terribili” rugbiste che formano il nucleo triestino del Forum Iulii. Al loro fianco le goriziane Chiara Odorico, Chiara Stocco, Martina Isabella Suerz, Anna Villanova e Caterina Zanovello, ed altre atlete affiliate a Rugby Pordenone e Black Ducks Gemona.

L’EX “ORCA ASSASSINA”

Francesca Stefani, 38enne ex pallanuotista di Triestina e Pallanuoto Trieste, racconta la sua storia: «Lasciai lo sport e il mitico gruppo delle orche assassine (le cugine più grandi delle orchette, ndr) per costruire una famiglia. Adesso Federico e Ginevra sono grandicelli e grazie anche al supporto di mio marito Simone ho deciso di riprendere a giocare. Perché il rugby? Perché è uno sport di squadra in cui, come nella pallanuoto, si può dimostrare di essere donne anche con la forza: di sicuro non avrei potuto fare il balletto… E poi la prima volta che presi una palla ovale tra le mani andavo alle medie: nel subconscio sapevo che prima o poi avrei praticato questo sport».

LA STAR DEL GIAVELLOTTO

Se Stefani (capitana del Venjulia) funge da chioccia, la fascia nel Forum Iulii è stata assegnata a Martina Clean, il primo centro della squadra.

«Passare da uno sport singolo ad uno di gruppo è stato molto difficile per me, ma quando ho provato per la prima volta il rugby è stato amore a prima vista. All’esordio con il Forum Iulii abbiamo perso a causa della nostra inesperienza. Nel prossimo incontro a Montebelluna (in programma oggi, ndr) ci rifaremo perché vedo che la squadra anche composta da quattro realtà differenti della regione si è già amalgamata. E d'altronde siamo tutte consapevoli che se vogliamo giocare il rugby “vero”, quello a 15 giocatrici, dobbiamo essere unite».

L’ATLETA AZZURRA

«Sono approdata al mondo del rugby grazie a mio zio Alessio. La prima volta ho pensato che non sarebbe stato per me sporcarsi troppo in campo. Invece quando ho fatto il mio primo placcaggio ho capito che ero a casa mia. In precedenza avevo giocato a pallavolo ma non mi ci trovavo più. Lo spogliatoio del rugby è tutt’altra cosa. Le cose belle o brutte vengono dette in faccia, direttamente e subito».

Alessia Babini, 29 anni il prossimo 15 ottobre, è l’unica atleta triestina del Forum Iulii ad aver già indossato la maglia azzurra: «Prima del covid giocavo a Fogliano. Lì venni vista e selezionata per due partite giocate in trasferta contro la nazionale francese: un’esperienza indimenticabile. Il poter giocare a 15 spero possa essere il trampolino di lancio per tornare a giocare con la nazionale italiana. Di sicuro io e le mie compagne daremo il massimo».

L’ETEROGENEITÀ DEL TEAM

La peculiarità nell’osservare queste atlete è la loro diversità. Sia anagrafica, che fisica. Il messaggio che se ne deduce è quindi lampante: se c’è la passione, o magari inizialmente solo la curiosità, un proprio ruolo in una squadra di rugby lo si trova. E non un ruolo di secondo ordine: ognuna può sentirsi utile se non indispensabile per il bene collettivo.

LA CONFERENCE CUP

Dopo il ko all’esordio contro il Rugby Montebelluna (22-29 il risultato dell’Ervatti) le ragazze del Forum Iulii sono pronte per una nuova battaglia in Coppa Conference come rassicura capitan Clean: «La sconfitta brucia, tantissimo ma è il segnale che dobbiamo fare esperienza. Ritengo che la nascita del Forum Iulii sia un vero e proprio punto di partenza per il rugby femminile in regione, un progetto che faccia da promozione per far avvicinare più ragazze possibile a questo splendido sport e che allo stesso tempo dia la possibilità alle ragazze più giovani della nostra squadra di trovare una realtà rugbistica in regione senza dover macinare chilometri per andare a trovare realtà venete alle quali unirsi».

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