I placcaggi, le ruck, le mischie: il rugby è audacia e coraggio, uno sport che fa dello sforzo fisico e della fatica la propria cifra stilistica. Sono aspetti che rendono fondamentale quello che i giocatori indossano in campo: non basta avere belle maglie, servono maglie funzionali. Lo sa bene l’italiana Macron, tra i marchi che negli ultimi anni si sono maggiormente distinti per il loro lavoro sull’abbigliamento tecnico nel rugby. 

Nel Sei Nazioni in corso in queste settimane Macron veste ben tre Nazionali – Italia, Scozia e i campioni in carica del Galles – più tutta la squadra arbitrale: «Vedere una partita come Galles-Scozia nello stadio più importante al mondo del rugby, con tutti i giocatori e gli arbitri vestiti Macron, è per noi motivo di grande orgoglio e qualcosa di inimmaginabile soltanto fino a cinque anni fa», racconta a GQ Gianluca Pavanello, Ceo dell’azienda.

Come nasce una maglia da rugby

Disegnare una maglia da rugby non è semplice, e soprattutto non segue lo stesso processo realizzativo di una divisa ideata, per esempio, per il calcio. «Una maglia da rugby dev’essere aderente ma al tempo stesso comoda, in modo da non intralciare i movimenti dei giocatori», spiega Pavanello. «Per noi la maglia è un sistema: non un solo tessuto, ma tanti tessuti con tante cuciture. Si lavora su tessuti tecnici derivati dai poliesteri, perché è importante che non si impregnino d’acqua, e poi a seconda delle zone possono essere più rigidi o più elastici, più pesanti o più sottili. Tutte le cuciture devono essere super rinforzate, spesso al loro interno c’è della gomma per garantirne la tenuta anche in caso di forti strattonamenti».

Come si decide che tipo di tessuto applicare, e in particolar modo in quale punto? «Una maglia nasce dall’esame della fisicità del giocatore, e da lì si va a costruire una mappa dei tessuti e delle cuciture a seconda delle varie parti del corpo: il disegno deve seguire la fisionomia del giocatore per garantire la massima mobilità. La maglia dev’essere, in definitiva, una seconda pelle». Il meccanismo è dunque dettagliato quanto fondamentale, in uno sport che più di tutti esige un equipaggiamento performance all’avanguardia, come sottolinea Pavanello: «Mettendo a confronto l’abbigliamento sportivo di vent’anni fa con quello odierno, il rugby è lo sport che è cambiato maggiormente nell’innovazione di prodotto. Per un’azienda come la nostra che fa della ricerca e dello sviluppo una delle caratteristiche principali, è un mondo in cui ci troviamo alla perfezione».

Come e quali maglie indossare

Questo è il motivo per cui in vendita ci sono due tipi di maglie (nel calcio, invece, Macron vende una sola versione, quella da gara): l’authentic, che è esattamente la riproduzione di quella che indossano i rugbisti, e la replica, una divisa con un tessuto e una vestibilità differenti, ideale per il tempo libero. La necessità di una “doppia maglia” sul mercato nasce proprio dalla natura stessa della divisa da rugby, molto tecnica per prestarsi a un utilizzo quotidiano – infatti, i tifosi acquistano in larga parte le versioni replica.

Non stupisce, al tempo stesso, che quegli stessi tifosi vogliano maglie rispettose della tradizione e della loro identità: «C’è un’attenzione in merito ancora più forte che nel calcio», conferma Pavanello. «Sulle prime maglie siamo molto attenti, sui colori, sull’abbinamento, anche se si cerca sempre di introdurre piccole innovazioni, con dettagli, stampe, embossature, che rimandando al passato o alla storia di quella Nazionale o club. Per esempio, in passato ha avuto molto successo un kit della Scozia con un motivo tartan sulle spalle e sulle maniche».

La presenza di Macron nel rugby

La presenza di Macron nel mondo del rugby è talmente ampia e ramificata da poter affermare che sia davvero il primo brand al mondo in questo sport. Oltre a Italia, Scozia, Galles e all’accordo con la World Rugby, Macron è partner tecnico di altre Nazionali (Georgia, Germania, Portogallo, Romania, Lussemburgo, Canada) e di molti importanti club. «Se nel calcio ci confrontiamo con brand molto forti, nel rugby invece c’è sicuramente più spazio», dice Pavanello. «Macron è entrata nel mondo del rugby una decina di anni fa, con la partnership con l’Edimburgo: da lì è stato un crescendo». 

Oggi la linea rugby vale circa il trenta per cento del fatturato di Macron, e la presenza in questo sport (oltre, ovviamente, al calcio) ha spinto l’azienda a una spiccata dimensione internazionale: l’80 per cento delle vendite è infatti extraitaliano, con il mercato britannico in testa. Restando sul rugby, Oltremanica le maglie da gioco sono di gran lunga il prodotto più venduto e apprezzato, mentre in Italia il pubblico mostra una grande propensione per la linea athleisure, che comprende una serie di articoli, tra cui giacche, felpe, polo e altro ancora.