Maurizio “Mao” Piccin è morto, Mogliano in lutto così come il mondo del rugby

MOGLIANO VENETO. «È morto il presidente». È cominciato così, a metà pomeriggio di ieri il tam tam di una notizia cui nessuno, di prima reazione, voleva credere. Maurizio Piccin, classe 1948, guida carismatica del Mogliano Rugby che aveva fondato personalmente nel 1969 e che mai aveva abbandonato, da giocatore prima, da dirigente poi, da sponsor in seguito.

Nel 2018 ne era diventato il salvatore dopo il sostanziale fallimento della gestione precedente. Alle prese con un problema di salute, serio ma che all’inizio non sembrava così grave, Piccin è deceduto nel primo pomeriggio di ieri mentre era in procinto di essere dimesso dall’ospedale dove era ricoverato da qualche settimana: il figlio Massimiliano, nominato direttore generale a inizio della scorsa stagione e prossimo presidente in pectore, non ha fatto in tempo a riportarlo a casa, dove avrebbe dovuto proseguire le cure. È stato avvisato dell'improvviso, fatale, decadimento del quadro clinico.

«Siamo sotto choc, non era minimamente pensabile una cosa del genere, in questo momento mancano proprio le parole oltre che il fiato», dice, sconvolto Pierpaolo Sante, uno dei dirigenti più stretti. “Mao” (questo il soprannome di Piccin nell’ambiente, ndr) stava affrontando il suo problema così come aveva sempre affrontato tutti gli altri, con serenità, lucidità, e soprattutto con la determinazione necessaria a superarlo. Nei prossimi giorni cercheremo di capire come muoverci, ora nessuno di noi ha la forza per pensare a nulla se non a lui e a quanto ci manca già».

Unanime il cordoglio della comunità cittadina e di quella rugbistica. «Con il presidente Piccin se ne va un protagonista assoluto del nostro sport, un uomo capace di fondere una grande capacità manageriale con uno stile di altri tempi, il rugby veneto perde davvero uno dei suoi riferimenti più importanti», dice il neo-presidente del Comitato Veneto Sandro Trevisan. Il presidente federale Marzio Innocenti perde un amico vero: «Maurizio era una bella persona, capace di mettere in pratica tutti i valori più profondi del nostro sport senza mai aver bisogno di sbandierarli. A Mogliano stava costruendo un modello di gestione interessante, cui guardavo con grande attenzione da tempo anche in ottica nazionale».