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Rugby, Alessandro e la saga dei Garbisi Bros: «In azzurro con mio fratello Paolo? Sarebbe un sogno»

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Rugby, Alessandro e la saga dei Garbisi Bros: «In azzurro con mio fratello Paolo? Sarebbe un sogno»

MOGLIANO. Per i francesi del rugby perdere con l’Italia è una specie di medaglia al contrario, un'onta da espiare molto a lungo. Per un italiano, la vittoria contro la nazionale dei Galletti è al contrario una delle massime godurie possibili, rarissima, ma goduria vera.

Sabato 16 gennaio 2021 va in scena a Bastia, in una Corsica cui i francesi stanno tradizionalmente più sulle scatole che a noi, un’amichevole tra le selezioni Under 20 non ufficiali dei due paesi transalpini.

Gli Azzurrini sono all’inizio di un nuovo ciclo, infarciti di giocatori esordienti: tra questi, uno ha un fratello più vecchio di due anni che nel frattempo, nel giro di pochi mesi, ha bruciato le tappe vestendo da titolare la maglia della Benetton Treviso in Pro14 e della Nazionale al Six Nations.

Per Alessandro Garbisi i primi 50 minuti in Corsica trascorrono sulla panchina: in campo, i compagni stanno vincendo imponendosi con un rugby tecnico, veloce e ben strutturato.

«Poi l’allenatore si gira e mi fa cenno di entrare: sull’8 a 10 per noi la partita era nella sua fase più delicata e sapevo di dovermi prendere una grande responsabilità, ma quella maglia era quello che sognavo da sempre, e mi sentivo pronto a dare il massimo».

Dieci minuti a prendere le misure di compagni e avversari, poi al 60’ una palla recuperata in attacco, il raggruppamento solido, un primo sguardo a sinistra, poi a destra, la difesa battezzata fragile e le gambe che cominciano a tagliarla in accelerazione diagonale dentro un tunnel che parte stretto e finisce larghissimo, sotto l’acca, in un tuffo liberatorio soffocato dall’abbraccio dei compagni.

«Peccato aver poi sprecato tutto in quei maledetti sei minuti di recupero (25 a 24 il risultato per la Francia, con il drop della vittoria giusto sul fischio finale, ndr): in spogliatoio ci siamo detti che questo è il nostro livello, che avevamo fatto un grande match, ma per me contava vincerla, il tempo dei complimenti per le buone prestazioni italiane è finito».

Classe 2002, di Martellago e mediano di mischia con numeri di rara qualità, a 18 anni il futuro sembra aver virato improvvisamente nelle sue mani: titolare nel Mogliano di coach Costanzo, convocato per il raduno azzurro, esordio internazionale con meta, tutto nel giro di poche settimane.

«La fiducia che sto ricevendo in Top 10 è qualcosa di prezioso, e giocare accanto ad un talento come Brian Ormson mi sta insegnando tantissimo», prosegue Garbisi jr, al quinto anno di ragioneria. «So bene che arrivato fin qui il lavoro vero è appena cominciato, ma il rugby è la mia vita da molto tempo ormai, e fare sacrifici per raggiungere i miei obiettivi non mi spaventa».

Come per tutti i fratelli che si rispettino, una sana rivalità non guasta: «Con Paolo ci vogliamo bene e ognuno fa il tifo per l'altro, ma allo stesso tempo siamo da sempre in gara per dimostrare chi è il più forte. L'idea di giocare assieme in mediana con la Nazionale al momento è solo un sogno, ma se i sogni non li insegui, non si realizzeranno mai, ed io questo voglio provare a prendermelo con tutto me stesso».

Fratelli in Azzurro: i nomi - Francescato, Cutitta, Bergamasco - mettono i brividi, ma ora che quella stessa casella è libera solo a metà, con i loro 38 anni in due il tempo gioca a favore dei Garbisi Bros, a patto di correre più veloce. —
 

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