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Stefi Troguet, con il rossetto anche in cima al mondo

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Stefi Troguet, con il rossetto anche in cima al mondo
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Stefi Troguet, con il rossetto anche in cima al mondo

Il suo profilo Instagram è un’esplosione di colori. E così lo è lei, Estefania Stefi Troguet, che questa energia la porta nei luoghi più estremi, come il Nanga Parbat, la nona montagna più alta della Terra con i suoi 8126 metri di altezza a svettare sul Pakistan. Risale a inizio luglio la spedizione che l’ha portata in cima non solo della montagna, ma anche dei trend del mondo dell’alpinismo catapultandola da zero a ottomila, anzi no, trentamila follower che hanno seguito entusiasti la sua ascesa.

Perché diciamocelo, Stefi è sì un’atleta molto forte che ha fatto della montagna la sua passione, ma è anche una ragazza di ventisette anni piena di energia e bella con semplicità, quella stessa che arriva da un sorriso puro. Ogni sua foto ha un marchio distintivo, un logo, potremmo definirlo, ovvero due labbra rosse. Così come è sempre lei nelle sue foto, dove difficilmente appare senza rossetto.

Così, anche a 8000 metri, la sua bocca è perfetta, piccolo dettaglio nella vastità di una cima che tanti nomi ha consacrato alla leggenda e che ora porta inciso anche il suo, quello di una giovane andorrana che vuole mettersi di mezzo all’idea di un alpinismo ancora troppo maschile. Essere lì per confermare di esistere, di esserci, di aver ritagliato il proprio spazio nell’alpinismo Himalayano e mondiale.

https://www.youtube.com/watch?v=rS3aHP_egog&feature=youtu.be

«Arrivare lì in cima è stato qualcosa di incredibile», dice Stefi Troguet. «È una montagna difficile che ha richiesto davvero tanto in termini di energia, ma quello che ti chiede, poi la montagna ti ridà. Per questo è una specie di dipendenza, perché è un dare e ricevere e quello che ti arriva è sempre amplificato da tanti altri sentimenti, come la gioia, la soddisfazione. Ora sto già puntando a un prossimo Ottomila a Settembre, ma per ora niente di confermato. Prima devo trovare il budget».

Da dove nasce questo amore per la montagna?
«Vengo dall’Andorra, un microstato dell’Europa sud-occidentale, situato nei Pirenei tra la Francia e la Spagna. Sono nata circondata dalle montagne, è come avere il futuro scritto intorno a te se lo sai cogliere.  In mezzo ai monti ci sono poi cresciuta e da subito ha rappresentato molto per me. Mio padre è istruttore di sci e io stessa sono nata con gli sci ai piedi. Per molti anni ho gareggiato diventando poi maestra di sci. Tutto ruotava intorno alla neve e quindi al mondo della montagna invernale, non ero molto interessata all’outdoor».

Poi cosa è successo?
«Non so spiegarlo bene, è successo. Ho guardato le montagne e ho “detto voglio andare là in alto”. Avevo 20 anni. Mio cugino mi ha chiesto se volevo andare in cima al Montserrat, ovvero la montagna più alta della Catalogna, e io ho accettato. e all’inizio era una sorta di prova. Mi è piaciuto tantissimo e il feeling che ho provato era così bello che non ho più smesso. Trekking, arrampicata, alpinismo. È arrivato tutto insieme».

E cos’è questa attrazione? La sa descrivere?
«Molti la definiscono “libertà”, e mi sento di sottoscrivere. Quando sei in città, nella vita normale, devi sottostare a così tante regole imposte dalla società e da te stesso, che finisci per sentirti spesso quello che non sei e aggiungi sempre più stress e pressione. In montagna invece non ci sono differenze, ognuno è uguale e si vive in un mood positivo. E non è vero che “è un mondo a parte”:  ogni cosa che impari in montagna puoi usarlo in città.

Per esempio?
«È in montagna che impari a risolvere i problemi veri. Le difficoltà qui sono amplificate, autentiche. Non c’è tempo per perdersi in paranoie, sovrastrutture, è tutto più diretto ed immediato e secondo me dovrebbe essere così sempre. La montagna è una “polizia severa”, ma a volte mettiamo più regole di quelle che servono. Più semplicità per maggiore concretezza».

E il rossetto che indossa sempre, ha qualche significato?
«Vuole semplicemente esprimere il mio essere donna ed essere qui, anche in cima al Nanga Parbat. Fino all’inizio dell’800 non era possibile per le donne scalare le montagne e quelle che lo facevano erano contro le regole. Hanno dovuto lottare molto per affermarsi. E ora sono davvero molto contenta perché trovi ragazze in montagna un po’ ovunque e lo trovo molto importante: sono contenta di essere una di quelle».

Ha mai subito delle critiche per questo suo “vezzo”?
«Purtroppo sì. Quando vado in montagna e mi vedono con il rossetto sulle labbra, mi dicono: “non puoi scalare, dove vai?”. Mi sottovalutano solo perché mi concedo di essere me stessa. Anche nella vita ti giudicano in modo troppo veloce, siamo circondati da pregiudizi che si legano ancora troppo all’aspetto fisico. Io voglio essere in montagna e ricordarmi che sono donna, così come voglio essere cittadina e farlo altrettanto. Non voglio sembrare un uomo solo perché sono in montagna. È un autoespressione. Il mio rossetto rosso è un piccolo gesto di ribellione se vuoi, o meglio, di rendere normale quello che non sembra normale».

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