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Angelo Crescenzo: “Le Olimpiadi mancano al karate. Italia tra le nazioni più vincenti della storia”

Angelo Crescenzo è stato ospite dell’ultima puntata di OA Focus, trasmissione visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il 32enne campano rappresenta una delle stelle più luminose del karate italiano e sarà uno dei protagonisti più attesi a Chengdu in occasione dei World Games 2025, dopo aver ricoperto il ruolo di portabandiera azzurro nella cerimonia d’apertura insieme all’arciera Chiara Rebagliati. Lo specialista azzurro del kumite vanta un titolo mondiale individuale nella -60 kg ed una lunga serie di medaglie continentali, oltre alla partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokyo 2021.

Per noi l’Olimpiade è sempre un argomento un pochettino particolare perché abbiamo avuto modo di partecipare a Tokyo e purtroppo dopo quell’edizione il karate non è stato riconfermato, quindi attualmente siamo fuori dal circuito olimpico e quella del 2021 resta l’unica edizione a cui ha preso parte il karate. Naturalmente la federazione sta lavorando per ritoccare questo sogno olimpico e dare la possibilità a tutti noi atleti di poter giocare ancora per questa ambita medaglia olimpica“, dichiara Crescenzo.

Soprattutto nel contesto attuale del karate mondiale, non avendo più la partecipazione alle Olimpiadi, oltre al Campionato del Mondo per noi gli eventi di rilievo sono appunto i World Games e gli European Games. Io ho avuto modo di partecipare a due edizioni dei Giochi Olimpici Europei, contribuendo al medagliere italiano con due bronzi. Nel 2022 sono stato ai World Games in America, anche lì con una medaglia di bronzo, quindi diciamo che questa per me è una seconda edizione dei Giochi Mondiali in cui sicuramente l’obiettivo sarà quello di fare ancora meglio“, prosegue l’atleta originario di Sarno.

Sul suo avvicinamento al karate:Il karate è arrivato nella mia vita un po’ per caso. Io ero piccolo, seguivo i miei genitori in palestra, in realtà era mio fratello che faceva karate. Così ho scoperto questo mondo, solo che avevo ancora 3 anni quindi il maestro mi frenava un attimo dicendomi: ‘No, sei ancora troppo piccolo’. E poi con più di 5 anni sono entrato in palestra, penso che sia stato già il mio primo pensiero. Appena ho compiuto 5 anni volevo a tutti i costi fare sport e per un po’ di dinamiche mi sono ritrovato in un contesto della kickboxing e naturalmente mi è piaciuto subito. Sono arrivati da subito anche lì i primi risultati, perché a 7 anni ho vinto il mio primo titolo italiano di kickboxing. Successivamente però sentivo che non era quello che in realtà avevo visto per anni, quindi volevo cambiare e poter toccare con mano quello sport che dai 3 ai 5 anni potevo solo vedere ma non ancora praticare. E quindi a 10 anni ho deciso di cambiare società e lì mi si è aperto un po’ il mondo che poi è diventato la mia carriera sia sportiva che lavorativa“.

Del karate mi ha colpito sicuramente subito l’espressione che ognuno di noi può avere, quindi il fatto di essere uno sport individuale dove ogni atleta a modo suo può esprimersi sul tatami. Molto importante è stato anche il fatto di avere una visione che da un contesto regionale poteva arrivare fino a un contesto mondiale all’epoca, che poi è stato ancor di più ampliato con le Olimpiadi, i World Games, gli European Games eccetera eccetera. Quindi questa è stata un po’ quella sensazione che a primo impatto mi ha fatto capire che avanti a me avevo una strada che potevo percorrere e che poteva portarmi un po’ quelli che all’epoca erano i miei sogni“, prosegue il karateka classe 1993.

Sulla competitività attuale dell’Italia:Oggi il karate italiano ha un ruolo importante nel contesto mondiale. Siamo tra le nazioni più vincenti della storia del karate. Negli ultimi Europei abbiamo avuto l’occasione e l’abbiamo sfruttata appieno, ripetendo il successo già conquistato nel 2024 con l’ennesima medaglia d’oro a squadre. Vi posso assicurare che la competizione a squadre è molto più di quello che può sembrare. Non so da fuori cosa si percepisce, ma per noi che la vediamo dall’interno è molto più coinvolgente e la viviamo veramente tutti insieme come una squadra. In uno sport individuale, avere l’opportunità di sentire l’adrenalina della squadra fa tantissimo e penso che questo sia anche uno dei segreti di quest’Italia vincente. Abbiamo avuto modo di creare negli anni una squadra con tanti ragazzi giovani che sono stati bravissimi ad inserirsi in un contesto senior e quindi di persone esperte. Diciamo che l’insieme fa la forza e penso che per il secondo anno consecutivo abbiamo avuto modo di dimostrarlo“.

CLICCA QUI PER VEDERE L’INTERVISTA COMPLETA AD ANGELO CRESCENZO

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