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Mouhaned più forte della sclerosi: «Mi alleno il doppio e con il sorriso»

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Il sole per contrastare un nemico invisibile. Il modenese Mouhaned Fraieh è tra i migliori interpreti continentali nelle arti marziali. Ha ottenuto medaglie europee e mondiali nel karate, disciplina in cui si allena (e insegna) con i Black Dragons di Carpi.

Poi quella diagnosi, la scoperta della sclerosi multipla che rischiava di metterlo al tatami definitivamente. Eppure, Fraieh ha trovato la forza di rialzarsi e la volontà di sostenere chi non ha tale coraggio.

Mouhaned, cosa sono le arti marziali per te?

«Vita, gioia, rispetto. Senza lo sport di combattimento le mie giornate sono buie e represse. Lo sport e le arti marziali ti danno entusiasmo. Sistemano le tue giornate».

Come ti alleni ogni giorno?

«Fissando obiettivi. Senza obiettivi non è possibile vivere. Anche nella giornata più “no”, quando non hai né la forza né la voglia, trovi il modo per allenarti e portare a casa qualcosa. Può essere uno o cento, ma la costanza ti rende migliore».

Che tipo di allenatore sei?

«Cerco di trasmettere insegnamenti mentali e motivazionali. Ognuno ha il suo carattere e bisogna essere bravi a gestirli tutti. È qualcosa che impari con l’esperienza. Devi saperti far rispettare e capire come far dare il massimo a ognuno».

Qualche esempio?

«Alcune persone hanno bisogno che tu li corregga, mostrando loro dove hanno sbagliato. Altre si deprimono, quindi hanno bisogno che tu rivolga loro un complimento prima di indicare come si può migliorare».

Com’è stato scoprire la sclerosi multipla?

«Sono stato dieci giorni ricoverato. Avevo immaginato fosse quella patologia, ma speravo fino all’ultimo minuto che non fosse così. È stato un pugno molto forte. Ho pensato come farò a gareggiare, combattere e tutto il resto. Da agosto mi alleno sei volte alla settimana con una dieta molto rigida. Avevo incontri di kickboxing e gare internazionali quest’anno. Come morale ero morto».

Come hai reagito?

«Uscito dall’ospedale, ho attraversato due settimane buie. Poi ho accettato la diagnosi, cercando di rialzarmi e di aver la forza di dimostrare a tutti che il mio obiettivo non era più l’avversario sul ring, ma la malattia».

Come affronti ogni giorno?

«Con il sorriso come se ci fosse il sole tutte le mattine. Mi alzo ogni giorno più forte e cerco di godere ogni istante di felicità. Mi sono tornato ad allenare, anche se purtroppo quando mi alleno lo decide la sclerosi multipla. Lo accetto e approfitto di tutti i momenti buoni per allenarmi il doppio».

E con gli allenamenti?

«I miei ragazzi ancora non sanno niente. Hanno di fronte una persona che nonostante tutto gli dà insegnamenti e li spinge a dare il cento percento».

Hai un modello?

«La persona che vedo allo specchio. Ogni giorno devo essere più forte della persona che ero ieri».

Un appello a chi soffre come te?

«Tante persone si fermano mentalmente dopo la diagnosi di qualche malattia. Se ti fermi mentalmente, si ferma tutto il corpo. O viceversa: quando ti si sta fermando il corpo, se ti fermi con la mente sei morto. Non bisogna né vergognarsi né chiudersi. Meglio sfogarsi in palestra e trovare sempre la forza di andare avanti. Ci sono state giornate in cui ero morto, ma il giorno dopo mi sono rialzato e sono andato avanti. Non abbandonerò mai i miei sogni e combatterò ogni giorno come se fossi sul ring o sul tatami. Così vincerò la mia battaglia ogni giorno».

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