Dopo essere stato su Youtube (ed esserne stato cancellato), Cobra Kai, la serie che riprende Karate Kid (dalla parte del cattivo) 30 anni dopo, è arrivata su Netflix. Con una seconda stagione praticamente mai vista e una terza a venire. E  nella sua semplicità è uno show da vedere assolutamente, perfetto per una maratona del weekend e un tuffo immersivo nella malinconia di una generazione per gli Anni 80. 

L'impianto è classico e molto ancorato al passato (in dialogo con il presente con numerosi spezzoni dal film originale): sono passati tre decenni da quando Daniel LaRusso, sotto la guida del Maestro Miyagi, ha battuto sul tatami il bullo del dojo Cobra Kai (e della scuola) Johnny Lawrence

Il primo ha fatto carriera, il secondo è come impigliato nel suo passato che è insieme rimpianto per le cose belle perdute e ferita aperta per una sconfitta mai digerita che non ha saputo metabolizzare e a cui attribuisce ogni successivo fallimento. Entrambi vivono ancora in città, ma si sono scambiati i quartieri. Ora Daniel ha il villone con piscina e Johnny sta in una topaia. 

Un incidente li fa incontrare di nuovo riattivando tutto il processo che li ha messi uno contro l'altro, coinvolgendo di sponda i loro rispettivi figli (ma non come ci si aspetterebbe). Morale: l'ex bullo ora arrabbiato con la vita e in cerca di nuova energia nelle proprie radici, riapre il dojo “maledetto” alla ricerca di un riscatto dal torneo di All Valley del 1984. Le conseguenze che questa scelta scatena, però, diventano l'occasione per il suo riscatto interiore. 

Il suo è un processo di redenzione che è davvero piacevole seguire passo passo. Scoprendo che a volte nei classici degli Anni 80, un po' troppo lineari nella contrapposizione tra il bene e il male, si nascondono dei potenziali antieroi degli anni duemila, cattivi che si redimono o uomini che forse non erano cattivi ma normalmente imperfetti a cui è mancata l'occasione di imparare dai propri errori (come certi rappresentanti della legge di Fargo e True Detective, come il misantropo di After Life, etc). 

Trent'anni dopo le sceneggiature hanno un rapporto diverso con il nostro lato oscuro, quale che sia, e cercano di avvicinarsi di più al reale, che di rado conosce la perfezione. Abbiamo bisogno di eroi anche oggi, ma più veri e per noi forse credibili. Per questo vedere Daniel LaRusso perdere la staffe e un po' anche il lume della ragione e vedere Johnny Lawrence nelle sue fragilità e nella sua solitudine che non riuscivamo a captare nella prima storia, dona nuovo valore al classico Karate Kid e lo trasporta nel nuovo millennio con una credibilità che altri revival non sono riusciti ad avere (Dynasty, Beverly Hills, etc). 

La silenziosa presenza di Miyagi nella serie tv

Cobra Kai - Season 2

La silenziosa presenza di Miyagi nella serie tv
Bob Mahoney

In una nuova opposizione tra i personaggi e gli interpreti originali Cobra Kai porta chi è cresciuto con Karate Kid ad apprendere ancora qualcosa di nuovo sulla propria umanità che può sempre migliorare e a rispolverare i vecchi consigli del Maestro Miyagi (nonché qualche nastro di quando aveva 12-15 anni), ma porta anche un nuovo pubblico di ragazzini e giovani adulti a Karate Kid e al suo mondo di sport e valori. Un po' come ha fatto Creed con la saga di Rocky.

Non meravigliatevi se come i suoi protagonisti rispolvererete quel vecchio gi (l'abito da karate) che vi eravate fatti comprare per passarlo a figli o nipoti e scoprire che, nonostante abbiate abbandonato dopo un paio di lezioni, adesso vi piacerebbe riprovare. Perché la prima lezione di questa serie tv è che non è mai troppo tardi per ricominciare e in questo fonde il non arrendersi mai del Cobra Kai e la ricerca dell'equilibrio del dojo Miyagi.

Ralph Macchio è di nuovo Daniel LaRusso

Cobra Kai - Season 2

Ralph Macchio è di nuovo Daniel LaRusso
Guy D'Alema