Il doodle di Google di oggi, giovedì 28 ottobre 2021, celebra il 161° anniversario della nascita di Jigorō Kanō, il fondatore del judo. La serie di illustrazioni è stata realizzata dall’artista Cynthia Yuan Cheng di Los Angeles (California) ed è ispirata al lavoro di studio di Kanō mentre ideava la sua disciplina e istruiva i primi allievi. 

Doodle di Jigorō Kanō

I suoi ritratti sono tuttora affissi in diverse palestre dove si insegna judo, oggi uno degli sport più praticati al mondo: fra quelli olimpici, nel 2004 ad Atene era il terzo sport più universale presente ai Giochi; a Londra nel 2012 hanno partecipato judoka, uomini e donne, provenienti da oltre 130 nazioni.

La storia di Jigorō Kanō

Nato nel 1860 a Mikage (oggi parte di Kobe) in una famiglia agiata, Kanō si trasferì a Tokyo col padre all'età di 11 anni. Descritto come ragazzo prodigio sui banchi di scuola, volle però rafforzare il proprio fisico trovando la vocazione nell'arte marziale del jū-jutsu e - divenuto studente dell'Università di Tokyo - un maestro nell'ex-samurai Fukuda Hachinosuke. In Giappone è un'epoca di apertura all'influenza dell'Occidente, in particolare degli Stati Uniti, e di profonde trasformazioni sociali che relegano il jū-jutsu a retaggio di un passato medievale di cui libersarsi al pari della casta dei guerrieri che lo praticano. Ma è tramite Fakuda che Kanō entra in contatto con le antiche tecniche di combattimento della scuola Tenshin Shin'yō-ryū. Nel 1879, Fukuda ha con sé anche Kanō quando presenta un'esibizione di jū-jutsu presso il Presidente degli Stati Uniti d'America, Ulysses Grant, che ne rimane molto colpito. Alla morte precoce del maestro Fukuda, Kanō gli subentra alla guida del suo dojo (scuola). Dopo aver conseguito la laurea in Lettere all'Università Imperiale di Tokyo nel 1881, Kanō, contestualmente all'incarico di docente al Gakushūin, istituto culturale del Giappone, fonda nel 1882 un proprio dojo, il Kōdōkan, dove continuerà a sviluppare il judo: oggi il tempio della sua creatura è una sede di otto piani operativa dal 1958 a Kasuga nell'area metropolitana di Tokyo.

Il judo, secondo Jigorō 

Il lavoro di Jigorō Kanō, illustrato dal doodle odierno, operò un'evoluzione del jū-jutsu selezionando tecniche della scuola Tenshin Shin’yō-ryū – che privilegiava le immobilizzazioni a terra e le percussioni - e della Kitō-ryū, ricca di un bagaglio di tecniche di proiezione, le nage-waza. Furono espunte dalla pratica (randori) tutte le azioni di attacco armato e di colpo che potevano comportare ferimenti e lesioni negli allievi: tali tecniche furono ordinate solo nei kata, in modo che si potesse praticarle a vuoto senza pericoli. Ancora oggi nella classificazione classica del Kōdōkan Jūdō Institute di Tokyo la suddivisione delle tecniche comprende anche gli atemi-waza, i colpi di percussione inferti con arti superiori e inferiori che sono praticamente scomparsi dal judo sportivo; e nei dojo tradizionali si trova una parete con le armi per i kata che prevedono l'uso della spada di legno (bokken), del pugnale (tanto), del bastone () e della sagoma in legno della pistola chiaramente moderna (kenjū). Tuttavia proprio la possibilità di tirare una tecnica senza danni per i praticanti fu una delle chiavi del successo del judo, seppure ancorato al retaggio marziale. Kanō studiò e approfondì il nage-waza (proiezioni) del Kitō-ryū, il katame-waza (controllo) e gli atemi-waza (percussioni) del Tenjin Shin'yō-ryū costruendo un sistema non solo di combattimento, ma anche pedagogico in quanto sostenuto da forti valori morali miranti alla crescita individuale e alla formazione di persone di valore sul tatami e nella vita, in gran parte ispirati al principio dell'«efficiente impiego dell'energia» (Seiryoku-Zenyo) e di «mutua prosperità per sé stessi e gli altri» (Jita-Kyoei). Quello che è il principio cardine (la cedevolezza) punta a un uso dell’energia il più efficace possibile: occorre - dice il maestro Jigorō Kanō - essere adattabili, perseveranti e forti nello stesso momento, come lo é l’acqua. Radicato nell'idea taoista del fluire, il judo come yin e yang é immerso nel flusso di trasformazione dell’esistenza. La sua creatura però mirava anche a integrare, o sincretizzare, espressioni tipiche della cultura giapponese tradizionale, il pennello della calligrafia e la spada, altrettante arti degli antichi samurai, ovvero la virtù civile e la virtù guerriera, la cultura e la forza. La cultura senza forza è inefficace, la forza senza cultura è barbarica. Il professor Kanō fu un educatore tout-court, un personaggio di spicco dell'istruzione nazionale nipponica, nonché preside di due importanti licei. Quest'opera di sintesi consentì altresì a molti dojo e allo stesso jū-jutsu, come pure ad altre arti marziali tradizionali, di sopravvivere al riparo della nuova disciplina/sport fondata dal professor Kanō che nel 1909 divenne il primo membro asiatico del Comitato olimpico internazionale.

Il judo dal Giappone all'Italia

Nei primi anni del Novecento il judo conobbe una straordinaria diffusione in Giappone e parallelamente iniziò la sua propagazione nel resto del mondo grazie agli stranieri, principalmente commercianti e militari che, una volta apprese le tecniche di base, lo importarono nei loro Paesi d'origine. In seguito furono i maestri giapponesi a diffonderlo al di fuori dell'arcipelago. In Italia le prime testimonianze si riferiscono a militari della Regia Marina i quali nel 1905 tennero una dimostrazione di «lotta giapponese» davanti al Re d'Italia Vittorio Emanuele III. Gli ufficiali Moscardelli e Michele Pizzolla, in servizio a Yokohama, ottennero, secondo quanto contenuto negli archivi della Marina, il 1º dan di judo già nel 1889. Agli inizi degli anni Dieci si inizia a parlare espressamente di "judo" grazie a un altro marinaio, Carlo Oletti, che poi diresse i corsi di judo, appunto, per l'Esercito istituiti nel 1920. In Italia resterà confinato nell'ambito militare fino al 1924 quando fu costituita la Filg (Federazione Italiana Lotta Giapponese), assorbita poi nel 1931 dalla Fiap (Federazione Italiana Atletica Pesante), fino all'attuale (dal 2000) Fijlkam (Federazione italiana judo, lotta, karate, arti marziali) che conta 3.000 società federate e oltre 120.000 praticanti dei quali 100 mila suddivisi in parti pressoché uguali tra judo e karate. Nel secondo dopoguerra lo sviluppo dello sport é stato vertiginoso e universale anche in virtù degli aspetti pedagogici (misurarsi con gli altri nel rispetto reciproco e a mutuo vantaggio) e di difesa personale legati alla pratica sul tatami. L'evoluzione agonistico-sportiva lo ha altresì differenziato dal nucleo originario. Il judo è stato inserito nel programma olimpico ai Giochi di Tokyo nel 1964 e dal 1988 sono entrate in gara anche le donne.