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Roberta Chyurlia, per il judo c’è un’arbitra italiana alle Olimpiadi

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A Tokyo lei ci sarà. In attesa di scoprire tutti gli atleti che parteciperanno alla cinquantacinquesima edizione dei Giochi, l’Italia mette già il sigillo su un posto in Giappone. A rappresentare il nostro Paese, infatti, ci sarà sicuramente l’arbitra di judo Roberta Chyurlia. La quarantunenne pugliese, già miglior arbitro europeo nel 2017 e nel 2018, ha ricevuto la notizia direttamente dal presidente del IJF Domenico Falcone che ha espresso grande soddisfazione per questo riconoscimento che premia non solo Roberta, ma tutto il movimento italiano.

Roberta Chyurlia è figlia d’arte. Suo padre Pasquale è stato anch’egli arbitro di fama internazionale ed uno dei soli cinque italiani a dirigere incontri alle Olimpiadi (Sidney 2000 e Atena 2004). «Sono felicissimo per lei – ha detto papà Pasquale – è l’ennesimo traguardo personale raggiunto per quanto dimostrato. Io, Erminia e Riccardo siamo orgogliosi di esserle stati accanto nei momenti duri: ha affrontato numerosi ostacoli e difficoltà nella lunga strada per Tokyo».

Per arrivare a Tokyo, Roberta ha dovuto affrontare diverse difficoltà. Ora che il traguardo è stato tagliato, la gioia di avercela fatta è immensa. «È una notizia che mi regala grande felicità. Finalmente posso ricambiare, seppur in minima parte, tutti gli sforzi fatti dalla mia famiglia per aiutarmi a coronare il sogno di andare alle Olimpiadi. Quest’anno è stato davvero difficile per tutti, se penso al 10 febbraio del 2020 e alla felicità dopo aver arbitrato la finale dei 73 kg al Grand Slam a Düsseldorf…. Soltanto poco dopo sarebbe stata resa pubblica la lista degli arbitri olimpici, poi è arrivata la pandemia che ha congelato tutto».

Proprio a causa del Covid-19, Roberta ha rischiato di dover rimandare questa esperienza. «Ho imparato sulla mia pelle che non c’è alcuna certezza del domani e che bisogna vivere ogni momento, perciò a chi dice “speriamo si facciano i Giochi” rispondo che oggi mi godo questa selezione e gioisco per essere tra i migliori sedici arbitri al mondo».

Ma nella vita di Roberta non c’è solo il judo. Fuori dal tatami, infatti, è un’avvocata penalista che esercita a Taranto. Una professione che ama molto. «Sono chiamata a difendere una parte contro un’altra – dice – ma mi concentro prima sul caso, valutando tutta la documentazione e i fatti nel loro insieme. Quindi è un po’ come nel judo: anche nel mio lavoro infatti sono due le posizioni sulle quali devo concentrare le mie capacità di analisi. Cerco quindi di mantenere una certa distanza rispetto al caso e alle parti».

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