Sportivo a 360 gradi, è stato l’astro dell’hockey: ecco chi era Maurizio Kalik, il triestino morto in mare in Croazia

TRIESTE. Un uomo molto apprezzato da chi lo ha conosciuto, sia per la sua sincerità, sia per la caparbietà dimostrata in vari frangenti della vita e per la voglia di vivere, che lo portato sempre a mettersi in gara con se stesso. È stato inoltre un grande sportivo capace di passare dall’hockey a rotelle alla vela con la naturalezza di chi ha un talento innato. Questo il ritratto di Maurizio Kalik, il 71enne ritrovato esanime ieri nel mare dell’Istria.

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Nato nel settembre del ’52, originario del popolare rione di Roiano, Maurizio Kalik si era avvicinato quasi per inerzia, assieme agli amici del cortile delle case dei ferrovieri, in cui aveva vissuto l’infanzia, a quella culla di grandi sportivi che è stata la pista di pattinaggio del Dopolavoro Ferroviario, in viale Miramare. Uno sbocco naturale per generazioni di giovani che, su quelle mattonelle, imparando a pattinare in velocità e a impugnare la stecca, giocando in squadra, nel contesto di una disciplina tanto affascinante quanto difficile e dura, hanno forgiato il proprio carattere, trovando così le qualità necessarie per affrontare pure la vita.

Kalik però aveva sempre avuto anche una marcia in più: della sua generazione, arrivata dopo quelle straordinarie che seppero regalare alla città, con i colori della Triestina, ben 19 scudetti nell’arco di 42 anni, fra il 1925 e il 1967, è stato senz’altro l’esponente più brillante.

Dopo aver iniziato, fedele alla vocazione familiare, nelle file del glorioso Ferroviario, grande fucina di campioni, indossando la casacca biancoceleste sia in serie A sia in serie B, Kalik era approdato alla Triestina, in serie A, nel 1972. Nel ’76 il passaggio al Pordenone, sempre nella massima divisione, e la vittoria, con quella squadra, nel 1980, della Coppa Italia. E proprio in quell’anno per l’hockeysta triestino era arrivato uno dei traguardi più ambiti: la convocazione in maglia azzurra, per partecipare ai Campionati del mondo in Cile. Poi altre presenze nella massima divisione con le maglie della Goriziana e nuovamente del Pordenone.

Una volta smessi i pattini da giocatore, per Kalik era poi giunto il momento di insegnare ai ragazzi ed era diventato responsabile del settore giovanile del Friuli Venezia Giulia. Ma accanto alla passione per le rotelle, Kalik aveva sempre sviluppato quella per il mare, in particolare per la vela. Diventato socio della Triestina Sport del Mare quasi un quarto di secolo fa, aveva sempre interpretato la sua presenza nel sodalizio di molo Fratelli Bandiera come un modo per affiancare all’innato amore per la vela la disponibilità a collaborare con gli amici, i giovani, i tecnici, per contribuire alla crescita di uno sport tanto apprezzato.

«Ho passato quasi ogni giorno degli anni dell’infanzia assieme a lui, perciò per me è stato un grande amico – lo ricorda Flavio Schinaia, altro hockeysta doc – oltre che un valido compagno di squadra». «L’ho sempre considerato un fratello – aggiunge Paolo Sicignano, che ha giocato con Kalik nel Ferroviario, nella Triestina e nel Pordenone – perché mio padre gli era stato molto vicino quando Maurizio aveva perso il suo».

«Un socio da apprezzare – sottolinea il presidente della Triestina Sport del Mare, Alan Travaglio – sempre disponibile in tutte le occasioni sociali. E altrettanto prudente in mare». «Alla Triestina l’ho portato io nel ’72 – rammenta Fulvio Roselli, anche lui della nidiata del Ferroviario – e poi da là aveva fatto una grande carriera». «Al Ferroviario ero della sezione basket – cjiude Sergio Sergi – ma di Maurizio ho un bellissimo ricordo perché i nostri figli sono nati lo stesso giorno e hanno giocato spesso assieme».