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Australian Open, Korda fra hockey su ghiaccio e tennis USA: “Possiamo fare grandi cose nei prossimi anni”-

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Quest’edizione sorprendente ed equilibrata dell’Australian Open non smette di stupire. Dopo la sconfitta di Auger Aliassime per mano di Jiri Lehecka, anche Sebastian Korda ha ottenuto una vittoria di lusso sul nuovamente top ten Hubert Hurkacz.  Le parole dell’americano, che si prospetta la mina vagante di questo tabellone già falcidiato da molti illustri ko. 

D: In passato sei andato vicino a vittorie molto importanti, ma non sei riuscito a chiudere. Ora ci stai riuscendo. Qual è la chiave, secondo te? 

Korda: Credo di essere bravo ad andare avanti e ad imparare dai miei errori, da ciò che ho fatto in passato, e poi mettere in pratica tutto ciò in match come questo. 

Ho avuto match duri con Nadal, in cui ho servito due volte per il match, e con Djokovic, con cui ho avuto match point. Credo che queste esperienze mi abbiano aiutato, soprattutto nel chiudere il tiebreak con Medvedev. Ma anche oggi. Credo che imparare da quei piccoli momenti mi abbia aiutato ad andare avanti.  

Di sicuro quelle sconfitte sono le più pesanti, ma le persone intorno a me sono fantastiche nell’aiutarmi a restare positivo. 

D: Puoi raccontarci la storia di quando, da piccolo, tuo padre non ti permetteva di giocare molto sul cemento, ma preferiva giocassi sulla terra?  

Korda: Non ho giocato un match fuori dalla Florida prima dei quindici anni. Il mio primo torneo fuori dalla Florida è stato un ITF a Houston, in Texas.  

I miei genitori mi hanno cresciuto in una maniera differente. Ho cominciato a giocare a tennis molto più tardi della maggior parte delle persone: ho cambiato sport a dieci anni. Ho fatto un percorso diverso rispetto a chiunque altro. Ma sì, avevamo due campi in terra vicino casa, perciò quando ho iniziato c’era solo terra per me. 

D: E puoi spiegarci di come hai cominciato a voler giocare a tennis? Tuo padre allenava Stepanek, vero? 

Korda: Ho giocato ad Hockey su ghiaccio fino ai dieci anni. Eravamo forti, avevamo sempre i migliori. Nel 2000 siamo stati primi negli Stati Uniti. Un paio di nostri giocatori sono passati all’NHL.  

Ma cambiai quando andai a vedere un terzo turno allo US Open con mio padre e Radek, che giocava con Novak sull’Artur Ashe, alle 10:30. 

Il giorno dopo ho detto: questo è ciò che voglio fare. Mi sono innamorato dell’energia del pubblico, del modo in cui si gioca, di come sia uno sport mentale. Il resto è storia. 

D: Sono quasi vent’anni che quattro americani non arrivavano così avanti qui in Australia. Cosa ne pensi? Ed era il tuo destino avere successo nello sport? O non la vedi così? 

Korda: Ho sempre saputo di giocare un tennis diverso da tutti gli altri. Colpisco la palla molto bene, un po’ più velocemente. Mi hanno sempre detto che potevo fare bene, ed io ci ho sempre creduto.  

E poi certo, le persone intorno a me mi hanno aiutato moltissimo, con la loro esperienza. Sono fortunato ad avere un team del genere. Va tutto alla grande per ora, perciò è fantastico. 

Ed è fantastico anche per gli americani tutti. Abbiamo un gran gruppo che sta venendo fuori: Fritz, Paul, Tiafoe, Brooksby, Nakashima, ora anche Shelton. Credo che possiamo fare cose speciali nei prossimi anni. 

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