DE ROSSI: “Roma superiore a noi, quei ragazzi vanno forte. Sono andato sotto la Sud arrabbiato, commesse troppe leggerezze”
Daniele De Rossi, allenatore del Genoa, commenta a fine gara la prova dei suoi ragazzi nel match di campionato che si è appena giocato allo stadio Olimpico contro la Roma. Ecco le dichiarazioni del tecnico dei liguri ai microfoni dei giornalisti al termine della partita.
DANIELE DE ROSSI A SKY SPORT
Daniele, al di là della partita c’è stato un impatto emotivo fortissimo questa sera. Cosa hai provato andando sotto la Curva Sud per il saluto finale?
«Sto provando vecchi sapori, vecchie emozioni. Avrei voluto andarci con un altro umore, meno arrabbiato, ma era dovuto. L’avevo detto prima della partita: il risultato non avrebbe cambiato quello che avrei fatto a fine gara. Li avevo salutati, non ero uscito a salutarli bene l’ultima volta. Sono andato lì sotto: quella curva è piena da quasi cento anni, si è svuotata una volta sola per protesta quando sono stato mandato via io. Glielo dovevo un saluto. Mi hanno sempre trattato in maniera incredibile e rimarranno sempre nel mio cuore. Mi dispiace se è sembrato un saluto “sobrio”, ma mi conoscono: non potevo andare lì a saltellare dopo questo risultato».
Tutti i giocatori, della Roma e del Genoa, sono rimasti in campo ad applaudire quel momento.
«Sì, l’ho visto. I ragazzi della Roma sono stati fantastici. Anche per loro è stato uno shock quando me ne sono andato e c’è sempre affetto. Mi lega un grande affetto ai miei giocatori, che siano del Genoa o della Roma. Ho visto anche i ragazzi del Genoa rimanere lì ad aspettarmi. Ho un grande rapporto con i giocatori della Roma e un grande amore, non solo per i tifosi ma soprattutto per loro: sono stati otto o nove mesi molto belli ed emozionanti. Li ho rivisti in grande forma, forse anche troppo. Oggi sono stati superiori a noi, ma ho apprezzato che siano rimasti a salutarmi. Non ce n’era bisogno, ma so che rapporto c’è e cosa ha significato per me, e forse per qualcuno di loro».
Venendo al Genoa: che cosa dirai alla squadra dopo questa partita?
«I giocatori approcciano le partite come approccia l’allenatore. Mi sono preso i complimenti per l’approccio contro Atalanta e Inter, quindi vuol dire che oggi ho fatto qualcosa di meno anch’io, perché questa partita non mi è piaciuta. Non sono risultati che fanno oscillare il giudizio: le altre due prestazioni erano state accompagnate dai complimenti per l’atteggiamento. Oggi invece abbiamo commesso errori diversi, più leggerezze, meno aggressività, e questo mi dispiace. Così come mi prendo i complimenti quando giochiamo bene, mi prendo la responsabilità quando giochiamo meno bene».
È ancora una Roma “figlia” di De Rossi? Soulé e Koné sono due giocatori che hai voluto fortemente e che oggi sono stati decisivi anche contro di te.
«Abbiamo dovuto fare una campagna estiva e ho provato, per il bene della Roma e anche per il mio, a portare i migliori giocatori possibili, per età e futuribilità. Alcune cose sono riuscite, altre meno. Loro vanno forte in un contesto preciso, ma perché c’è chi allena e allena bene. I meriti me li prendo fino a un certo punto: c’è un allenatore che sta facendo volare questa squadra. Al di là del risultato, la Roma va veramente forte e oggi lo ha dimostrato».
Che cosa porti a casa da questa notte?
«Porto la grandissima voglia di dare una gioia ai trentamila del Ferraris contro il Pisa, che è uno scontro diretto. E porto anche un’immagine: non è stata una partita disastrosa, ma una partita un po’ moscia, e a me questa cosa non piace. Non c’entra il giocare fuori casa o l’assenza dei tifosi. Dobbiamo migliorare tutti sotto questo aspetto. Non mi porto a casa punti, non mi porto a casa altro se non l’affetto e il saluto a un amore della vita. Ma io sono al cento per cento dentro questo lavoro e sono già proiettato al video di domani, all’allenamento di domani e alla prossima partita del 3 gennaio».
DANIELE DE ROSSI A DAZN
Reazione nel finale ma troppo poco stasera. Cosa c’è dentro oggi?
«C’è dentro rabbia, dentro fastidio, perché non mi è piaciuta tanto. Non mi è piaciuta la prestazione che abbiamo fatto e la scindo da quello che è stato il saluto finale, il saluto iniziale e l’affetto da parte dei miei tifosi, da parte dei miei ex tifosi, dei miei ex giocatori. Quello rimane, quello sarebbe stato uguale: un pareggio, una vittoria, quattro gol o una sconfitta. Ma con una reazione diversa sarebbe stato un po’ più sereno andarli a salutare. Mi dispiace che sia stato un saluto molto scuro, ma insomma mi conoscono, sanno che non ho un’altra maniera di vivere il calcio».
Com’è stato preparare questa partita?
«Ma io tutte le partite vado a dormire in difficoltà la sera, sempre con mille pensieri. Andiamo sempre a motori al massimo, pensiamo a mille cose, ci immaginiamo tutto. Un po’ tutti gli allenatori, penso. Questa aveva questo, questo, questo sorto di romanticismo che veniva con lei. Durante la preparazione della partita non è cambiato di una virgola. Anche nei discorsi con i ragazzi ho cercato proprio di fargli capire quanto per me fosse importante solo il nostro risultato e quanto tutto quello che c’era intorno non doveva starci. Non credo che l’abbia fatto. L’abbiamo preparata come abbiamo preparato quella con l’Atalanta, anche se lì poi forse l’espulsione subito ci ha costretto a lottare un po’ di più. Quello che mi è dispiaciuto è che siamo stati un po’ leggeri, leggeri in troppe circostanze, e contro una squadra così forte non te lo puoi permettere. Gli errori si fanno, li commettiamo noi e li commettono anche le altre squadre, ma tanti errori tutti insieme nel primo tempo fanno quasi chiudere la partita immediatamente».
Qual è stato il momento più impattante di questa serata per lei, personalmente?
«Non lo so, devo un po’ riordinare le idee. Sono molto, molto infastidito dalla prestazione, più che dal risultato. Il momento più impattante non lo so. È una settimana che mi arrivano messaggi, video, vedo sui social qualche cosa, qualche frase, qualche dimostrazione d’affetto che sicuramente mi ha emozionato. Forse è stato con i giocatori, vederli venire incontro prima della partita, li ho visti felici di rivedermi. Ma non lo so, insomma: sono stato sotto la curva che mi ha trattato da re per tanti anni e continua a farlo, quindi tutto è stato impattante. Sapevo che sarebbe stato così, sapevo che avrei fatto questo giretto, gliel’ho detto prima proprio perché non volevo che il risultato facesse oscillare il mio andare o meno. È stato così, è stata una bella serata perché ho rivisto tanta gente che chiamo amici, però poi il resto è il mio lavoro, è la mia vita, la mia quotidianità, il mio cento per cento, e non mi è piaciuto come ho fatto fare il mio lavoro alla squadra».
Cosa le ha dato più fastidio stasera? L’atteggiamento, gli errori individuali, quelli di squadra? E da cosa si riparte, considerando che ora c’è il Pisa e poi una serie di partite non facilissime?
«Squadre facilissime non ce ne sono, il Pisa non è una squadra facilissima. È una squadra difficile, lo abbiamo visto contro la Juventus l’altra sera. I giocatori della Roma hanno detto di aver preparato la nostra partita guardando quella con l’Atalanta: erano, non voglio dire spaventati, ma sicuramente sull’allerta, perché comunque avevamo fatto una prestazione diversa. Mi ha infastidito un po’ di passività, un po’ di leggerezza nei duelli, perché questa è una squadra che, se gioca al 100% come ha giocato nelle prime sei-sette partite – non mi ricordo quante ne abbiamo fatte, sei fino ad oggi – è una squadra che può vincere contro chiunque, che mette in difficoltà chiunque, che esce a testa alta contro chiunque. Se gioca al 99%, con le squadre un po’ più deboli magari farà fatica, e lo abbiamo visto nel primo tempo con il Verona; con le squadre forti, come la Roma, prende le imbarcate.
Questo è quello che penso e dovrò lavorare meglio in funzione di questo, tenendo conto che su sette partite non penso di poter essere soddisfatto di quelle che sono state le prime sei, sia per l’atteggiamento che per le prestazioni, sia per quello che hanno dato i giocatori, sia in allenamento che in partita».
DANIELE DE ROSSI IN CONFERENZA STAMPA
Nei primi 10 minuti sembrava la prosecuzione della partita poi però è stata una brutta partita.
“Il primo tempo è stato brutto. Il mio collaboratore mi ha ricordato i primi 10 minuti. Errori ne abbiamo fatti ma bisogna reagire e quello fa la differenza. Ci siamo stati poco dentro la partita. Anche contro Atalanta e Inter abbiamo perso ma con una prestazione diversa. Avevamo regalato un pochino di cose ma oggi non abbiamo reagito. Ci siamo ammosciati e con la Roma non ti è permesso. La differenza tecnica è uscita fuori, se giochi al 99% contro squadre più piccole te la cavi ma contro la Roma rischi. Se giochiamo come oggi diventa dura”.
Ha vissuto tre esperienze diverse da allenatore. Il Genoa ha una delle età più base della Serie A e deve crescere giovani, si rivede in Alberto De Rossi?
“Non pensavo finisse così la domanda (ride, ndr). Mio padre mi ha trasmesso il lavoro con i giovani ma non è un problema. I giovani forti sono allenabili e la prestazione di Othoa ti rincuora anche se è un 2004. Non esiste l’età e il dover lavorare da giovani. Ogni tanto passo lì e penso che hanno la stessa età di mia figlia che ha 20 anni. Gente di 30 anni va a 2000 e giovani che non sbagliano mai prestazioni. Devo tenere conto solo di questo”
Che bilancio fa del suo percorso? Si aspetta interventi sul mercato, Pisilli?
“Il bilancio varia in base a ogni partita. Fino a stasera ero molto soddisfatto della crescita che abbiamo avuto. Il direttore Diego Lopez mi ha detto che saremmo stati ottavi con i punti conquistati con me. Dentro lo spogliatoio ho detto che se siamo questi ci salviamo dopo l’Atalanta. In un bilancio di sette partite contano di più cinque e mezzo rispetto a questa sera. Ma devo prestarci attenzione. Ci sto male perchè ho fatto male il mio lavoro e non lo accetto. Si dentro al mio stadio ma mi ha dato fastidio. Chi mi conosce sa e quando aprirà il mercato faremo le valutazioni, non parliamo di giocatori di altre squadre. Con l’atteggiamento contro l’Atalanta mi salvo con questa rosa”.
Che idea ti sei fatto dell’atteggiamento di oggi? Che risposta ti aspetti contro il Pisa?
“Perchè devo giocare male per poi recuperare dopo? Siamo quart’ultimi e dobbiamo sempre giocare al massimo. Le squadre assomigliano agli allenatori e se siamo stati al di sotto degli standard lo sono stato anche io. La squadra aveva problemi altrimenti non cambiavano allenatore ma dobbiamo riprendere la strada che avevamo intrapreso fino all’Atalanta”.
Al di là degli errori individuali, c’è un altro modo per affrontare le squadre di Gasperini?
“Non l’ho trovato. Lo hanno fatto in pochi, io non l’avevo preparata così da farmi attaccare dietro alle spalle. Ci vuole equilibrio e quello che abbiamo provato a fare era quello di essere aggressivi. Se non sei perfetto e ci metti sbavature rischi di giocare così. Lo faceva con l’Atalanta e prima perdeva qualche partita in più. Ora ha gente forte e lo fa meno anche perchè ha qualità davanti. Non mi sembra che la Roma sia scarsa davanti, è difficile trovare un’altra maniera”
Che spiegazioni hai avuto dall’arbitro sul colpo in faccia a Ostigard?
“Non le ripetiamo le spiegazioni dell’arbitro perchè non farebbe una bella figura. Non abbiamo perso per quell’episodio e forse non sarebbe cambiato nulla. Dalla panchina non ho visto nulla ma dalla tv penso che lasci poco spazio alle interpretazioni. Il problema è la linea arbitrale, anche guardando altre partite. Gli episodi vengono gestiti in maniera diversa uno con l’altro. Sono contento del VAR ma se diventa importante per raccontarci che non si sbaglia mai è sbagliato. Un cazzotto in faccia lo è sempre, ho sentito troppe supercazzole. Non mi posso lamentare degli arbitraggi ma parlando di calcio in generale la direzione e la linea così come le spiegazioni fanno pensare che hanno sempre ragione loro. Basta pensare alla partita della Lazio che hanno spiegato che è il contrario di altri episodi. Se c’è il VAR deve esserci una linea più diretta. Sono molto più arrabbiato per la prestazione che per un episodio ma vanno visti per quelli che sono”.
Il Genoa ha una tifoseria forte, pensi che la salvezza la dovete costruire lì a Marassi?
“Sarebbe un problema non deve essere così. A Cagliari e Udine abbiamo fatto un’ottima partita. Dobbiamo diventare autonomi e indipendenti. Questa squadra ha fatto cose buone ma dobbiamo ripartire da lì. Ci dà una mano e gusto il tifo ma dobbiamo pensare al nostro lavoro. Guardando il calendario abbiamo fatto pochi punti in casa negli scontri diretti, dobbiamo fare prestazioni”.
Perchè i tifosi della Roma ti meritano?
“In che senso? Ho dato qualcosa di simile a loro come imperfezione, amore e impegno. Ho detto poche bugie e quando l’ho fatto è per difendere lo spogliatoio e i compagni. Forse hanno visto questo, qualcosa c’è dietro ma forse i tifosi potrebbero rispondere meglio. La Roma esiste da 100 anni e una volta sola si è svuotata. C’è qualcosa di grande e lo vivo dentro di me. Ne vado fiero e orgoglioso e forse la domanda dovrebbe essere girata ai tifosi. Penso che ero un giocatore buono e abbiamo vinto tante partite con 9 secondi posti. Abbiamo vinto pochissimo e spero che si possa tornare a quel livello di Roma. La società può farlo ma manca un pezzetto. Penso di esser stato un bravo giocatore e aveva quello che gli bastava per essere felice. Mi rode di essere nervoso per questo grande amore ma sono avvelenato per la partita”
Più difficile Roma-Parma del 2018 o oggi?
“Non lo so. Sono due cose diverse, questa è la prima di una lunga serie dove tornerò qui da allenatore. L’ho vissuto tranquillamente ed ero distratto dalla partita. L’ho preparata come tante altre ma ci sono momenti della settimana che mi hanno toccato. Il resto l’ho vissuto normalmente con persone alle quali voglio bene anche gente che è qui in sala stampa. C’è tanta gente che mi ha visto vivere qui dentro, spero di tornare magari con un risultato finale diverso”
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Redazione GR.net
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