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ESCLUSIVA – Plasmati: “Il Catania è in credito con la fortuna. Toscano abile nel coinvolgere tutti. Con Pastore legame speciale. Per la B attenti al Benevento”

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Ha scritto pagine indelebili della storia rossazzurra segnando contro Inter e Juventus e fornendo a Mariano Izco il suggerimento vincente per il gol che diede il successo sui bianconeri a Torino nel dicembre 2009. È tornato poi alle pendici dell’Etna nella stagione 2015-16, contribuendo in maniera significativa alla permanenza della squadra in Lega Pro in un’annata sofferta. Abbiamo avuto il piacere di raggiungere telefonicamente Gianvito Plasmati, il quale ha espresso il suo punto di vista sul momento rossazzurro dopo Potenza, nonché il suo parere sulla squadra vista dal vivo tre settimane fa a Picerno.

L’ex attaccante ha altresì elogiato il lavoro portato avanti dal direttore sportivo Ivano Pastore, con il quale ha condiviso un pezzetto del suo percorso da calciatore a Taranto apprezzandone poi le doti da dirigente alla Nocerina dove ha condiviso lo spogliatoio con Daniele Donnarumma e Sasà Caturano, per il quale auspica un apporto più consistente per le sorti della squadra nella seconda parte di campionato.

L’esito del match di Potenza ha lasciato l’amaro in bocca nell’ambiente. La squadra sarà in grado di mettersi alle spalle gli episodi e riprendere il cammino?
«Lo deve fare, ha sia le capacità per poterlo fare sia il dovere di farlo in quanto le scorie che molto spesso lasciano le ingiustizie sono ancora più dolorose delle sconfitte perché il Catania non ha vinto ma non ha nemmeno perso a Potenza. Tutti l’hanno vissuta come sconfitta la partita di domenica però in realtà ha portato un punto, poi per quello che è successo sono arrabbiato io per loro perché seguo le sorti del Catania in maniera continua e costante e ne rimango tifoso. Sono amareggiato per quanto successo anche perché poi, al netto dell’episodio contestato del gol annullato a Rolfini, è proprio la conduzione arbitrale che c’è stata subito dopo l’espulsione ad avere destato perplessità. È stata una cosa brutta anche perché poi non si è giocato a calcio».

Il rendimento casa-trasferta pende decisamente in favore del ruolino interno, eppure mister Toscano ritiene che la squadra si esprime allo stesso modo sia dentro che fuori.
«Al di là delle parole di Toscano sono i numeri che lo dicono. La squadra sta facendo un percorso straordinario, al netto dei torti arbitrali ricevuti. Non deve essere una scusante e non deve diventare un alibi quello degli arbitri però è oggettivo che sia così. Ad oggi il Catania è in credito con la fortuna, al netto di questo sono stati lasciati per strada parecchi punti non per responsabilità dei ragazzi o dell’allenatore. Io ho giocato a calcio e ti assicuro che nonostante la superiorità numerica quanto ti trovi in situazioni dove non puoi toccare minimamente l’avversario perché si butta a terra, si rotola e l’arbitro ti fischia contro, si spezza continuamente il gioco e non hai mai continuità, non riesci a dare pressione. Non è facile».

Hai avuto modo di vedere all’opera il Catania nella gara vinta a Picerno. Che idea ti sei fatto dal vivo?
«Dal vivo è una squadra tosta, che ha ben chiaro quello che deve fare. Non è una squadra che dà l’occhio, nel senso che non crea quel gioco che magari fa saltare dalla sedia, però è una squadra concreta che secondo me l’allenatore sta gestendo molto bene, costruita benissimo. Quella che ho visto a Picerno era una formazione senza sei elementi dell’undici titolare. Se ti mancano già un paio di pedine gli equilibri sono precari, quando te ne mancano sei è più del 50%. Comunque anche chi viene chiamato in causa nonostante non giochi tanto dice la sua e fa bene, questo significa che comunque l’allenatore è riuscito a coinvolgere tutti in maniera propositiva. Chiunque venga chiamato in causa riesce a fare bene e non è una cosa scontata, la rosa costruita e messa a disposizione dell’allenatore è di alto livello».

Il modo di giocare della squadra può essere penalizzante per un centravanti classico come Caturano, ancora a secco di gol?
«Io ci ho giocato con Sasà (alla Nocerina nel 2011-12, ndr), deve stare tranquillo. Lui è stato limitato in prima battuta da un infortunio che comunque ne ha ritardato la preparazione. Magari dal punto di vista fisico è uno che ha bisogno di minuti per entrare in forma però io sono abituato a giudicare i giocatori nell’arco di un campionato. Ora siamo a 1/3 della stagione, quindi c’è tutto il tempo perché lui possa dare il suo contributo. C’è il tempo perché anche altri diano il loro apporto come lo stesso Rolfini, di cui se ne parlava un gran bene l’anno scorso a Vicenza. Sono felicissimo per Forte che viene fuori da alcune annate balorde, per lui Catania è stata un’opportunità che ha colto al volo e si vede comunque la fame che ha, la rabbia che ci mette, quanta corsa fa in pressione, è lui che dà l’imput a tutta la squadra per poter salire. Sono tutti elementi che messi insieme fanno sì che il Catania sia primo in classifica. È a pari punti con il Benevento ma se finisse oggi il campionato sarebbe promosso in Serie B».

Conosci molto bene il diesse Ivano Pastore in quanto l’hai avuto sia come compagno di squadra a Taranto che dirigente alla Nocerina. Si sta misurando bene con le ambizioni di vertice della società e l’esigenza di risultati della piazza?
«Con Ivano ho un rapporto speciale. È sempre stato un riferimento. Durante la mia carriera è stato uno dei pochi con cui il rapporto è proseguito e si merita di fare il dirigente a Catania al netto dell’amicizia. È una persona molto capace. È primo, cosa gli vuoi dire? Gli si sono rotti cinque-sei giocatori cardine, perché comunque sia in mezzo al campo la coperta è cortissima, ci sono stati periodi che ne aveva tre fuori, dietro tra squalifiche e infortuni ne ha avuti sempre fuori tre o quattro e davanti gli si è rotto il giocatore simbolo».

A tuo avviso come si muoverà sul mercato di gennaio?
«Queste valutazioni le farà la società perchè al netto di buttare dentro nomi è facile ora per il Catania, che comunque ha una proprietà forte, prendere il giocatore di punta stando primo in classifica: investiamo soldi, prendiamone uno dalla Serie B e buttiamolo dentro ma i campionati non si vincono così. I campionati si vincono con giocatori funzionali al progetto tecnico e allo spogliatoio perché comunque sia se il Catania oggi, nonostante i disastri dal punto di vista fisico che ha avuto, è primo in classifica, è la squadra che ha subito meno gol – zero in casa – e qualche motivo c’è. Significa che anche lo spogliatoio ha determinati ingranaggi e bravo è stato l’allenatore a realizzarli, a lavorarci. Al netto dell’amicizia che mi lega a Pastore, io sono tifoso del Catania. Se la squadra andasse in B sarei felice come se andasse il Matera in B. Sul mercato molti ormai usano il nome Catania per farsi pubblicità quindi si crea un mercato sulle chiacchiere, altri magari sono valutati e valutabili. La verità è che manca ancora una partita alla sosta, chiudiamo il girone d’andata domenica e poi si inizia a lavorare. Bisogna vedere i tempi di recupero degli infortunati, se in mezzo al campo devi metterci un altro pezzo o rimanere così, se l’allenatore vuole fare degli aggiustamenti tattici e provare a cambiare qualcosa durante la sosta. Sono tutte valutazioni che soltanto chi sta dentro può fare”.

Come valuti la presenza di Cicerelli da infortunato a Potenza?
“Questi sono segnali che non sono scontati perché un giocatore infortunato che va in trasferta con la squadra, dà supporto e sta lì significa che lo spogliatoio c’è, è unito, che esiste un unico obiettivo per tutti, poi quando fa gol qualcuno i primi che entrano in campo a festeggiare sono quelli della panchina. Sono tutti segnali che fanno capire comunque che a monte c’è un lavoro da parte dei ragazzi e dello staff tecnico importante.

Da quale diretta concorrente i rossazzurri devono guardarsi maggiormente le spalle nella lotta promozione?
“Secondo me dal Benevento. Bisogna stare attenti perché ha una rosa di altissimo livello, una società fortissima e giocano bene a calcio. Ho visto la partita con la Salernitana, ho visto domenica la gara con il Giugliano e nonostante alcune defezioni importanti gli potevano fare sette gol. La squadra è costruita per vincere, hanno speso soldi, non è partita con i riflettori puntati addosso perché erano tutti sulla Salernitana, poi i granata si sono un po’ spenti. Per i valori che ho visto in campo, il Benevento è la squadra che mi spaventa di più.

L’Atalanta U23 rappresenta la mina vagante del campionato. Ritieni che il progetto seconda squadra del club orobico sia quello strutturato meglio nel panorama della Serie C?
«Io ho giocato a Bergamo. Li ho visti lavorare con i giovani, per cui so bene come lavorano, cosa ci mettono dentro, che presupposti usano, metodologie e non lasciano niente al caso. Sono strutturati perché fanno crescere i giovani. Ormai hanno una struttura trentennale, prima solo con la Primavera ora anche con l’U23, dove magari hanno un prosieguo del percorso dalla Primavera alla seconda squadra. Comunque è un campionato probante per chi non riesce ad arrivare subito in prima squadra, magari ci arriva dopo. Hanno giocatori di grande qualità, molto bravi e giocano bene a calcio. Poi chi ha qualità si esalta venendo a giocare a Catania perché c’è uno stadio di prestigio ma dall’altra parte il Catania deve fare assolutamente bottino pieno e vendere cara la pelle”.

Si ringrazia Gianvito Plasmati per la gentile concessione dell’intervista.

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