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Un Diavolo a due teste

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Tanti amici in questi giorni mi chiedono che cosa penso di questo Milan, perché sicuramente un minimo di attaccamento lo sta dando ma ogni volta che si finisce di parlare le ultime parole sono mah….speriamo bene.

A tutti ho sempre dato la mia opinione ed è la medesima. Il discorso sul Milan va diviso in due parti, una sportiva ed una economica, chiaramente le due cose poi dovrebbero andare a braccetto.

Partiamo dalla parte tecnica. È indubbio che Allegri ha riportato a Milan un qualcosa a me molto caro: la Mentalità vincente.

Ma che cos’è questa mentalità vincente? Essa è semplicemente quell’atteggiamento mentale, quel modo di sentire che ti permette di ottenere dei risultati, e io aggiungerei anche quel modo di pensare che ti fa andare avanti e non essere mai contenti di quello appena raggiunto. Questo accade nella vita ma anche nello sport.

Riuscire a sviluppare questa attitudine aiuta a pensare positivo, a perseguire con forza e tenacia i propri obiettivi e non abbattersi alle prime difficoltà. Coltivare questa mentalità vincente non è sempre facile ma per riuscire a farlo serve dedizione, impegno e sacrificio.

Chiaramente questa squadra non è a livelli assoluti di mentalità, anche perché la qualità tecnica purtroppo non è altissima, ma vado atto ad Allegri di aver riportato dentro lo spogliatoio, sul campo di allenamento e in partita, una certa attitudine: Quella di provare a vincere.

E bisogna anche dire che lo ha fatto alla svelta, infatti a me quello che sorprende dopo la sconfitta con la Cremonese è la velocità con cui è riuscito ad entrare in empatia con i ragazzi. E dopo la combo portoghese della scorsa stagione non è una cosa da poco.

La mancanza di personalità e mentalità negli anni scorsi era una costante. Ora di personalità con Modric, Maignan finalmente tornato a suoi livelli, Rabiot e Pulisic ne abbiamo, non molta ma sempre di più del passato. Aspettando Leao. Ma qui ho qualche perplessità.

Il gioco di Allegri piace? Decisamente No, ma per ora va bene così. Dal mio punto di vista, nella situazione in cui eravamo precipitati a me va bene così. Per lo meno quando guardo le partite non ho più quella sgradevole sensazione di prendere gol ad ogni azione avversaria, e soprattutto mi sto riappassionando al Milan. Un Milan non regale ma che getta il cuore oltre l’ostacolo e prova a vincere le partite con una mentalità vincente.

“All’inizio ci sembrò proprio pazzo, un po’ fuori di testa: l’elicottero, la cavalcata delle Valchirie, le divise bellissime, le scarpe tutte uguali. Non erano cose abituali all’epoca. Queste variabili ci stupivano. La sicurezza che in pochi anni saremmo arrivati sul tetto del mondo non era facile da metabolizzare. Sembrava un obiettivo complicato. Poi abbiamo capito che faceva sul serio quando ha cominciato a comprare calciatori forti, in particolare Gullit che all’epoca era uno dei campioni più cari al mondo”. Cosa lo ha reso vincente? Vedeva il bicchiere sempre mezzo pieno. Guardava l’aspetto positivo delle cose elencandoci i numeri delle nostre prestazioni. Berlusconi vedeva in quelle cifre una molla da usare per eliminare i nostri timori. Non poteva dire a Maldini, Baresi o Filippo Galli come muoversi in campo. Allora usava numeri e dati individuali per aumentare la nostra fiducia. Era importante in una squadra formata da gran parte da giovani emergenti. Questo atteggiamento ha accompagnato la crescita della squadra di Sacchi” (A. Costacurta)

Posso capire che a molti tifosi il buon Billy sia inviso, ma per me, che non seguo salotti, divani e poltrone, resta sempre il terzo all time per presenze in rossonero e uno che ha fatto parte dei tre cicli vincenti dell’epopea berlusconiana. E con questa dichiarazione ha fotografato bene cosa intendo per costruire la mentalità.
Chiaramente ai tempi nostri non è più fattibile operare come fece il cavaliere negli anni ottanta, ma la mentalità la devi costruire con una programmazione ferrea e con obiettivi ben precisi. Cosa che io non vedo  la scrivania e va a cozzare con la parte tecnica. E qui arriviamo al secondo punto, attualmente abbiamo una dirigenza che pensa solo allo stadio, al bilancio, a fare operazioni di mercato senza senso che servono solo per avere il bilancio in ordine, mettendo in difficoltà direttore sportivo e tecnico.

E tutto questo va in controtendenza con quello che si vede in campo, il Milan è diviso, dentro di Lui vivono due anime. Quella che stanno cercando di risollevare la coppia Allegri – Tare e quella dirigenziale. Invece di pensare allo stesso modo con uno sguardo unico verso una proiezione sportiva noi sembriamo un diavolo a due teste, ma che la pensano in maniera totalmente opposta, in contrapposizione tra loro.

Abbiamo una struttura tecnica che sta pensano a provare a fare qualcosa di grande, un qualcosa che va al di la del quarto posto, cosa difficile personalmente vista la ristrettezza della rosa, e abbiamo una dirigenza che parla solo di quarto posto come obbiettivo, praticamente il minimo sindacale per ritornare in Champions dove ci sono i soldi fruscianti.

Se vuoi vincere ai giorni d’oggi devi avere programmazione e mentalità. Sulla seconda ci stanno provando a lavorare con molta fatica sulla prima purtroppo siamo deficitari, perché preoccupati più dal prossimo bilancio che dai risultati in campo.

W Milan

Harlock

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