LE INTERVISTE – José Mourinho dopo Benfica–Napoli 2-0: “Abbiamo dominato. Neto farà la storia”
Notte di Champions, luci forti, ritmo lento. Le parole pesano, le pause ancora di più. José Mourinho – ora condottiero del Benfica – parla come chi ha visto tutto, vinto tutto e sente ancora il profumo della sfida. La vittoria per 2-0 sul Napoli riapre spiragli, accende entusiasmi e, soprattutto, offre al tecnico portoghese la possibilità di raccontarsi. Con quel tono a metà tra il maestro e il romanziere.
José, è una di quelle notti che sembrano uscite da un romanzo. Si vince 2-0, si respira un’aria densa. Lei, quando la partita finisce, guarda la sua panchina e vede ragazzi. McTominay, Neto… che cosa ha detto loro?
«A McTominay ho detto che questi bambini che ho messo negli ultimi minuti… sono i prossimi McTominay. L’ultimo che ho fatto entrare, José Neto, farà la storia. Ne sono sicuro. Basta guardarlo negli occhi.»
Sembra quasi di sentirla raccontare di un ragazzo che deve ancora capire quanto è grande il mondo, e quanto potrebbe essere grande lui. Ma veniamo alla partita: che gara è stata?
«Straordinaria. Meritata. Qualcuno dice che il Napoli non è quello che conosciamo… io non sono d’accordo. La gara l’abbiamo sempre avuta sotto controllo. Sempre.»
E allora la domanda nasce spontanea: questa non è solo una vittoria. È una dichiarazione d’intenti?
«Si vince contro una squadra come il Napoli in questo modo… e senti che sei ancora vivo nella competizione. È questo che rende la serata fantastica.»
I conti sono semplici, direbbe un matematico. Ma il calcio non lo è quasi mai. La qualificazione ai playoff è possibile?
«Abbiamo 6 punti. Se il Benfica non avesse perso in casa col Qarabag, saremmo a 9. Poi il calendario è stato ultra difficile… ma adesso stop: fermiamo la Champions. Non ci pensiamo per due mesi. Oggi dovevamo vincere. Altrimenti era finita.»
C’è un’ultima immagine che resta impressa: lei che esce dal campo con passo lento, quasi meditativo. È la camminata di chi sa che la storia, questa notte, ha preso una piccola piega diversa?
«È la camminata di uno che ha visto una squadra crescere. E che sa che i ragazzi, quelli giovani… quelli faranno la differenza.»
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