OBIETTIVO NAPOLI- Superiorità senza sentenza: qualità e l’urgenza di un mediano
di Vincenzo Letizia
Ci sono partite che raccontano una squadra più del risultato. Napoli-Juventus è una di quelle. Novanta minuti che svelano pregi profondissimi, difetti quasi strutturali e un’identità che, anche nell’emergenza più sanguinosa, continua a emergere chiara, riconoscibile, quasi orgogliosa.
Il Napoli si specchia nelle difficoltà e, come spesso accade alle squadre di carattere, ne trae energia. Contro una Juventus volitiva, ma smarrita nella propria fase difensiva, gli azzurri hanno costruito un primo tempo di calcio corto, armonico, quasi musicale. I tre funamboli offensivi hanno giocato a nascondino con i difensori bianconeri, costringendoli a rincorse inutili e a letture sempre in ritardo. Ritmo alto, fantasia grondante, occupazione razionale degli spazi: un Napoli pienamente dentro la partita, nonostante le assenze.
Poi il calcio, che è materia crudele. Nel secondo tempo la superiorità non si è tradotta in colpi definitivi. McTominay e compagni hanno divorato occasioni come pane raffermo, con l’aggravante di una direzione arbitrale che ha lasciato più di un sospetto: fischi a senso unico, gestione dei contatti poco omogenea, nervi messi a dura prova. Ma sarebbe riduttivo fermarsi lì. Il vero nemico del Napoli resta il solito: il calo psico-atletico. Quando abbassa di mezzo tono la concentrazione, basta una distrazione — l’unica vera sbavatura difensiva — per concedere il pareggio firmato Yıldız.
Ed è questo il paradosso che Conte si porta dietro come un macigno leggero: il Napoli dimostra superiorità su tutti i fronti, per ritmo e qualità, ma convive con una latente incapacità di chiudere i match. Un limite che per poco non ha trasformato una prestazione dominante in un racconto di rimpianti. Il calcio non premia sempre chi gioca meglio; spesso punisce chi non sa colpire quando deve.
Le difficoltà per l’allenatore sono evidenti e non vanno mascherate. A centrocampo l’emergenza è clamorosa. Si può sperare nel recupero degli infortunati, certo, ma il mercato di gennaio diventa un passaggio obbligato, non negoziabile. Serve un mediano vero, subito. Senza tentennamenti, senza traccheggiare. Perché una squadra che produce così tanto non può continuare a camminare sul filo sottile dell’autolesionismo. Questo Napoli è vivo, orgoglioso, persino affascinante nel modo in cui si reinventa nel disagio. Ma il calcio, alla lunga, chiede concretezza. E per continuare a essere protagonista, agli azzurri servirà trasformare la superiorità in sentenze, non in promesse.
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