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Insigne: “Con Sarri eravamo vicini allo scudetto. Napoli? I matrimoni si fanno in due”

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Lorenzo Insigne resta uno dei simboli più forti dell’ultimo decennio azzurro: talento puro, bandiera di Frattamaggiore, capitano sotto tre allenatori diversi e protagonista di stagioni indimenticabili. L’era Sarri, in particolare, ha rappresentato per lui il punto più alto: un calcio brillante, riconosciuto in tutta Europa, e quello scudetto sfiorato che ancora oggi brucia a Napoli e nei suoi occhi quando ne parla. Dall’esperienza al Toronto alla voglia di rientrare in Italia, Insigne si racconta con sincerità, nostalgia e un pizzico di rammarico, ma con l’orgoglio di chi ha vissuto il suo sogno a colori forti.

Lorenzo, torni spesso a parlare dell’esperienza con Sarri. Cosa ti è rimasto di quegli anni?

Mi è rimasto tutto, davvero. Con Sarri abbiamo vissuto un calcio bellissimo. Era un martello, curava ogni dettaglio, anche i falli laterali… ci stressava, ma lo facevamo con il sorriso. In campo stavamo bene e credo che la gente da fuori se ne accorgesse. Quel Napoli è ancora negli occhi di tutti“.

Era la squadra che più si avvicinava allo scudetto. C’è rammarico?

Un po’ sì. Ci siamo andati molto vicini, lo sanno tutti. In quegli anni eravamo forti, un gruppo unito, e Sarri tirava fuori il meglio da ognuno. Quello scudetto poteva arrivare, e forse era meritato. Ma il calcio è così: resta l’orgoglio di aver fatto qualcosa di speciale“.

Dalla distanza hai comunque esultato: le immagini dal Canada durante la festa scudetto 2023 sono diventate virali.

È normale, sono il primo tifoso del Napoli. Da Toronto ho visto tutte le partite, soffrivo e gioivo. Non era invidia, anzi: ho sentito la vittoria come la sentivano i miei ex compagni. È stato un trionfo che mi ha reso felice come un bambino“.

Hai parlato spesso del tuo addio al Napoli come di una scelta condivisa. Puoi spiegarci meglio?

Non c’era nessun problema con i tifosi o con la squadra. Era una scelta fatta insieme al club. Non voglio dire che fosse solo una questione economica, c’erano tante dinamiche. L’ambiente, le aspettative, i discorsi con la società… alla fine abbiamo deciso così. Ma Napoli resta casa“.

E oggi senti il desiderio di tornare?

Sì, lo voglio. Ho rifiutato alcune offerte all’estero perché il mio obiettivo è tornare in Italia, rimettermi in gioco, magari tornare a lottare anche per la nazionale. Non ho mai nascosto questo desiderio. E credo di avere ancora tanto da dare“.

Guardando indietro, cosa ti porti dietro di più?

“L’orgoglio di essere stato capitano della squadra della mia città. Le notti europee, i gol, la gente che ti abbraccia anche quando sbagli. E quel gruppo che con Sarri ha fatto innamorare tutti. Se potessi cambiare qualcosa? Forse poco. Ogni passo mi ha portato dove sono oggi“.

 

 

 

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