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I più importanti calciatori messicani nella storia della Serie A

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Il Messico, nello sport e nei media, è diventato un vero marchio culturale: colori accesi, simbologia del Día de los Muertos, lucha libre, musica che passa dal mariachi al reggaeton. Questo immaginario è ovunque: nelle maglie da calcio, nei tatuaggi dei giocatori, nelle serie TV e perfino in prodotti digitali ispirati a teschi sorridenti e mariachis, come il gioco online esqueleto explosivo 2, che riprende proprio quell’estetica festosa e un po’ irriverente.

Nel calcio, la presenza messicana in Serie A è rimasta una nicchia preziosa: pochi interpreti, ma spesso simbolici, perché hanno aperto strade e collegato due culture calcistiche molto diverse.

Di seguito un viaggio tra i più importanti calciatori messicani che hanno militato nella massima serie italiana, ognuno con la sua storia e il suo peso, più o meno grande, nella memoria del nostro campionato.

Miguel Layún

Il primo a rompere il tabù fu Miguel Layún. Il laterale veracruzano approda all’Atalanta nel 2009, dopo una breve esperienza con il Veracruz in patria. Il 27 settembre 2009, entrando nella ripresa contro il Chievo, diventa il primo calciatore messicano a scendere in campo in Serie A.

L’avventura bergamasca è breve: in totale solo due presenze ufficiali in campionato prima del ritorno in Messico all’América. Ma il valore di Layún non si misura nei numeri: il suo arrivo spalanca una porta simbolica. Fino ad allora, messicani in Spagna, Francia o Olanda sì, ma il “Calcio” era rimasto territorio inesplorato. Layún dimostra che un giocatore formato nella Liga MX può adattarsi al ritmo tattico e fisico italiano, anche solo per un passaggio fugace.

Più avanti costruirà una carriera solida tra Porto, Watford, Siviglia e nazionale, ma per la storia della Serie A il suo ruolo resta quello del pioniere.

Bonus: Pedro Pineda 

Prima di Layún c’è una storia spesso ignorata: quella di Pedro Pineda. Nel 1991 il giovane attaccante viene ingaggiato dal Milan e diventa il primo messicano tesserato da un club di Serie A.

Non arriverà mai a esordire ufficialmente, schiacciato dalla concorrenza del Milan di Sacchi e Capello, ma la sua presenza resta significativa: è il segno che il mercato italiano guardava già al Messico, anche se i tempi non erano ancora maturi.

Pineda è il “numero zero” della storia: il primo tentativo di ponte Italia–Messico.

 

Rafael Márquez

Quando nel 2014 Rafael Márquez firma con l’Hellas Verona, ha già alle spalle un curriculum pesantissimo: capitano storico della nazionale, Champions League con il Barcellona, esperienza in Francia e Messico. A Verona arriva dopo due campionati vinti con il León e un ottimo Mondiale 2014.

Nel biennio 2014-2016 colleziona 35 presenze in Serie A e un assist, diventando una presenza fissa nella linea difensiva scaligera. Non è il Márquez dominante dei tempi blaugrana, ma porta ordine, leadership e un’esperienza internazionale che in uno spogliatoio di medio livello pesa moltissimo. A livello d’immagine è fondamentale: per la prima volta un’autentica leggenda del calcio messicano gioca nel nostro campionato.

La sua permanenza contribuisce anche a rafforzare l’idea del difensore messicano come calciatore tatticamente affidabile, non solo grinta e cuore: una sfida implicita agli stereotipi che spesso accompagnano i giocatori latinoamericani in Italia.

Carlos Salcedo

Carlos Salcedo è il terzo messicano a passare per la Serie A, quando la Fiorentina lo prende in prestito dal Guadalajara per la stagione 2016-17.

Difensore centrale fisico, aggressivo, capace di giocare anche da terzino, Salcedo disputa 18 partite con la viola, senza segnare ma facendosi apprezzare per lettura difensiva e duelli aerei. La sua esperienza a Firenze dura però solo un anno: la società non esercita il diritto di riscatto e il giocatore passa all’Eintracht Francoforte, dove troverà maggior continuità.

Nel contesto della storia messicana in Serie A, Salcedo rappresenta il prototipo del difensore moderno latinoamericano pronto dal punto di vista fisico, ma bisognoso di più tempo per interiorizzare le richieste tattiche italiane. Un esperimento interessante, che ha lasciato la sensazione di un potenziale solo in parte espresso.

Héctor Moreno

Nel 2017 la Roma decide di scommettere su Héctor Moreno, difensore mancino con lunga esperienza europea e colonna del Messico. Firma un contratto quadriennale e arriva come centrale di livello internazionale, ideale per la costruzione dal basso.

La realtà, però, è ben diversa dalle aspettative: in Serie A gioca appena 5 partite e resta ai margini prima di essere ceduto alla Real Sociedad nel gennaio 2018. Tecnicamente elegante, forte di testa, Moreno possedeva molte delle qualità apprezzate nel nostro campionato, ma tra concorrenza interna e tempi di adattamento non è mai riuscito a imporsi.

La sua parentesi romana è quasi un “what if” calcistico: un caso in cui talento e contesto non riescono a incastrarsi nel momento giusto.

Hirving Lozano

Hirving Lozano è il nome che ha segnato in modo più evidente la presenza messicana in Serie A. Arriva al Napoli nel 2019 come acquisto più caro della storia del club e diventa rapidamente uno dei simboli della squadra.

Con la maglia azzurra El Chucky gioca cinque stagioni in Serie A, totalizzando 120 presenze, 23 gol e 12 assist. Vince la Coppa Italia 2019-20 e soprattutto lo storico Scudetto 2022-23, diventando il primo calciatore messicano a laurearsi campione d’Italia.

È vero che il suo rendimento è stato a tratti altalenante, ma nei momenti chiave Lozano ha fornito profondità, strappi e gol pesanti. Più ancora dei numeri, il suo lascito è simbolico: un messicano protagonista in una squadra iconica del Sud Italia, celebrato nei vicoli di Napoli.

Guillermo Ochoa 

Guillermo “Memo” Ochoa approda alla Salernitana a fine 2022, dopo l’ennesimo Mondiale disputato ad alti livelli. Con il club campano diventa il primo portiere messicano nella storia della Serie A e lascia subito il segno: debutta contro il Milan e si mette in mostra con interventi decisivi.

Tra il 2022-23 e il 2023-24 Ochoa è tra i portieri con più parate del campionato. Nonostante la retrocessione della Salernitana nel 2024, esce dal torneo italiano con un’immagine fortissima: quella del veterano che regge da solo l’urto difensivo di una squadra in difficoltà.

La parentesi granata resta una delle più carismatiche traiettorie messicane nel nostro calcio.

Santiago Giménez

L’ultima grande pagina di questa storia la sta iniziando a scrivere Santiago Giménez. Dopo due stagioni eccellenti al Feyenoord, il Milan lo acquista nel 2025, consegnandogli la maglia numero 7.

Attaccante moderno, fisico e intelligente, Giménez arriva in un momento in cui la Serie A cerca nuovi centravanti di riferimento. È ancora presto per giudicare il suo impatto complessivo, ma il peso dell’operazione racconta già molto: mai prima un bomber messicano era stato acquistato con così tante aspettative.

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