Coppa Davis, Binaghi: “Chiediamo parità rispetto al calcio. Cobolli non ha niente da invidiare a Scamacca”
Il presidente della FITP Angelo Binaghi si presenta alla conferenza stampa di fine torneo con una grande carica in vista della finale di Coppa Davis che, per il terzo anno consecutivo, vedrà l’Italia protagonista. Tra gli azzurri e la terza Insalatiera di fila c’è solamente la Spagna.
Binaghi si sofferma su questioni prettamente tecniche e gestionali. A cominciare dall’organizzazione della Final Eight, che per la prima volta è ospitata da Bologna. La città si è fatta trovare pronta, ma alcuni aspetti sono ancora implementabili.
Per il 2026 sarà pronto il palazzetto che sarà la nuova casa della Virtus Pallacanestro, presso il vecchio padiglione 35 della Fiera di Bologna. La capienza sarà di circa 10500 spettatori con possibilità di incremento, anche se il numero preciso lo scopriremo nei prossimi giorni. L’edizione in corso si sta tenendo nell’arena provvisoria; la Coppa Davis ha siglato con la Fiera di Bologna un accordo triennale con opzione.
Poi il presidente federale reclama, a livello televisivo, una parità di diritti e trattamento rispetto alla nazionale di calcio. Il paragone non è solamente con il pallone a livello italiano, ma anche, su scala internazionale, con Paesi come la Spagna, che in TV garantiscono una copertura efficiente in chiaro dei più prestigiosi appuntamenti tennistici – qui un approfondimento in merito.
UBALDO SCANAGATTA: Un contributo costruttivo e non una critica. Il Presidente ha ricordato che Torino ha fatto dei grandi progressi dalla prima edizione alla quinta, ogni anno ce ne sono stati enormi. Qui, per esempio, secondo me, l’aspetto logistico, la segnaletica stradale, la gente si è persa. Nessuno trovava… Chi veniva da Bologna vedeva “fiera”, ma una volta che arrivava qui non si capiva niente: il padiglione 49, il 36, il 37, dove si doveva andare, da quale accesso si accedeva. Ho trovato talmente tanta gente fuori, anche negli alberghi vicini, che non sapevano come si faceva ad arrivare qui. Questo, secondo me, non ci vuole tantissimo, sono sicuro che per l’anno prossimo verrà risolto sia all’interno della fiera che all’esterno per trovare come fare ad arrivarci
BINAGHI: “Grazie mille e non è una critica, ma una cosa presa in maniera costruttiva, assolutamente. Una delle due cose che io ho fatto osservare ai miei dirigenti, quindi la condivido in pieno. Anche io quando sono arrivato sono rimasto un po’ spiazzato, era la prima volta che venivo qui in fiera.
La seconda, dato che siamo su questo argomento, è che qui dobbiamo aspettare di vedere come verrà realizzato il nuovo palazzetto, ma dobbiamo aumentare i servizi, i bagni. Sono cose che abbiamo già vissuto, abbiamo 25 anni di esperienza anche su Roma, sono sempre problematiche analoghe.
L’altra cosa che, secondo me, crescerà naturalmente, così come è cresciuta a Torino, è il coinvolgimento della città. A Torino si respira adesso, evidentemente, molto più tennis, l’aria è intrisa di tennis in quelle settimane di Nitto ATP Finals, molto più di quello che è successo a Bologna per questa prima volta. Diciamo che stiamo imparando a conoscerci con la città e credo che le prestazioni dei nostri ragazzi, quelle tipo quella di Flavio l’altro giorno e questa grande passione faciliterà molto velocemente nei prossimi mesi e nei prossimi anni un coinvolgimento sempre maggiore.
Riguardo quello che noi sappiamo del nuovo palazzetto, siamo in attesa di avere la mappa definitiva, contiamo di averla entro una settimana, 10 giorni. Avremmo voluto averla prima per partire con la prevendita del prossimo anno un minuto dopo il match ball di questa finale, così come abbiamo fatto per le Finals, così come è nostro costume, come abbiamo fatto anche per gli Internazionali d’Italia, ma qui non ci riusciremo. Quindi probabilmente passerà qualche settimana e la capienza esatta l’avremo quando ci danno la pianta. Riteniamo che sia leggermente superiore a questa, però ci saranno tutta una serie di volumetrie di servizi che renderanno l’esperienza sicuramente migliore rispetto a quella di quest’anno, quindi si va nella direzione giusta. Quello è un palazzetto nato per questo tipo di manifestazioni. Questo stadio adegua, adatta una bellissima fiera alle esigenze del tennis moderno”
D: Buongiorno, Marco Iaria, Gazzetta dello Sport. Una domanda per il Presidente. Alla luce dei grandi ascolti di venerdì su Rai 1, c’è la possibilità o state forse già pensando di inserire una sorta di clausola nel contratto con la Rai che immagino state rinegoziando per le ATP Finals delle prossime edizioni? Perché, diciamo, uno dei crucci di quest’anno è stato quello di avere il tennis solo su Rai 2 per le Finals, a differenza degli Internazionali, per esempio
BINAGHI: “Allora, bravo. Ne ho parlato col mio direttore durante le Finals perché questa è una bella storia, quella della Davis tra noi e la Rai. Noi siamo titolari dei diritti, li abbiamo presi proprio per riuscire a convincere la Rai, naturalmente facendogli anche delle condizioni di grande favore, a incominciare a riconoscerci i diritti che sono riconosciuti alla nazionale del calcio.
Credo che Cobolli rispetto a Scamacca oggi non abbia niente da invidiare, con tutto il rispetto che va dato a Scamacca e a tutti i giocatori della nazionale di calcio, ma credo che debbano avere pari diritti, pari opportunità per farsi conoscere da tutti gli italiani. Io credo che, al di là delle prestazioni sportive, abbiano anche dei valori molto importanti, molto particolari per chi come me, come voi ha seguito in generale le vicende degli sportivi e dei campioni dello sport in Italia negli ultimi decenni.
E quindi, ritenendo questa la realizzazione di un sogno, e credo che questo sia una delle cose più importanti che un dirigente debba fare, perché noi non incidiamo negli sponsor di Sinner né in quelli di Cobolli, però dobbiamo incidere sulle scelte degli altri stakeholder come la Rai e qui ci siamo riusciti, è una nostra grande vittoria, essere riusciti per la prima volta a prendere la vetrina più importante del nostro canale pubblico. E questi diritti li avevamo noi.
Adesso, sulla questione delle Finals dove vorrei replicare la stessa cosa, la questione è un pochino più complessa, perché i diritti li gestisce ATP Media, di cui però noi siamo azionisti. Le vicissitudini degli ultimi anni, non so fino a che punto le conosciate, non depongono bene, ma noi siamo fiduciosi, anche alla luce di quello che sta accadendo a livello internazionale, che anche organismi molto importanti per questa che è la nostra sensibilità, che è quella di rendere il tennis sempre più popolare, quindi farlo vedere in chiaro, siamo ottimisti sul fatto che o per un cambio di governance o per un cambio di indirizzo, anche questi organismi riescano finalmente a mettere in secondo piano la profittabilità dei loro asset, quindi dei diritti televisivi, rispetto alla promozione del tennis che è un investimento, a nostro avviso, molto più importante che dà, così come abbiamo anche dimostrato, dei rendimenti più a lunga scadenza, ma sicuramente più importanti di quelli che hai oggi a vendere i diritti al maggior offerente.
Quindi è un argomento serio, importantissimo. Faremo, come al solito, l’impossibile perché questo avvenga, così come continuiamo a gridare al vento che oggi, se Alcaraz arriva con Sinner in semifinale al Roland Garros, per non dire la finale, gli spagnoli hanno il diritto di vedere gratuitamente il loro beniamino in chiaro e fare il tifo, mentre il governo italiano non riconosce questo diritto agli italiani, che secondo me oggi ne hanno ancora più diritto degli spagnoli, non solo perché siamo come sistema più forti, ma anche perché la passione che c’è oggi in Italia è un fattore che, a mio avviso, non solo porta benefici sociali così grandi, ma andrebbe cavalcato per cercare di far fare sempre più sport a tutte le nostre giovani generazioni.
E quindi credo che sia un diritto che debba essere riconosciuto. È ingiusto. Se quello che ha fatto l’amministratore delegato della Rai fosse di insegnamento e cominciasse a far riflettere anche il nostro governo, credo che i cittadini italiani avrebbero riconosciuto un diritto che in tanti altri paesi d’Europa già c’è. Sarebbe una cosa giusta, speriamo che succeda”.

