Difesa a tre o quattro? Cosa cambia…
Si vocifera di un possibile passaggio a quattro della nostra difesa, sistama che di fatto è sempre stato più vicino ad Alessio Dionisi. Grazie all’aiuto del match analyst, Fabio Maniscalco, proviamo a vedere quelle che possono essere le principali differenze ed i cambiamenti rispetto all’oggi.
Quando si parla di transizione da una difesa a tre a una difesa a quattro non si parla soltanto di numeri, ma di identità, principi di gioco e soprattutto di responsabilità individuali e collettive. L’Empoli di Alessio Dionisi oggi si muove dentro un 3-5-2 che nasce per garantire copertura, densità centrale e maggior protezione nelle fasi delicate della partita. Ma l’idea — concreta — di un passaggio alla difesa a quattro apre scenari tattici profondamente diversi, soprattutto in fase difensiva. Nel 3-5-2 l’Empoli dispone di tre difensori centrali che formano una linea compatta: uno lavora spesso da “braccetto”, uno resta nel cuore dell’area, l’altro scivola a seconda dei movimenti del pallone. Questo assetto permette di assorbire meglio le inferiorità numeriche, perché c’è sempre un uomo in più nella marcatura preventiva. Nella difesa a quattro, invece, i due centrali diventano molto più esposti. Si trovano a gestire situazioni di parità numerica con gli attaccanti avversari e devono essere più aggressivi nelle uscite. A quel punto diventa fondamentale il lavoro dei terzini e soprattutto delle mezzali, che devono accorciare rapidamente per evitare che la linea resti isolata. Per l’Empoli attuale, ad esempio, Lovato — quando rientrerà — e Guarino rappresentano profili ideale per una linea a quattro, mentre altri difensori oggi abituati al ruolo da “braccetto” dovrebbero cambiare postura di gioco, abbandonando alcune uscite laterali per rimanere più centrali.
Nel 3-5-2 i quinti dell’Empoli hanno licenza di spingere e coprono un campo enorme. Elia a destra e Carboni a sinistra (o altri interpreti) possono salire molto, sapendo che dietro hanno tre uomini pronti ad assorbire eventuali ripartenze. In un 4-3-3 o 4-3-1-2 (o 2-1) cambia tutto; i terzini devono essere più disciplinati, devono controllare meglio la profondità, devono leggere i tempi dell’uscita senza farsi attirare troppo alti. È una trasformazione tanto tecnica quanto mentale: quello che oggi è un “quinto” dinamico, deve diventare un difensore vero prima di tutto. Con una difesa a tre, quando un braccetto esce forte sull’esterno, la linea resta comunque composta da due uomini centrali più il quinto che rientra. Nella difesa a quattro, invece, se il terzino deve uscire molto alto, qualcuno deve coprire la sua zona. Qui entra in gioco il centrocampo: la mezzala del lato palla deve accorciare immediatamente, l’ala (se ci sarà) deve fare la prima pressione corretta. Questo comporta un lavoro più sincronizzato e più fisico: chi gioca mezzala dovrebbe aumentare il volume delle corse in diagonale e delle coperture preventive. Una difesa a tre si muove bene anche se deve tenere il baricentro più basso, perché ha un uomo in più a schermare le imbucate centrali. Con una difesa a quattro l’Empoli dovrebbe alzare il baricentro e accorciare meglio tra i reparti. Se resta troppo basso, si schiaccia; se resta troppo alto senza pressione coordinata, rischia di prendere infilate centrali. Dionisi, da sempre, preferisce una difesa a quattro che sappia accorciare e alzare i tempi collettivi. Il problema è che oggi l’Empoli non ha ancora quella confidenza nelle distanze che questo modulo richiede.
Nel 3-5-2, avere tre centrali aiuta anche sulle palle inattive, perché ci sono naturalmente più marcatori “di ruolo”. Con la linea a quattro servono: mezzali più fisiche, attaccanti disposti a marcare, una linea più alta e coordinata. L’Empoli fin qui ha concesso molto sulle palle inattive: passare a quattro potrebbe migliorare alcune situazioni in marcatura, ma rendere più complicate le coperture sulle seconde palle. In sintesi: che cosa cambierebbe davvero per l’Empoli? Più campo da coprire per terzini e mezzali, che oggi faticano già nel 3-5-2. Meno protezione centrale, con due centrali maggiormente responsabilizzati. Un’identità difensiva più aggressiva, più vicino al Dionisi “storico”, ma difficile da costruire in pochi giorni. Possibilità di essere più pericolosi in transizione, grazie a esterni offensivi più alti rispetto al 3-5-2. Per funzionare, la difesa a quattro richiede: reparti corti, sincronia, un atteggiamento mentalmente più alto, maggiore fiducia individuale. Tutte cose che oggi l’Empoli non ha ancora mostrato con continuità, ma che la pausa per le nazionali potrebbe aiutare a costruire.
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