Opera in tre Atti | I movimenti di Empoli-Samp
Lento
Alla vigilia di Halloween, Empoli e Sampdoria mettono in scena il macabro rituale di un pareggio che non sarà tramandato ai posteri. Nessun brivido, solo il lento scorrere di un match avaro di sussulti che certifica lo status di convalescente che appartiene a entrambe le formazioni. Peraltro le uniche sinora che hanno ritenuto di ricorrere al cambio di guida tecnica in corso d’opera. Se per Foti si trattava del debutto sulla panchina blucerchiata, per mister Alessio Dionisi è stata la terza gara in dieci giorni. Un lasso di tempo troppo breve per incidere sul piano della fisionomia tattica ma sufficiente quantomeno per apportare quello scossone emotivo che di fatto non c’è stato. Dopo la prova coraggiosa con l’ambizioso Venezia e la sconfitta di Modena, contro la Samp è arrivato un mesto pareggio interno che muove la classifica ma non induce a particolari ottimismi. Si è trattato di un evidente passo indietro da parte di un gruppo che, a oggi, pare limitarsi a navigare a vista, privo di una bussola e di una rotta precisa.
Adagio
L’Empoli riesce a restare a galla grazie allo spessore del solito portiere Fulignati, alle prove ordinate di Curto e soprattutto di un Guarino in crescita e alla buona tenuta difensiva dimostrata nell’ultimo quarto di gara, in occasione dell’inferioritá numerica determinata dall’ingenua espulsione di Elia. Proprio la prova involutiva del laterale ex Spezia, uno dei più ispirati in questo opaco inizio di torneo, rappresenta l’emblema di una squadra che fatica tremendamente a trovare la propria identità. Quello che preoccupa è la carenza di un preciso progetto tecnico e di una strategia a medio termine. L’Empoli approfitta delle fragilità e delle incertezze di una Samp che non se la passa affatto meglio e porta a casa un punticino che rende un po’ meno grigia la serata autunnale del Castellani. In una serata in cui Shpendi gira a vuoto, Pellegri si muove inevitabilmente alla ricerca di una condizione ottimale, Ilie resta a guardare i compagni dalla panchina e Ceesay, uno dei più in forma, è costretto al forfait, gli azzurri si affidano alla freschezza e alla buona stella di Popov per alimentare l’illusione di un colpaccio che dura appena un paio di minuti. Un fortunoso squarcio di luce, agevolato dal goffo intervento del portiere doriano, nella tetra notte del Castellani.
Andante
Resta da chiedersi perché un giocatore che ha segnato 4 gol nelle prime 4 gare disputate, imponendosi come uno dei prospetti più interessanti del torneo, nelle restanti 6 abbia avuto a disposizione appena novanta minuti nel complesso per scendere in campo. Seppur consapevoli che stiamo parlando di un diciottenne da “maneggiare” con cura, appare piuttosto ingiustificato lo scarso minutaggio concesso a un ragazzo che sta evidentemente attraversando il proprio periodo d’oro. Se la storia ci insegna che il ferro va battuto quando è caldo, l’ispirazione di Popov poteva essere sfruttata meglio in questa fase di vacche piuttosto magre sul piano offensivo. Mister Dionisi è chiamato a plasmare il prima possibile una squadra a sua immagine e somiglianza. Le gare si rincorrono a distanza ravvicinata, gli impegni si moltiplicano e gli spazi per provare nuove soluzioni tattiche si riducono. La gestione Dionisi è sospesa in attesa di giudizio e in attesa di un barlume di gioco che, allo stato attuale, non alberga dalle parti di Monteboro.
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