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“Meglio fuori dai Mondiali che complici di criminali”. Da Milano a Venezia, l’appello del calcio popolare alla vigilia di Italia-Israele

Martina è una calciatrice dell’Ardita Giambellino, squadra di calcio popolare della periferia milanese. Martedì mattina, insieme alle sue compagne di squadra, raggiungerà Udine in vista di Italia-Israele. Non per andare allo stadio però. Ma per partecipare insieme a migliaia di persone alla manifestazione per la Palestina e contro il genocidio. “Meglio fuori dai Mondiali che complici di criminali” racconta la centrocampista al Fatto.it, citando uno degli striscioni che saranno portati in manifestazione.

L’appuntamento è per le 17.30 in piazza della Repubblica per un corteo che arriverà fino a piazza Primo Maggio. Non ci saranno soltanto attiviste e attivisti, ma anche tanti atleti che ogni settimana giocano nei rispettivi campionati in tutta Italia. “Prima di essere calciatrici e calciatori, siamo persone – racconta la centrocampista – facciamo parte della società e crediamo che come persone possiamo far sentire la nostra voce”. Un “credo” che l’Ardita Giambellino ha portato avanti fin dalla sua nascita nel 2014. Dal quartiere, per il quartiere. Oggi la società ha una squadra maschile e una femminile che giocano nel campionato Csi. E quando c’è da mobilitarsi, le calciatrici e i calciatori dell’Ardita non si tirano indietro. Come quando qualche settimana fa hanno partecipato a un flash mob davanti alla sede Figc di Milano “per fare pressione sulle istituzioni sportive come la Fifa per l’esclusione di Israele dalle competizioni internazionali, per una Palestina Libera”. Dal basso lanciano un appello anche ai loro colleghi che giocano in Nazionale e nelle leghe professionistiche. “I calciatori avrebbero un potere enorme ma non lo vogliono usare, non vogliono essere le persone che fanno le differenze – riflette Martina – avrebbero questo potere e non lo usano. ma non prendere posizione di fronte a un genocidio, vuol dire prendere posizione”.

Del resto, la storia dello sport è segnata da gesti che sono entrati nell’immaginario collettivo di tutto il mondo. “Pensate ai pugni chiusi di Smith e Carlos o alla maglietta rossa di Panatta in Cile. Sono tutte situazioni dove chi doveva partecipare, ha partecipato ma ha dato un segnale che è rimasto inciso nelle pagine della storia” racconta al Fatto.it Tommaso, calciatore della Stella Rossa Venezia. Una società di calcio nata nel 2011 nella Laguna e che oggi è diventata una polisportiva con oltre centoventi tesserate e tesserati. Lunedì sera la Stella farà il suo esordio nel campionato Uisp Acli e il giorno dopo partirà in bus per la manifestazione di Udine. “Molti di noi sono diventati genitori in questi anni e per questo abbiamo aperto anche una sezione dedicata ai bambini – racconta Tommaso – e aderiamo alla manifestazione anche per questo motivo. Fra qualche anno, quando i nostri figli ci chiederanno da che parte stavamo in questo momento storico ci piacerebbe rispondergli che non eravamo allo stadio e non eravamo alla tv come se nulla fosse e come se fosse tutto normale”. Non a caso sulla maglia della Stella Rossa è raffigurato il volto di Socrates, il calciatore brasiliano protagonista della “Democrazia Corinthiana”. “Vogliamo far capire a tutti che un calciatore non è solo un calciatore, ma può essere anche un medico, uno studioso, o comunque può partecipare da cittadino attivo alla vita politica del proprio paese come è stato l’esempio lampante della Democrazia Corinthiana in Brasile”. Una risposta indiretta al ministro dei trasporti Matteo Salvini che un mese fa aveva invitato il presidente dell’associazione allenatori Renzo Ulivieri “a occuparsi solo di calcio” e non di Palestina. “A Salvini si potrebbe rispondere allo stesso modo che chi è pagato per fare il ministro dei trasporti dovrebbe occuparsi di quello e non di vaccini o di immigrazione. Oppure che chi è pagato con i soldi pubblici per fare il parlamentare come il suo collega di partito Angelucci dovrebbe andare in Parlamento”.

L'articolo “Meglio fuori dai Mondiali che complici di criminali”. Da Milano a Venezia, l’appello del calcio popolare alla vigilia di Italia-Israele proviene da Il Fatto Quotidiano.

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