Inter-Slavia Praga, una passeggiata di salute
Archiviata con estrema sicurezza la seconda delle 4 partite “facili” del super girone, a punteggio pieno e con un altro clean sheet, andiamo ad ingrandire la lente sulla facile vittoria dell’inter a San Siro.
È già Natale?
Dopo un inizio che i più pessimisti stavano già attribuendo a una partita stregata, con varie occasioni create in ogni modo -da fuori, su cross, da corner- ecco che alla mezz’ora arriva Staniek il quale, nella sua estrema generosità, pesca involontariamente Lautaro e il Toro a porta sguarnita non sbaglia: 1-0 al trentesimo e partita che subito cambia faccia. Un paio di minuti di tregua per lo Slavia, che riesce (almeno) a battere il calcio d’inizio, prima di perdere ancora una volta palla ed ecco Dumfries segnare il 2-0. Doccia fredda per i cechi che, nonostante anni di militanza nell‘Europa che conta (e noi ne sappiamo qualcosa), si dimostrano ancora un po’ ingenui.
Brilliamo tutti quando ci piacciamo meno
Il secondo tempo è a senso unico: dominio territoriale, manovre nerazzurre all’insegna della serenità e ottima prova delle “riserve”, con incredibile prova di Zielinski che sorprende tutti e ci regala forse la prima prestazione davvero positiva in maglia nerazzurra. Ed è qui che si intravede un segnale di crescita: l’Inter non si piace troppo e, dopo aver visto il 3-0 negato a Sucic da un miracolo di Chaloupek, ecco che la classica incursione di Bastoni porta Lautaro a siglare la seconda rete della giornata, un tap-in che fa calare virtualmente il sipario a Milano. Finita l’esultanza ecco 4 cambi: fuori il capitano, Zielinski, Bisseck e uno zoppicante Thuram, dentro Barella e i tre “nuovi” Esposito, Bonny e Akanji. Nonostante i ritmi da partitella di allenamento subito dopo il terzo gol nerazzurro, non mancano alcune giocate illuminanti dei nuovi entrati, tra tutte la “veronica” di Bonny a centrocampo e la solita grinta di Pio Esposito che sfiora il secondo gol consecutivo in stagione.
A lezioni di turnover
Certo, l’indice di difficoltà del match era oggettivamente basso; giocare in casa e contro una squadra di categoria nettamente inferiore potrebbe indurre chiunque nel fatale errore di sottovalutare l’avversario e la partita, ma non il mister Chivu che, ruotando saggiamente tra campionato e Champions, è riuscito a schierare i titolari più incisivi adeguatamente riposati, dando comunque la possibilità di mettersi in mostra ad alcune seconde linee come Zielinski e Bisseck -che in questa stagione avevano convinto poco- e contestualmente a far acquisire esperienza a un futuro titolare di centrocampo come Petar Sucic. Insomma, ottimi segnali da chi entra e da chi parte dal primo minuto, oltre a una ritrovata serenità, quasi impensabile dopo la dolorosissima Waterloo che è stata la scorsa stagione. Una rondine non fa primavera, ma sperare non può che far bene alla squadra e a noi tifosi.