EFC | Oggi la ripresa. Da Pescara uno schiaffo enorme che dovrà servire per il futuro!
Riprenderà oggi stesso il lavoro degli azzurri visto che in questo specifico momento si condensano diverse partite e giovedì la squadra sarà di nuovo in campo. Si giocherà a Genova contro il Genoa, una gara valevole per i sedicesimi di finale di Coppa Italia. Immaginiamo che per quella occasione ci sarà un largo turnover nel quale verrà dato maggiore spazio a chi fin qui, nelle prime sfide di campionato, ne ha trovato di meno. Ovviamente, per quanto concerne quella specifica partita, ci torneremo nelle prossime giornate. Da capire se potrà tornare a disposizione Marco Nasti, mentre non dovrebbe essere arrivato ancora il tempo per rivedere i lungodegenti. Chiaro è che la partita di giovedì, indipendentemente dal risultato ed indipendentemente da chi scenderà in campo, servirà comunque per mostrare un atteggiamento diverso da quello visto ieri a Pescara. Chiaro che poi il focus maggiore sarà sulla prossima gara di campionato, quella che ci vedrà impegnati domenica prossima in casa contro la Carrarese, gara che l’Empoli deve assolutamente vincere! Purtroppo ieri a Pescara si è scritta davvero una brutta pagina e non tanto per la sconfitta, ma per come questa si è proporzionata nel risultato e per l’atteggiamento che la squadra ieri, in Abruzzo, ha fatto vedere, o meglio andrebbe detto, non ha fatto vedere. Sapevamo che non sarebbe stata una sfida semplice e crediamo che non ci sia stata una sottovalutazione dell’avversario. Di fatto quello a cui abbiamo assistito ieri è stato un qualcosa di indecoroso, anche offensivo, almeno per coloro che si sono sobbarcati il viaggio fino a Pescara. Si chiedeva alla squadra di approcciare bene, di dimostrare un certo tipo di situazione fin dall’inizio, ma come ribadito anche nel corso della conferenza stampa pre-gara, poi quello che conta fondamentalmente è come la finisci la partita. Di fatto l’Empoli nei primi 15 minuti ha fatto vedere sprazzi di intensità, ha fatto vedere sprazzi anche di gioco. Purtroppo poi questo non lo si è più rivisto fino al novantesimo, salvo fatte eccezioni un paio di ripartenze. Le parole di Pagliuca, al termine della gara, fanno indispettire un pochetto in più, perché la squadra non è stata realmente in partita fino al primo gol del Pescara. Per onestà intellettuale dobbiamo dire che la squadra di Vivarini avrebbe ampiamente meritato di chiudere in vantaggio già il primo tempo. E sempre per onestà intellettuale, ma parliamo di situazioni davvero oggettive, se non fosse stato per Andrea Furignati il passivo di ieri sarebbe potuto essere stato decisamente ancora più imbarazzante di quanto non lo sia stato. Una squadra scollata nei reparti, una squadra che spesso sbaglia situazioni davvero elementari, come tante rimesse laterali, una squadra che ha smarrito, almeno nella circostanza specifica di ieri, tutto quel contesto identitario che sembrava stesse costruendo assieme ed attorno a sé. Una squadra che non ha saputo assolutamente reagire allo schiaffo che il Pescara ha dato in relazione al primo gol, anzi ci siamo ulteriormente disuniti ed abbiamo permesso ai padroni di casa di vivere una domenica di quelle da sogno. È vero che Empoli e Pescara sono due squadre diverse da quelle che lo scorso anno hanno affrontato, in un caso il campionato di serie A ,e nell’altro caso il campionato di serie C, ma la categoria di differenza sembrava essere a favore dei delfini. Sempre parlando per onestà intellettuale dobbiamo dire che Vincenzo Vivarini, che sicuramente ieri si è tolto anche un bel sassolino dalla propria scarpa, ha dato una lezione di calcio alla squadra di Guido Pagliuca. Se la preparazione iniziale della sfida, da parte nostra, può essere anche giudicata positivamente, va però riconosciuto che in corso d’opera si è palesata molta confusione. Troppi cambi di posizione e chi è entrato nel secondo tempo non ha saputo assolutamente trovare bene il proprio posto in campo.
Se escludiamo il già citato Andrea Fulignati, indubbiamente il migliore in campo dei nostri per distacco, fatichiamo a trovare altre prove sufficienti. Sicuramente qualcuno si è distinto un po’ di più rispetto a qualcun altro. Prendiamo per esempio la prova di Elia, che in termini di garra e di qualche situazione qualitativa non è sicuramente mancata, anche se poi qualche errore c’è stato, soprattutto l’aver lisciato quella palla che poi è andata sui piedi di colui che ha segnato l’1-0 per il Pescara. C’è stato un gran movimento da parte di Steven Shpendi, che tra l’altro in quel primissimo spicchio di partita era andato anche vicino a creare un pericolo un po’ più importante, verso la porta del Pescara. Però poi è chiaro che davanti i rifornimenti non ci sono stati; però l’albanese, a differenza del compagno di reparto, quel Popov, tanto osannato in queste ultime settimane, qualcosa in termini di maggior partecipazione l’ha fatta vedere. Per il resto poi è stato buio, abbastanza totale, con diverse prestazioni assolutamente non in linea a quello che ci si aspetta, non in linea alla capacità che conosciamo. È inutile, oggi, gettare la croce su Tizio o su Caio. Le responsabilità individuali sono già state analizzate nelle pagelle. Piuttosto, vale la pena soffermarsi sulle parole di Lovato nel dopogara: uno “schiaffo” così forte e sonoro può rappresentare un monito utile per comprendere appieno la difficoltà della categoria. Se l’impatto è stato recepito nella giusta maniera, questa lezione potrebbe rivelarsi propedeutica a rimettersi immediatamente in carreggiata. Lo stesso Lovato ha ribadito un concetto chiaro: se la débâcle di Pescara rimarrà circoscritta a un pomeriggio storto e servirà come stimolo per crescere, allora potrà anche essere accettata. Diverso, e molto più grave, sarebbe se desse il via a un periodo di involuzione, anche con sconfitte meno pesanti ma in grado di trascinare squadra e ambiente in un loop negativo dal quale non sarebbe semplice risalire. Gli esempi, del resto, non mancano. Basta ricordare Sampdoria e Salernitana nella scorsa stagione – ma la storia della Serie B è piena di casi simili – per capire quanto sia importante reagire subito. In questo quadro, non si salva nemmeno Guido Pagliuca. La gestione iniziale della partita può essere considerata l’unico aspetto appena sufficiente, ma per il resto si è vista solo confusione: una squadra senza identità, troppo spesso affidata a lanci lunghi e incapace di esprimere un’idea concreta di calcio. Col passare dei minuti, agli errori si sono aggiunti altri errori, alimentando un senso di smarrimento totale. Anche le spiegazioni del dopogara non hanno convinto: più un tentativo di proteggere i ragazzi che un’analisi tecnica credibile. Capire se quello di Pescara sia stato soltanto un incidente di percorso sarà semplice: le prossime settimane daranno risposte immediate. Non sarebbe la prima volta che l’Empoli inciampa in partite del tutto negative, sia per prestazione che per risultato. La memoria corre all’avvio scioccante dell’era Sarri, che si concluse con una finale playoff: la stagione resta ancora lunga, e c’è tempo per rimettersi in sesto. A dare una mano arriveranno anche i giocatori oggi ai box, rinforzi di spessore in grado di alzare il livello qualitativo della rosa. Ma l’aspetto fondamentale sarà la reazione immediata: già giovedì contro il Genoa, in Coppa Italia, servirà almeno un cambio di atteggiamento, pur senza particolari pretese sul risultato. E soprattutto domenica prossima, quando al Castellani arriverà la Carrarese. Lì non ci saranno alibi: la pressione deve essere avvertita e trasformata in prestazione. L’Empoli ha un solo risultato a disposizione, vincere. Solo così si potrà cancellare l’incubo di Pescara e guardare avanti.
Per la seconda trasferta stagionale Guido Pagliuca decide di ripartire dal 3-4-2-1, schieramento già visto a Reggio Emilia. La novità è Ceesay, collocato sulla trequarti alle spalle della punta. In difesa viene confermato Lovato al centro, affiancato da Ebuhei, alla sua prima da titolare, e da Curto. Dal primo minuto torna anche Ghion, assente nella trasferta precedente. L’Empoli parte con buon piglio, indossando per l’occasione la terza maglia marrone. Nei primi minuti di gioco la manovra è quasi esclusivamente degli azzurri, che conquistano subito due calci d’angolo. Spendi appare in gran forma: ci prova al 7’ e all’11’, mettendo in apprensione il portiere del Pescara. Al 13’ è la volta di Popov, ma la sua deviazione manca di potenza e non crea grossi problemi. Col passare dei minuti il Pescara cresce. Al 23’ Curto è costretto al fallo tattico su Dagasso e viene ammonito. La squadra di Vincenzo Vivarini prende campo e Fulignati diventa protagonista assoluto: al 31’ vola a deviare sopra la traversa una punizione di Olzer, poi al 39’ respinge con un grande intervento la conclusione di Dagasso. Al 44’ si ripete su Tsadjout, evitando lo svantaggio. Si va al riposo sullo 0-0, con due verità chiare: l’Empoli è calato vistosamente dopo i primi 15 minuti e Fulignati ha tenuto in piedi la squadra con parate decisive. La ripresa si apre sulla falsariga della prima frazione. Pagliuca corre subito ai ripari inserendo Guarino e Ilie per Curto ed Ebuei. L’Empoli prova a fare possesso, ma la manovra è sterile. Al 59’ Fulignati si oppone ancora, stavolta al destro di Valzania. È il preludio al vantaggio pescarese: al 67’ Oliveri firma il gol del pomeriggio con un missile sotto la traversa, al termine di un’azione ben costruita ma resa possibile anche da due ingenuità gravi di Carboni ed Elia. Ci si aspetta la reazione azzurra, ma arriva invece il raddoppio, sempre con Oliveri, che al 70’ insacca da posizione ravvicinata. Empoli in tilt e Pescara in pieno controllo. Al 76’ Fulignati si supera ancora, ma al 80’ nulla può sul sinistro di Meazzi che cala il tris. La partita è ormai compromessa. All’89’ Elia sfiora almeno il gol della bandiera, ma Desplanches salva. E al 92’ arriva la beffa finale: Merola, circondato da tre uomini, trova il varco giusto e fissa il punteggio sul 4-0. Al triplice fischio è festa grande per il Pescara e per l’ex Vivarini, mentre l’Empoli sprofonda in una delle peggiori giornate che il calcio possa regalare. Una sconfitta pesante non solo nel risultato, ma soprattutto nell’atteggiamento. Adesso serviranno testa bassa, umiltà e voglia di reagire, perché il riscatto non può più attendere.
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